Separati alla nascita: il caso dei gemelli di Bogotà – recensione del documentario Netflix
La recensione del docufilm che Alessandro Angulo Brandestini ha dedicato al clamoroso scambio di gemelli avvenuto nella Colombia del 1988. Su Netflix dal 20 giugno 2024.
La realtà può arrivare persino a superare l’immaginazione, anche quella degli sceneggiatori e dei registi più navigati e fantasiosi attivi alle diverse latitudini. Lo dimostrano i tanti docufilm che in questi anni sono approdati sugli schermi e le piattaforme, non ultimo Separati alla nascita: il caso dei gemelli di Bogotà (The Accidental Twins), disponibile su Netflix dal 20 giugno 2024.
La vicenda rievocata da Alessandro Angulo Brandestini in Separati alla nascita è clamorosa, sconvolgente e al contempo fortemente drammatica
Nell’ultima fatica dietro la macchina da presa di Alessandro Angulo Brandestini si racconta la storia di due coppie di gemelli monozigoti scambiati alla nascita tra la Colombia e la Bolivia che si ritrovano in seguito a circostanze fortuite e insolite a venticinque anni di distanza dopo avere vissuto tutto il tempo a meno di dieci ore di macchina gli uni dagli altri. Il ché ha dell’incredibile eppure è accaduto veramente, ma del resto chi ha avuto modo di vedere in passato documentari come Our Father di Lucie Jourdan o Three Identical Strangers di Tim Wardle non avrà tanto da stupirsi che certe cose possano verificarsi. Con risvolti decisamente meno inquietanti rispetto a quelli narrati nelle suddette pellicole, la vicenda rievocata dal cineasta e produttore colombiano ha comunque un carattere spettacolare e al contempo fortemente drammatico. Ed è su questi due aspetti che l’autore ha lavorato per ricostruire gli eventi e le tappe salienti della vicenda in questione. Lo ha fatto con un taglio decisamente classico nella confezione e nell’architettura narrativa, avvalendosi di una successione di interviste ai gemelli e a testimoni informati dei fatti (familiari, amici, colleghi, infermieri dell’epoca, psicologi, medici genetisti e giornalisti), a commento delle quali vi sono delle ricostruzioni di fiction con i reali protagonisti della vicenda.
Separati alla nascita: il caso dei gemelli di Bogotà va per fortuna anche oltre i fatti e la cronaca, per concentrarsi nella seconda parte sulla questione genetica
Insomma nulla di particolare da segnalare sul piano estetico-formale, drammaturgico e del modus operandi utilizzato dall’autore per dare forma e contenuto alla storia di turno. Semmai sono le emozioni cangianti che scaturiscono dall’ascolto e dalla visione di quest’ultima ad accompagnare lo spettatore sino al finale riconciliatorio. I filmati originali dell’epoca realizzati con i cellulari che documentano i primi incontri tra i protagonisti e con i genitori biologici sono degli autentici colpi al cuore, al cospetto dei quali è difficile restare impassibili e non versare qualche lacrimuccia. Le emozioni fanno dunque capolino su una timeline che palleggia tra passato e presente, riavvolgendo le lancette sino al 1988 per svelare le cause che portarono al clamoroso errore che ha di fatto avuto ripercussioni sulle esistenze delle persone coinvolte, rubato le loro infanzie e cambiato il corso degli eventi. Ma Separati alla nascita: il caso dei gemelli di Bogotà va per fortuna anche oltre i fatti e la cronaca, per concentrarsi nella seconda parte pure sulla questione genetica entrando nel merito delle differenze tra i gemelli scambiati, che non condividevano gli stessi interessi o passioni. Ciò allarga gli orizzonti della fruizione e di conseguenza i punti d’interesse che non sono quindi solo legati alla storia in sé, ma ad argomentazioni dal peso specifico più rilevante.
Separati alla nascita: il caso dei gemelli di Bogotà – valutazione e conclusione
Un clamoroso caso di scambio di gemelli avvenuto nella Colombia del 1988 e la scoperta della verità che porterà al ricongiungimento venticinque anni dopo sono al centro di un documentario che fa delle emozioni che scaturiscono dalla visione il suo punto di forza. La ricostruzione degli eventi per mezzo di interviste ai diretti interessati e a una serie di testimoni dei fatti, accompagnate da sequenze di fiction interpretati dai veri protagonisti, fanno di Separati alla nascita: il caso dei gemelli di Bogotà un prodotto narrativamente e tecnicamente classico nel racconto e nella confezione. Il ché non gioca di certo a favore di Alessandro Angulo Brandestini, la cui regia priva di soluzioni o spunti degni di nota si limita solamente a documentare e a rimettere insieme i tasselli della storia. Non resta quindi che concentrarsi sulle emozioni delle figure coinvolte e su quelle che la fruizione riesce a fare scaturire nel corso della visione, ma anche sulle argomentazioni e sulle riflessioni sollevate dall’autore dal punto di vista genetico e sociale.