I 5 film migliori di Joel Coen
I migliori film di uno degli autori più importanti del cinema americano dell'ultimo trentennio
Joel Coen è ascrivibile tra i registi più importanti venuti fuori dal cinema americano degli anni ’90, quasi sempre autore assieme al fratello Ethan Coen delle sceneggiature dei propri film (col quale talvolta firma anche la regia a quattro mani). Un duo, spesso presentato direttamente come “i fratelli Coen”, che ha saputo regalare diverse pellicole di grande culto per critica e cinefili. Scopriamo quali possono essere considerati i migliori film di Joel Coen.
Joel Coen & Ethan Coen: esponenti del cinema postmoderno
Probabilmente, assieme a Quentin Tarantino, il regista Joel Coen e suo fratello Ethan sono considerati tra i massimi esponenti del cinema postmoderno di fine scorso secolo. Con pellicole come Fargo (1996) e Il grande Lebowski (1999) hanno letteralmente solcato il decennio in maniera indelebile, all’insegna di una rilettura del cinema noir dalle venature umoristiche e spietate. Ma la passione per il noir e per la rilettura del genere, da parte dei fratelli Coen parte già dai precedenti Blood Simple (1988) e dal gangster movie Crocevia della morte (1990). Ma, soprattutto con quello che è, probabilmente, il loro massimo omaggio al genere, con L’uomo che non c’era (2001). Abili revisionisti del cinema classico attraverso l’estetica postmoderna i due fratelli si misurano con la commedia picaresca e letteraria (Fratello, dove sei? del 2000), con la commedia citazionista e classica attraverso il remake Ladykillers (2004) o con quella più frivola, ispirata alle vecchie sophisticated comedy, come Prima ti sposo, poi ti rovino (2003) , con il thriller dall’ambientazione new western, con Non è un paese per vecchi (2007) e con il western vero e proprio, prima con Il Grinta (2010), remake superiore alla pellicola di riferimento degli anni ’70 in cui vi era John Wayne e quindi con l’apice del loro postmodernismo nel western episodico La ballata di Buster Scruggs (2018). E, quindi Joel dirige in maniera solista l’affascinante adattamento del Macbeth (2021) con Denzel Washington. Mentre, il fratello Ethan esordisce alla regia con l’attualissimo Drive Away Dolls (2024). Ma scopriamo, quindi quali sono i 5 film annoverabili come migliori nella filmografia del regista, in ordine cronologico.
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1. Fargo (1996)
Un venditore d’auto decide di far rapire la moglie, in accordo con due balordi, per far pagare un lauto riscatto al ricco suocero e spartirsi il bottino con i rapitori.
Ma, ai due la situazione sfugge di mano e ci scappano i morti.
Una mesta poliziotta incinta indaga.
Raffinato esempio di commedia nera e noir pulp, è uno dei film più “cinici e bari” dei fratelli Coen, in cui serpeggia l’ironia ed un acre pessimismo in una cornice fredda (non solo perchè domina la neve) ed elegante.
I personaggi, come al solito, sono il pezzo forte del cinema dei Coen, seriosamente imbecilli e osteggiati dalla beffarda casualità del destino (anch’esso cinico e baro).
Un perfetto bilanciamento di tragedia e commedia, servito ad un ottimo gruppo di attori (in cui, forse, spicca il duo composto da Steve Buscemi e il platinato Peter Stormare), con un ottima, algida, fotografia firmata da Roger Deakins.
2. Il grande Lebowski (1998)
Uno dei più grandi film degli anni ’90 e certamente uno dei migliori film di Joel Coen, è una commedia nichilista che attraversa il cinema noir in una chiave sarcastica e con un’attenzione ai personaggi invidiabile; non solo il personaggio principale impersonato da un impagabile Jeff Bridges, vero alfiere del “fancazzismo” esistenziale, ma anche la galleria di personaggi secondari, dal migliore amico incarnato da John Goodman, al pittoresco giocatore di bowling, Jesus, impersonato da un iconico John Turturro.
3. L’uomo che non c’era (2001)
Un mite barbiere (un ottimo e flemmatico Billy B. Thornton) ricatta l’amante della moglie, per estorcergli 10.000 dollari da investire in un affare con un buffo e viscido tizio.
La tragedia è, però, dietro l’angolo.
Un noir che si rifà ai vecchi classici, con uno stile asciutto e pessimista tutto coeniano, con una splendida ed elegante fotografia in bianco e nero del fido Roger Deakins (che si rifà al cinema espressionista) ed uno scorrere pacato, placido, stagnante che sfocia in una seconda parte torbida ed efferata, con una beffarda ironia sottile sempre presente.
4. Non è un paese per vecchi (2007)
Texas, lande deserte.
Un uomo trova un camioncino con cadaveri ed una valigetta, preziosissima.
Presto, però un oscuro individuo, armato di pistola-compressore, si mette sulle sue tracce, seminando morte. Nel mentre uno sceriffo indaga.
Dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy, i fratelli Coen hanno tratto un noir dalle tonalità di western moderno con un passo sornione e decadente, in cui improvvise impennate di violenza squarciano il racconto.
Lo scorrere è quasi minimale, ma avvolgente, con più di un momento di grande cinema (la sequenza notturna in motel che culmina con la sparatoria in strada).
Un racconto sull’avidità umana, un torbido ballo di anime, a cui non si sottrae il saggio e pragmatico sceriffo, interpretato da Tommy Lee Jones.
Un cast ispiratissimo chiude il cerchio, con un Javier Bardem a capitanare, con un personaggio riuscitissimo, capace di rimanere nel novero dei migliori villain del nuovo millennio filmico, se non altro anche per l’improbabile pettinatura.
5. La ballata di Buster Scruggs (2018)
Sei novelle compongono questo western antologico che conserva tutto il sapore dell’archetipo del genere, dei miti della frontiera e li rimescola in una salsa postmoderna.
Premiato al 75° Festival di Venezia, approdato direttamente previa Netflix, il secondo western di Joel Coen è un appassionato, malinconico, crepuscolare omaggio al genere.
Un’epopea ricca di sfaccettature che gioca coi clichè mescolandoli alla commedia e pure al musical (nel primo episodio), con una vena nera che in alcuni casi è amarissima e mortifera.
C’è tutto, dalla classica ballata popolare ai duelli nel saloon (in chiave pulp), dalla canonica forca all’assalto indiano, passando dalla caccia all’oro ai lunghi viaggi in carovana.