A Family Affair: recensione del film Netflix con Nicole Kidman
La recensione di A Family Affair è una spassosa commedia romantica di formazione multigenerazionale. Su Netflix dal 28 giugno 2024.
A Family Affair funziona grazie a una sceneggiatura pulsante, bizzarra, di quando in quando profonda e alla recitazione spontanea – confacente alla sua età – di Joey King (Il cavaliere oscuro – Il ritorno, Bullet Train) che fa vivere il suo personaggio a colpi di crisi di nervi generate dal comportamento del capo: “una star del cinema“, come ama definirsi Chris nel film, più interessato all’iconografia dei suoi ruoli che a recitare una parte di rilievo. Dopo The Paperboy (2013), la comedy targata Netflix, e disponibile sulla piattaforma streaming dal 28 giugno 2024, riunisce di nuovo la Kidman con Efron. Non è male l’esordio della sceneggiatrice Carrie Solomon che insieme al regista Richard LaGravenese (Beautiful Creatures – La sedicesima luna, P.S. I Love You) riesce a incollare allo schermo con questa commedia romantica di formazione multigenerazionale che assume toni diversi, garantisce scene buffe e spassose girate nei territori imprevedibili dell’amore, ma anche dialoghi profondi che fanno emergere l’importanza di una comunicazione empatica, di comprendere le emozioni altrui (ciò vale tanto per i genitori quanto per i figli).
A Family Affair: Zac Efron è un attore solitario e senza cuore, che viene trasformato nell’uomo giusto
Quest’uomo è un’isola, e Believe di Cher è la sua canzone: si sta parlando del rubacuori di Hollywood chiamato Chris Cole (Zac Efron), che ogni volta che deve mollare una donna (e lo fa senza soluzione di continuità) le regala un paio di orecchini, un regalo perfetto che non implica un impegno sentimentale profondo come un anello. Zara (Joey King) lascia il suo lavoro di assistente personale del famoso Chris Cole, perché è stanca dei suoi comportamenti infantili ed egoisti. Questo fatto scatena involontariamente una reazione di Chris la quale provocherà l’incontro tra l’attore e la madre della giovane, la famosa scrittrice Brooke (Nicole Kidman) che entra in scena come un’epifania. Brooke e Chris comprendono subito di essere molto attratti l’uno dall’altra, questa situazione crea conseguenze spassose quando l’egocentrico capo di Zara cerca di conquistare la donna diffidente.
Non solo una storiella leggera, ha qualcosa da dire e parla a più generazioni
A Family Affair non è solo una storiella leggera con cui passare una serata sul divano, ma è un film che ha qualcosa da dire e parla a più generazioni di donne: dalle ventenni in crisi (con una Zara che a un certo punto chiede a sua madre “cosa devo fare della mia vita?”) alle cinquantenni che hanno abbandonato se stesse per i figli, fino a passare alle donne più anziane rappresentate da una splendida Kathleen Doyle Bates – la suocera che vede, sente e ama; che chiunque vorrebbe avere; che non agisce calcolando il grado di parentela e fa di tutto per provare ancora emozioni forti.
A Family Affair: valutazione e conclusione
La commedia, con una dose giusta di romanticismo, è una simpatica sorpresa. Il film nel film, con una scenografia che sembra echeggiare i video della popstar Robbie Williams non è entusiasmante visto individualmente, ma contribuisce a completare la valida stramberia dell’insieme. Con tutti e tre i personaggi ben scritti e un finale confezionato ad arte dalle manine esili ed elettriche di Zara. Ciò che dà luminosità alla pellicola è la sua capacità di mettere a nudo le paure, le fragilità, di diverse generazioni. Zara, ad esempio, cambia il modo di guardare le cose, e le cose che guarda cambiano. Perché è bello quando i genitori vedono i figli, ma è davvero nobile trovare figli che “vedono” i genitori. Quanto a noi, non gettiamo via soprattutto la battuta affidata a Kathy Bates il cui senso è quello di non preoccuparsi della fine delle cose. Perché se c’è qualcosa – anche di insensato- che ci fa felice, merita di essere vissuta. “Domani arriva comunque“.