Palazzina Laf è il cinema d’impegno che piace (non solo ai David di Donatello)
Michele Riondino, Elio Germano e Diodato vincitori a sorpresa per un film di denuncia che parla di lavoro, di giustizia e di Taranto
Tanto inaspettati quanto giusti, secondo noi, i tre David di Donatello ricevuti dal film Palazzina Laf, esordio alla regia di Michele Riondino, che vince in due delle categorie principali: Migliore attore non protagonista a Elio Germano, Migliore attore protagonista allo stesso Riondino, e per la migliore canzone a Diodato con La mia terra. Inaspettati non perché i candidati non fossero dei fuoriclasse, Elio Germano è una delle punte di diamante del cinema italiano, uno dei migliori attori della sua generazione che ieri ha ritirato il suo quinto David su 10 candidature ricevute nel corso della sua carriera, e Michele Riondino è un attore sensibile, talentuoso, e ora come autore, dopo Palazzina Laf, è chiaro che abbia ancora tanto da raccontarci, ma solo per il fatto che i “favoriti” alla vittoria quest’anno erano altri, come Giorgio Colangeli e Valerio Mastandrea, tra i protagonisti del pluripremiato e grande successo della stagione C’è ancora domani di Paolo Cortellesi, o Pierfrancesco Favino per Comandante di Edoardo De Angelis.
Palazzina Laf – Un cinema che scuote le coscienze
In Palazzina Laf Riondino ha raccontato il primo, poco conosciuto, caso di mobbing in Italia ai danni di un gruppo di lavoratori dell’Ilva di Taranto che negli anni ’90 furono confinati in una palazzina per punizione, privati delle loro consuete mansioni e della dignità. Per Riondino, tarantino e figlio di un operaio, non è stato facile raccontare questa brutta pagina della storia della sua città, ma in questo suo debutto dietro la macchina da presa ci ha messo tanto impegno e amore.
Tre vittorie che hanno, quindi, portato sul palco felicità ma anche profonde riflessioni sulla realtà, perché il cinema ha anche il dovere di denunciare, di essere politico, di mostrare il volto anche più sgradevole della nostra società:
“Andando in giro per l’Italia abbiamo capito veramente grazie all’incontro con il pubblico che questo è un film molto attuale”, ha spiegato Germano ritirando il premio e chiedendo a Riondino di salire sul palco al suo fianco, “è un film che parla di lavoro, che è una cosa che diciamo sembra un po’ dimenticata dal cinema ma ci riguarda tantissimo, e abbiamo visto come è entrato in maniera violenta nelle vite di tutte le persone e come violenta i nostri territori. Taranto è una città meravigliosa violentata dal profitto altrui. Forse i film non riescono a cambiare le cose ma magari a farcele guardare, e tante persone ci hanno raccontato le loro storie, le loro “Palazzine Laf” che hanno vissuto e che si vergognavano a raccontare”.
Un film che Michele Riondino arriva a dirigere dopo anni di impegno al servizio della sua città, Taranto appunto, martoriata dall’acciaieria ex Ilva, portatrice di inquinamento e morte, accendendo spesso i riflettori sui problemi che la attanagliano. Tanto che il regista mesi fa, in occasione dell’uscita del film nelle sale, aveva denunciato il fatto che proprio i dirigenti dell’ex Ilva avevano tentato di bloccare le riprese di Palazzina Laf adducendo come motivazione il fatto che il film, grazie alle nuove tecnologie cinematografiche, si sarebbe potuto girare altrove, e non per forza a Taranto: “È un po’ come se i cittadini di Taranto pretendessero da Acciaierie d’Italia le più alte tecnologie per produrre acciaio senza avvelenare la città”, aveva commentato sarcasticamente il regista.
Riondino: “Il cinema può essere una prospettiva diversa per Taranto”
“Vorrei far notare una cosa che magari sembra piccola ma non lo è per chi come me porta avanti certe tematiche, quest’anno Taranto è presente ai David non solo con Palazzina Laf, ma con Giacomo Abruzzese, Disco Boy, con Comandante e tanti film che sono stati girati in Puglia, a Taranto”, ha spiegato Riondino ritirando il David per la sua interpretazione dell’operaio Caterino Lamanna, “Noi siamo cresciuti con l’idea che non c’è altro destino che non la fabbrica, che non l’acciaieria, ecco il cinema è un’altra grande industria e non è l’alternativa, però crea posti di lavoro è dà ricchezze, quindi nel nostro piccolo possiamo fare a meno della fabbrica se si sviluppano altre prospettive, il cinema è una prospettiva”.
Una nuova prospettiva che si augura anche il cantautore Diodato vincitore per il brano scritto per il film La mia terra: “Vorrei dedicare questo premio alla mia terra, Taranto, la mia città, una città che soffre e una terra che però continua a mostrare bellezza. La dedico a tutti i tarantini, quelli che hanno lottato e che non ci sono più, quelli che però sentiamo al nostro fianco nella lotta che continua, e quelli che credono che un futuro diverso per la nostra terra sia possibile”.
La vittoria di un cinema così vibrante, anche “scomodo”, ma appassionato dimostra come i film possano essere uno strumento di lotta scuotendo le coscienze, raccontando gli ultimi, quelli che spesso non vengono raggiungi dai riflettori, testimoniando ingiustizie sociali e tentando nel loro piccolo di cambiare le cose.