Alberto Sordi Secret: recensione del film di Igor Righetti
In Alberto Sordi Secret, al cinema dal 28 giugno 2024, trapela l'immagine autentica dell'attore. Un docufilm che (forse inconsapevolmente) riflette sul successo, sulla vita e sul valore dell'ironia.
Un docufilm che si fa largo tra i ricordi, in un intreccio di narrazioni che prendono vita sul grande schermo, tinti di verità, coraggio e ostinata ironia. Alberto Sordi Secret, scritto e diretto dal giornalista e conduttore Rai (nonché cugino dell’attore) Igor Righetti e tratto dall’omonimo libro di quest’ultimo, si consuma con piacevole leggerezza nell’arco di 90 minuti, strappando molte risate e lasciando sul fondo molte curiosità su Alberto, capaci di rimarcare quel suo profilo così verace, genuino e sincero all’interno del quale l’attore si è sempre riconosciuto e che ha costantemente voluto onorare.
Che bambino era Alberto Sordi? Che sogni custodiva? E cosa amava mangiare? Queste e tante altre le domande a cui il docufilm risponde con naturalezza, come se ci stesse raccontando la vita di un nostro parente, senza lesinare dettagli né armonizzare i difetti, materializzando in pellicola ciò che l’attore di Un americano a Roma si è sempre sforzato di essere per il suo pubblico: uno dei tanti, ma che di quella moltitudine ne fu la voce, l’ardore, il più elogiato e umiliato, il più amato e odiato; il furbo, il ricco arrogante, l’italiano medio, il disperato, l’impiegato, il vedovo, il moralista, il detenuto in attesa di giudizio.
Igor Righetti non si preoccupa di darci un’immagine impeccabile di Alberto Sordi, bensì un’immagine autentica e questo è uno dei punti di forza di Alberto Sordi Secret!
Elogiare è infatti ciò che verrebbe automatico fare dinnanzi a una celebrità, eppure l’autore non si lascia scalfire da questi convenevoli e, più che ricadere nella tentazione di una messa in scena posticcia e senza anima, preferisce prendere in prestito la stessa ironia e verve del cugino, tramutando la commemorazione in un’occasione per vedere il film inedito dell’anima di Alberto Sordi, quello in cui si coagulano la sua carriera e la sua vita privata. Lo fa alternando la parte documentaristica, in un elegante bianco e nero, agli interventi di amici e parenti.
Così interpreti come Fioretta Mari, Emanuela Aureli, Daniela Giordano, Maurizio Mattioli, Enzo Salvi, Mirko Frezza, Daniele Foresi, Vincenzo Bocciarelli, Fabrizio Raggi, Dado Coletti, Emily Shaqiri, Lorenzo Castelluccio, Daniel Panzironi, Valerio Mammolotti (senza dimenticare la partecipazione del bassotto pet influencer Byron Righetti!) si calano nella loro parte di amici, parenti, indovini e mendicanti per ricostruire percezioni ed episodi di vita, strappati da Igor Righetti direttamente da quelle conversazioni che l’attore scambiava col nonno e col padre del regista.
La messa in scena, però, si interrompe volutamente all’età adolescenziale: la macchina da presa si sofferma sul volto di un Alberto Sordi che nella coscienza comune non è mai esistito, poiché non sarebbe possibile un’imitazione. A quella provvedono invece gli spezzoni dei suoi film o le foto e i video dell’epoca (molti rintracciabili nell’archivio di Cinecittà).
La gelosia, gli amori, i set e i cani
Corredano la parte documentaristica, a colori per rimarcare il fatto che a parlare è la realtà odierna e non la finzione, le voci di quanti lo hanno conosciuto più di ogni altro. L’attrice Piera Arico, moglie di Gastone Bettanini (grande amico e primo segretario-agente di Sordi, fino al 1965) ci regala scene di vita e umanità sensazionali – dall’aneddoto del bidet alla mania e gelosia di Alberto, fino alla curiosa fissazione per la verginità delle sue cagnoline. Oltre ai suoi consistenti ricordi affiorano quelli della figlia Fiona Bettanini, la commozione del regista Pupi Avati, gli aneddoti avvenuti sul set e narrati da Tiziana Appetito e Alessandro Canestrelli (figli dei fotografi di scena di decine di film di Alberto Sordi, Enrico Appetito e Alessandro Canestrelli senior), ma anche da Jason Piccioni (figlio del compositore e musicista Piero), da Elena De Curtis (nipote del grande Totò), da Sabrina Sammarini (figlia dell’attrice Anna Longhi, indelebile moglie di Alberto nell’episodio Le vacanze intelligenti, tratto dal film Dove vai in vacanza? del 1978, ma anche in Il tassinaro del 1983 e in Un tassinaro a New York del 1987) e dal direttore della fotografia Sergio D’Offizi.
Affiorano, tra una scena e l’altra, anche i ricordi di Patrizia de Blanck, che racconta la sua relazione con Alberto Sordi, rivendicando la sua volontà di rendere la villa non un museo bensì un orfanotrofio, mentre la figlia Giada rimembra le volte in cui era costretta a togliere i detestati semini dai pomodori in vista dell’arrivo di Alberto a cena. Seguono poi i racconti del re dei paparazzi Rino Barillari, del segretario di Stato per il Turismo, le Poste, la Cooperazione ed Expo della Repubblica di San Marino Federico Pedini Amati, dell’editore Cecilia Gremese, di Antonio Corsi (sindaco di Sgurgola, paese in cui nacque la madre dell’Alberto nazionale, Maria Righetti), del giornalista Luca Colantoni, del direttore del relais Marchese del Grillo Mario D’Alesio e la chef della struttura Emanuela Della Mora, di Fabio Bianchi (già presidente dell’associazione Marchese del Grillo) e dello stesso Igor Righetti.
La narrazione frizzante e giocosa si adagia in quei luoghi cari ad Alberto Sordi, in un itinerario per immagini che ci lascia incunerare nella maestosità di Roma, percorrere il parco archeologico di Ostia antica, farci sorvolare sulla Repubblica di San Marino, poi condurci ancora a Castiglioncello, Narni, Fabriano. Scenari che accarezzano lo sguardo come cartoline di un viaggio da poter fare o rifare, viste dai nostri occhi ma spesso commentate dalle parole di Alberto Sordi, che in questi spazi ha lasciato un pezzo di vita e di cuore.
Il direttore della fotografia Gianni Mammolotti è bravo a sedimentare i frangenti che scorrono lungo il docufilm, mentre il compito di adeguare scenografie e costumi a un tempo ormai andato tocca a Stefano Giovani. C’è tuttavia qualcosa che ci trascina dentro Alberto Sordi Secret, prima ancora che a farlo siano le immagini e le narrazioni, ed è la musica di Maria Sicari: una melodia che si avviluppa alla nostra anima con fare talvolta fiabesco, che ci pedina i sensi, accarezzando e schiaffeggiando, sempre allineata con i ricordi, le amicizie, l’orgoglio, le marachelle, l’ambizione e il frastuono delle risate.
Alberto Sordi Secret: valutazione e conclusione
Prodotto da Cameraworks di Massimiliano Filippini, Alberto Sordi Secret è un progetto internazionale – sarà tradotto anche in lingua inglese e spagnola – che porta al cinema per la prima volta il lato più autentico e intimo di uno dei più amati e celebri attori italiani.
Un docufilm che è insieme immersione nell’esistenza dell’attore, sogno, ambizione e tante risate. Non esageriamo nel dire che riesce a far rivivere con disinvolta maestria tutta la poliericità di Alberto Sordi.
Il docufilm è al cinema dal 28 giugno 2024.