Feud: Capote Vs. The Swans: recensione della stagione 2 della serie antologica
La faida tra lo scrittore Truman Capote e le donne più potenti dell’alta società newyorkese con protagonisti Tom Hollander, Naomi Watts, Diane Lane, Chloë Sevigny, Calista Flockhart e Demi Moore.
“La società è piena di segreti, bugie, alleanze, e valeva la pena esporli”, così Truman Capote, interpretato da Tom Hollander, in una delle puntate della seconda stagione di Feud: Capote Vs. The Swans, serie antologica creata dal prolifico Ryan Murphy (American Horror Story, American Crime Story) sulle rivalità più famose della storia, inaugurata nel 2017 con quella tra Bette Davis e Joan Crawford, basata sul libro Capote’s Women: A True Story of Love, Betrayal, and a Swan Song for an Era di Laurence Leamer. E lo svelamento di quei segreti costarono tantissimo a uno degli scrittori più influenti del XX secolo, autore di classici come Colazione da Tiffany e A sangue freddo. Scritta per la televisione da Jon Robin Baitz (Brothers & Sisters – Segreti di famiglia), Feud: Capote Vs. The Swans, dal 15 maggio disponibile su Disney+, è stata diretta da Gus Van Sant, Max Winkler e Jennifer Lynch. I produttori esecutivi sono Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall, Baitz, Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Naomi Watts, Eric Kovtun e Scott Robertson.
Feud: Capote Vs. The Swans – I peccati dell’alta società
“Niente è privato con te”, dice con rassegnazione lo scrittore Jack Dunphy (Joe Mantello) a Truman Capote, suo compagno di vita, che nel 1975 diventa protagonista di una faida che porterà una battuta d’arresto nella sua carriera, e lo farà precipitare in una spirale di autodistruzione, tra sensi di colpa e rimpianti, a causa del suo personale e graffiante modo di rendere pubblici anche gli aspetti più intimi e dolorosi di chi lo aveva accolto nella sua esclusiva cerchia. Feud: Capote Vs. The Swans racconta, infatti, dell’alto tradimento di Capote ai danni delle donne più influenti della società newyorkese, da lui soprannominate “i cigni”, pubblicando le loro vicende personali utilizzando degli pseudonimi nel racconto La Côte Basque, 1965 (dal nome di un esclusivo ristorante di New York dove Capote e i “cigni” pranzavano abitualmente) sulla rivista Esquire, e rendendo noti a tutti i loro segreti più scandalosi e umilianti.
Socialite potenti, eleganti, capaci di dettare anche le regole della moda, per le quali quell’affronto non poteva di certo rimanere impunito: Barbara “Babe” Paley (Naomi Watts), Slim Keith (Diane Lane), C.Z. Guest (Chloë Sevigny) e Lee Radziwill (Calista Flockhart). Quei cigni che Capote definisce: “bellissimi, imperturbabili, stupefacenti, singolari, che scivolano attraverso gli stagni della società, e sotto la superficie dell’acqua devono remare più forte, più di un’ordinaria anatra, per stare a galla”, riuscendo a entrare con disinvoltura nelle loro grazie, captando ogni loro punto debole, ogni sfumatura, per decidere di dare poi, lui ormai scrittore in crisi dopo l’enorme successo di 10 anni prima di A sangue freddo, un ritratto realistico e impietoso dell’alta società newyorkese.
Una faida che si svolge a colpi di parole taglienti, di ostracismo, e di silenzi insostenibili, come quello di Babe Paley verso Capote dopo la pubblicazione del racconto “della discordia” in cui riconosce in uno dei personaggi sé stessa e le confidenze, come i numerosi tradimenti del marito, il capo della CBS Bill Paley, che aveva fatto a quello che aveva sempre considerato più di un amico. Una vita esclusiva quella di Babe, ma in solitudine, non sentendosi mai veramente amata e capita, fino all’arrivo di Truman Capote, che lei considerava l’amore della sua vita e dal quale non poteva accettare un tradimento del genere. Babe era il “cigno” più importante per Capote, al quale era visceralmente legato, e che dopo l’uscita di La Côte Basque lo allontanò, e lui a lungo implorò in tutti i modi il suo perdono.
Feud: Capote Vs. The Swans – L’autosabotaggio di Truman Capote
Feud mostra la raffinata ferocia dei “bianchi, ricchi e potenti” newyorkesi degli anni ’60 -’70, dietro la cui apparenza scintillante si celavano tradimenti, meschinità, frustrazione e solitudini implacabili: Jon Robin Baitz racconta con puntualità lo svelamento di questa realtà da parte di Truman Capote, che strappò quelle maschere di perbenismo dietro le quali si nascondevano le sue “amiche” e chi gli orbitava intorno: lui manipolatorio, ammaliante, sempre ambiguo, riuscì ad arrivare dove altri avevano fallito mostrando al mondo “il regno del nulla” ormai sul viale del tramonto.
Quel regno che aveva raggiunto con fatica, diventandone uno dei personaggi di punta, tanto da organizzare nel 1966 lo storico Ballo in bianco in nero, uno degli eventi più memorabili della New York di quel periodo, al quale parteciparono tra i tanti Frank Sinatra, Greta Garbo, Marlene Dietrich, Tennesse Williams, i Kennedy e Andy Warhol. E allora cosa spinse Capote ad auto sabotarsi con La Côte Basque (“assaggio” di un’opera più grande, Preghiere esaudite, uscito poi postumo e incompleto nel 1986)? A diventare una sorta di “Prometeo”, mostrando a tutti il vero volto degli “dei”, e per questo condannandosi all’infelicità? Feud tenta di spiegarcelo, andando in fondo all’animo del controverso scrittore, e al cuore del suo rapporto con i “cigni”, alla sua personale concezione di amicizia.
Tom Hollander intrepreta con convincente mimesi il famoso scrittore, con la sua voce cantilenante, gli atteggiamenti vezzosi, lo sguardo sempre attento, quando non obnubilato da alcol e droghe, a osservare le persone intorno a lui, le orecchie sempre pronte a catturare confessioni, pettegolezzi, confidenze, critiche e cattiverie, perché questo, secondo Capote, doveva fare uno scrittore. I “cigni”, in particolare Naomi Watts, impeccabili esteticamente, rendono in pieno l’essenza di queste donne tanto potenti quanto fragili, raffinate ma capaci di indicibili meschinità.
Feud: Capote Vs. The Swans: valutazione e conclusione
Più che la rivalità in Feud: Truman Capote Vs. The Swans il fulcro del racconto sembra essere il senso dell’amicizia, del perdono (il rapporto tra Capote e Babe), e di come i fantasmi del passato riescano a condizionare il presente (la madre dello scrittore). Una serie che addentrandosi nei tormenti di uno scrittore in crisi e dei suoi “cigni” “larger than life”, distaccati dalla realtà, immersi nella loro bolla di privilegi, ma accomunati a chiunque altro da sofferenze, passioni e desideri, mostra come, ad ogni livello della società, per citare lo stesso Capote, “il peccato più imperdonabile sia la deliberata crudeltà”.
La serie è interpretata anche da Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang” Woodward, Molly Ringwald è invece Joanne Carson, Treat Williams veste i panni di Bill Paley, mentre Russell Tovey interpreta John O’Shea.