Julia Louis-Dreyfus e il suo rimpianto cinematografico: è Troll, il film che accusò Harry Potter di plagio

Julia Louis-Dreyfus rimpiange il suo ruolo iconico nel criticatissimo Troll, film cult degli anni '80!

Nel mondo dello spettacolo, è comune che gli attori abbiano rimpianti riguardo a certi ruoli interpretati durante la loro carriera, e Julia Louis-Dreyfus non fa eccezione. Recentemente, in un’intervista con Seth Meyers per promuovere il suo nuovo film Tuesday, la celebre attrice ha partecipato a un gioco di Verità o Sfida dove ha rivelato quale, secondo lei, è stata la peggior pellicola a cui abbia mai partecipato: Troll (1986), conosciuta in Italia come Torok, il troll. Diretto da John Carl Buechler, Troll è un film di fantasia che, nonostante ora sia considerato un film di culto, fu stroncato dalla critica e dal pubblico al momento del suo rilascio. Con un punteggio del 28% dalla critica e del 30% dal pubblico su Rotten Tomatoes, la pellicola non riscosse successo, sebbene riuscì a incassare circa 5 milioni di dollari in tutto il mondo a fronte di un budget di poco superiore al milione.

L’accusa di plagio e le osservazioni di Julia Louis-Dreyfus

Una delle curiosità più interessanti di Troll è che il protagonista è un bambino chiamato Harry Potter Jr. Anni dopo l’uscita della celebre saga di Harry Potter, i responsabili di Troll accusarono J.K. Rowling e Warner Bros. di plagio, sostenendo che non solo il nome del personaggio fosse stato copiato, ma anche alcuni elementi della storia, come la presenza di maghi e troll, e dettagli minori come la camicia a quadri del protagonista. Queste accuse non ebbero mai un seguito e furono fermamente negate sia dalla Rowling che dalla Warner Bros. Durante l’intervista con Meyers, quando lui espresse il suo affetto per Troll, Julia Louis-Dreyfus rispose scherzosamente dicendogli di chiudere la bocca, prima di continuare con il gioco. Nonostante la sua dichiarazione, è evidente che Louis-Dreyfus affronta con ironia e leggerezza i momenti meno brillanti della sua carriera, dimostrando come anche le esperienze meno fortunate possano contribuire alla crescita professionale di un artista.