Eleonora Fiorini oltre Fabbricante di lacrime, “sono un’artigiana, cerco un senso nelle storie degli altri”
Intervista alla sceneggiatrice di Fabbricante di lacrime, film Netflix disponibile dal 4 aprile e tratto dall’omonimo best seller di Erin Doom
Una forza della natura, curiosa, appassionata del suo lavoro, una carriera dedicata a scrivere storie che hanno accompagnato milioni di telespettatori: Eleonora Fiorini dopo tanta gavetta, a cominciare dal Centro Sperimentale di Cinematografia come assistente al corso di regia tenuto da Valentino Orsini, e dopo la collaborazione con il regista Felice Farina e numerose esperienze nel cinema, sia come autrice che come segretaria di edizione, nel 1995 diventa head script editor per la prima soap opera italiana: Un posto al sole. Si trasferisce a Napoli, dove lavora a stretto contatto con l’autore australiano Wayne Doyle dal quale impara i segreti della lunga serialità. Dopo tre anni, e la nascita di sua figlia Giulia, torna a Roma dove inizia a collaborare con la società di produzione Endemol e scrive, insieme a Cristiana Farina, il concept della soap opera Centovetrine, di cui sarà head writer per molti anni. Poi tante altre serie: Questa è la mia terra, prima e seconda stagione, interpretate da Remo Girone, Kasia Smutniak, Alessadro Farnesi e Massimo Poggio; Un amore e una vendetta, ispirato al romanzo Il Conte di Montecristo e interpretato da Alessandro Preziosi, Anna Valle e Lorenzo Flaerty; Luce dei tuoi occhi (2021),prima e seconda stagione, ambientata nel mondo della danza, con Anna Valle e Giuseppe Zeno, per la regia di Fabrizio Costa e la produzione Banijay Group. Sempre nel 2021 scrive anche Storia di una famiglia perbene, tratta dal romanzo di Rosa Ventrella, insieme al collega Mauro Casiraghi, per la regia di Stefano Reali.
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Recentemente ha firmato l’adattamento cinematografico del romanzo di Erin Doom Fabbricante di lacrime, uno dei più importanti casi letterari degli ultimi tempi, prodotto da Colorado Film e disponibile dal 4 aprile su Netflix per la regia di Alessandro Genovesi che ha anche collaborato alla sceneggiatura con Eleonora Fiorini. L’abbiamo intervistata.
Centovetrine è ormai un cult che unisce tantissimi nostalgici…
“Io devo dire grazie Cristiana Farina che mi chiamò per questo progetto, una delle prime soap opera Mediaset, ho un bellissimo ricordo di quegli anni. Siccome tendenzialmente mi chiedo ogni giorno, da sempre, a che serve scrivere, che cosa sto facendo, che senso ha il mio lavoro, insomma sono piena di dubbi, sono felice quando sento l’entusiasmo della gente nel ricordare Centovetrine. È un peccato che l’abbiano chiusa, io ero già andata via quando è successo perché avevo iniziato a scrivere Questa è la mia terra. Lavorare per una soap opera è impegnativo, è un lavoro immersivo, quotidiano, non hai vita, gli attori “diventano” i loro personaggi, però quando è finita ci sono rimasta veramente male perché secondo me era una delle identità di Mediaset”.
In TV avevi iniziato con un altro successo che continua ancora oggi, una delle punte di diamante della Rai, Un posto al sole…
“Prima avevo fatto cinema, tanto set. Poi mi hanno chiamata per fare un test per ricoprire il ruolo di head script editor per questa nuova soap opera, la produzione era gestita da australiani, ero tanto emozionata, in quell’occasione ho imparato tantissimo sulla lunga serialità”.
Lo sceneggiatore è un lavoro che non viene “riconosciuto” dal pubblico, si pensa sempre agli attori, ai registi, ma gli autori sono fondamentali per la buona riuscita di una serie o di un film…
“Infatti mi stupisco che adesso vengo anche intervistata (ride). Credo che sia una cosa naturale che lo spettatore si focalizzi sugli attori non riflettendo su chi ha creato quel mondo in cui si muovono. Io che faccio questo lavoro invece vado a cercare il nome dello sceneggiatore di una serie che sto vedendo o che mi è piaciuta. I riconoscimenti servono di più da parte degli addetti ai lavori secondo me perché è moralmente giusto riconoscere chi c’è dietro a un’opera cinematografica o televisiva. Nelle ultime serie che ho scritto ho avuto più rapporto con il regista e con gli attori ed è stato utile per tutti perché lo sceneggiatore in teoria dovrebbe seguire tutto il processo, cosa che accade nelle soap essendo un lavoro continuativo. Invece nelle serie dopo che consegni il copione viene preso tutto in mano dalla produzione e tu non ci sei più. La figura dello sceneggiatore dovrebbe essere più sfruttata dai produttori, dovremmo essere utili anche nella fase successiva perché siamo noi ad avere in mente tutta la storia. Per esempio, adesso ho lavorato molto bene con Giulio Manfredonia per una serie con Anna Valle che uscirà prossimamente per Mediaset, e devo dire che i risultati si vedono anche nella velocizzazione delle riprese perché abbiamo lavorato in team che è la cosa che a me piace di più fare. Con il regista abbiamo riletto la sceneggiatura insieme, abbiamo visto cosa non funzionava e adattato alcune cose sugli attori, c’è stato un lavoro di sinergie”.
Gli sceneggiatori in America invece hanno più “potere”, pensiamo al lungo sciopero di qualche mese fa che ha messo a dura prova Hollywood e bloccato tante produzioni, con il quale chiedevano una retribuzione equa e delle garanzie sulla loro professione, minacciata dall’uso dell’intelligenza artificiale. In Italia com’è la situazione?
“Non ci si fila nessuno, la Writers Guild e 100 Autori fanno molte battaglie ma ancora non c’è un contratto nazionale. Noi siamo anche di meno, non è un’industria vera e propria, questo è un po’ un problema perché se uno sceneggiatore fa le bizze un produttore ne prende subito un altro, non c’è una coesione reale, cioè ci sarebbe in teoria ma è difficile che si arrivi come in America a scioperare tutti insieme. Anni fa ero molto battagliera, ero anche più giovane, e abbiamo fatto vari scioperi quando lavoravamo per le soap opera e lì abbiamo bloccato veramente il sistema, e abbiamo ottenuto gli aumenti di stipendio che chiedevamo, eravamo tutti uniti, lavoravamo in gruppi di 30 persone per lo stesso progetto e quindi siamo riusciti a farlo”.
Eleonora Fiorini: “Fabbricante di lacrime è più che un romanzo di formazione”
Venendo a oggi, com’è andata con la sceneggiatura di Fabbricante di lacrime?
“È un libro che ha tantissimi spunti e anche molti personaggi, quello che ho dovuto fare è andare al nocciolo della questione proprio per farne un film, io poi tendenzialmente facendo molte serie avrei preferito ampliare. E infatti è intervenuto anche Alessandro Genovesi a cercare di riportare una maggior semplicità alla storia che semplice non lo è per niente perché è un grande saggio di psicanalisi secondo me. Mi è subito piaciuto perché mi ha dato un’energia pazzesca, intanto perché è scritto da una ragazza giovane e io se potessi vivrei solo con i giovani, ho una figlia di 25 anni dalla quale succhio tutto quello che posso. La serie Luce dei tuoi occhi l’ho scritta forse perché ho intorno sempre ragazzi giovani che mi hanno dato la visione del mondo di adesso, sono una persona molto curiosa. Ho dato una lettura abbastanza psicanalitica di Fabbricante di lacrime, mi ci sono riconosciuta perché il personaggio di Nica un po’ mi appartiene, questo suo sentirsi inadatta a causa di un passato doloroso. Quindi è un libro che ha tanti sentimenti forti, parla di amore e morte, è più che un romanzo di formazione. Tirare fuori tutto quello che c’è nel libro è stato un lavoro di sintesi difficile, però l’input che mi era stato dato e che abbiamo rispettato è stato quello di non tradire mai il romanzo, è stato un lavoro certosino, abbiamo messo tutte le scene più importanti. È stata una grande responsabilità, è un libro molto amato, ci sono persone che si sono tatuate addirittura alcune frasi. E devo anche ringraziare la produttrice esecutiva Paula Boschi e i produttori Iginio Straffi e Alessandro Usai che mi hanno seguito nella stesura della sceneggiatura”.
Hai mai pensato di scrivere un libro?
“Ogni tanto mi viene la voglia, però io non sono una romanziera, io mi sento proprio un’artigiana, ho sempre lavorato in team, per cui quello che a me viene meglio e che mi piace è trovare il senso nelle cose degli altri e ci metto sempre me stessa altrimenti non scriverei. Ho un occhio anche un po’ documentaristico sulla realtà, per cui ogni cosa che viene da fuori poi la rielaboro, io ho bisogno di stimoli esterni, quindi se mi arriva un libro io son contenta perché è come se lavorassi con un’altra persona. Ho dei progetti in mente, per esempio io sono molto appassionata di scienza e ho un soggetto nel cassetto che parla di genetica, ogni tanto lo ritiro fuori e ho anche provato a scrivere un inizio di romanzo a quattro mani con il mio collega con cui lavoro tantissimo che si chiama Mauro Casiraghi”.
Da spettatrice cosa ti piace guardare?
“Mi piacciono i thriller, i crime, una delle miei serie preferite è Breaking Bad, quando è finita mi sono sentita persa. Sono abbastanza dark, anche se poi cerco sempre un po’ di luce quando scrivo, cerco di dare una speranza”.
A quali tuoi lavori sei più legata?
“Come ti dicevo prima a Centrovetrine, e poi sicuramente a Questa è la mia terra, è una serie che mi ha proprio appassionata perché ho dovuto studiare un determinato periodo storico in Italia, e io sono una secchiona, il mio animo da documentarista lì si è proprio espresso in pieno. Poi sono molto legata anche a Fabbricante di lacrime perché me lo sono vissuto con passione anche se la scrittura è durata meno perché era un film, però è proprio uno spaccato di sentimenti ancestrali che sono universali e che rappresentano molto i giovani, la paura dei giovani di vivere. Poi sono molto contenta di aver fatto Luce dei tuoi occhi perché anche in questo caso ho parlato di giovani, di ragazze, ho inserito aspetti della mia vita e di persone che conosco”.
Quali altri tuoi progetti vedremo prossimamente?
“La serie Le onde del passato interpretata da Anna Valle per la regia di Giulio Manfredonia per Mediaset. E poi una serie con Lunetta Savino e Matteo Martari, Libera, per la Rai, che ho scritto con Mauro Casiraghi, e anche qui ho dovuto studiare perché la protagonista è una magistrata. Anche questa serie mi ha arricchita, quando scopro nuovi mondi sono molto contenta”.
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