FEFF26 – Old Fox: intervista al regista Hsiao Ya-chuan
Presentato in concorso per Taiwan al Far East Film Festival di Udine, quest’anno alla sua 26esima edizione, Old Fox è un film del regista Hsiao Ya-chuan, un dramma delicato e allo stesso tempo intriso di una potenza narrativa fuori dall’ordinario.
Il film racconta la storia di un ragazzino di 11 anni, Liao Jie (interpretato da un talentuoso Bai Run-yin), il quale intesse un rapporto di ammirazione e complicità con un vecchio boss della zona, Boss Xie – che nella pellicola ha il volto di Akio Chen.
Questa strana coppia di protagonisti dalle età molto diverse si muove sullo schermo mostrando i personaggi in tutta la loro tridimensionalità, dandogli spessore e sfumature diverse, al fine di dipingere perfettamente questa relazione tra idolo e pupillo.
Il Boss Xie, infatti, diventa il punto di riferimento per il piccolo Liao Jie il quale inizia a prendere l’anziano come modello per ottenere tutto il successo da sempre sognato da lui stesso e dall’amorevole padre e uscire vincente dal duro percorso della scalata sociale: il tutto cotto e mangiato sullo sfondo di una Taiwan di fine Anni Ottanta, proprio quando nel 1989 la nazione vedeva uno dei maggiori boom economici della storia.
Di Old Fox si imprime nella memoria dello spettatore la maestria degli attori – nel cast anche Liu Kuan-ting nel ruolo del padre di Liao Jie – e la regia fine e misurata di Hsiao Ya-chuan, che mette in scena la sua storia sotto le luci di una fotografia rotonda e visivamente forte, che dà risalto ai temi centrali della storia: la lotta alla miseria, la povertà, la dignità morale e la ricerca del successo e del riscatto sociale.
In occasione del FEFF26, abbiamo incontrato e intervistato il regista di Old Fox che ci ha risposto a un paio di domande sull’opera e sulla visione del Cinema oggi in Oriente.
Le nostre domande al regista di Old Fox Hsiao Ya-chuan
Old Fox è un interessante racconto generazionale ma anche una finestra sulla società dell’epoca a Taiwan. Come pensi che le generazioni di oggi possano vivere il film, con quale chiave di lettura?
L’indagine sull’essere umano e sulla società è sempre un tema attuale e io ho cercato di puntare sull’empatia come chiave di lettura per le generazioni dei giovani taiwanesi.
Come è stato lavorare con due attori di età così diverse, in che modo il cast di Old Fox è riuscito a interagire e a creare la chimica che si vede sullo schermo?
Il bambino è un vero prodigio, un attore molto talentoso e maturo, ciò mi ha permesso di poter dirigere anche lui alla stessa stregua di un attore adulto. Affinché si crei quella speciale chimica tra due attori protagonisti per me è importante che essi credano fermamente nei loro personaggi. Se permetti a un attore di credere nel personaggio è di far suo il ruolo, allora lì puoi lasciare spazio anche all’improvvisazione, puoi permetterti persino di slegarli dal copione per far sì che tutto sia ancora più spontaneo.
Come artista, quanto pensa sia importante avere la libertà di parlare di politica anche con il cinema come mezzo di espressione?
Molto, molto, moltissimo. Potersi esprimere liberamente, la libertà di pensiero critico sulla società e su ciò che ci sta attorno è di primaria importanza per un regista, per l’arte tutta. Quelle società in cui i regimi autoritari controllano la libertà di espressione, l’informazione, sono nuclei in cui si viene a creare un pericoloso e spaventoso disequilibrio, tutto diventa piatto e questo è un tema molto sentito oggi a Taiwan.