Amanda: recensione del film di Cristiano Bendinelli presentato al Cinema e Ambiente Avezzano 2024

La pellicola, presentata all'interno della sezione Mondi Lontani, ha chiuso la 9ª edizione del festival, alla presenza del regista.

Dopo aver gravitato attorno alle realtà festivaliere che animano il Centro e il Sud America, il lungometraggio firmato da Cristiano Bendinelli, Amanda, ha trovato in Cinema e Ambiente Avezzano 2024, il giusto contesto da cui partire per raccontare al pubblico italiano la realtà di un mondo lontano, remoto, dove il tempo assume una piega completamente difforme da quella a cui siamo abituati, dove la resilienza, al pari della reazione, si accompagna alla necessità di un cambiamento radicale e dove le priorità dell’umano si fanno basilari, di fronte all’allarmante diffondersi dello sfruttamento intensivo delle risorse. Presentata alla chiusura del festival all’interno della sezione Mondi Lontani, la pellicola, prodotta da NANOproduction, vede protagonista la giovane attrice Sabina Sesenna Aziz, trapiantata da Milano ad una piccola isola del sud della Patagonia cilena, al fianco di attori non professionisti del luogo.

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Dalla resistenza alla lotta

Amanda cinematographe.it

Sullo sfondo di immagini mozzafiato Amanda, giovane donna indio Mapuche Huilliche, ci porta sulle coste di una piccola e remota isola della Patagonia cilena e a contatto con l’assai ristretta comunità che ne costituisce la popolazione. La ragazza trascorre le sue giornate aiutando la famiglia con la pesca, unica possibile attività di sostentamento per loro, messa in seria difficoltà dal diffondersi a macchia d’olio dello sfruttamento intensivo delle risorse, tramite cui le multinazionali del salmone soggiogano spietatamente l’arcipelago, rendendo complessa e scarsamente produttiva la pescagione della comunità.

È questo il contesto attorno al quale si animano i tumulti di Santiago, che fanno da contraltare all’isolamento a cui sono costretti gli abitanti dell’isola. La capitale del Cile è infatti preda di proteste, di violenti scontri, di manifestazioni attraverso cui la popolazione tenta di reagire, facendo sentire alta la propria voce e Manuel, il giovane verso cui Amanda sta scoprendo sentimenti d’affetto, decide di partire per unirsi alla rivolta, facendo però perdere le sue tracce. La ragazza decide pertanto di affrontare il lungo viaggio verso la capitale sia per ritrovarlo che per scoprire il mondo all’esterno del suo microcosmo e sentirsi essa stessa partecipe della lotta.

Amanda tra comunicazione visiva e tempo sospeso

Amanda Cristiano Bendinelli cinematographe.it

Amanda ci racconta di un mondo lontano, di un mondo tanto dissimile dal nostro da rendercene complicata la comprensione. Le parole lasciano ampio spazio alle immagini, che necessitano unicamente di uno sguardo attento e di una mente aperta a comprendere quanto i bisogni e le priorità di un’intera popolazione, all’apparenza così basilari, siano completamente sottomesse a logiche di mercato del tutto incuranti del loro benessere e della salvaguardia delle risorse. Le riprese raccontano la straordinarietà di un mondo dimenticato, raccontano il silenzio dell’isolamento e la voce alta al centro degli scontri, raccontano una distanza che porta ad una sospensione del tempo, da ricalibrare secondo logiche nuove, opposte a quelle frenetiche e di rincorsa delle quali il nostro mondo industrializzato è ormai vittima, oltre che carnefice.

Amanda: valutazione e conclusione

Sabina Sesenna Aziz cinematographe.it

Cristiano Bendinelli riesce a raccontarci la realtà di un mondo quasi sconosciuto che necessita di essere visto, dando veridicità visiva a problematiche che dalla nostra prospettiva fatichiamo a percepire, con una forza fotografica qualitativamente eccelsa, impressa ad ogni sequenza e in grado di calamitare lo squadro dello spettatore e di portarlo a respirare un’aria nuova. Il regista però non si ferma qui e attua un’operazione che ha dell’inaspettato: l’approccio non si limita infatti al documentaristico ma si fa fiction, attingendo da una storia vera e accompagnando all’illustrazione della difficile condizione in cui vivono determinate comunità, il racconto di un rapporto dal forte impatto emozionale, che culmina nella scena di chiusura.
Coraggiosa inoltre la scelta di porre al fianco di attori non professionisti – che ci aiutano ad entrare maggiormente in contatto con la realtà raccontata – il volto di Sabina Sesenna Aziz, una giovanissima attrice di Milano, uscita per la sua prima volta dai confini europei e catapultata dall’altra parte del mondo, che qui ci accompagna, come da guida, riuscendo ad alleggerire il nostro senso di smarrimento.
Nessuna regola determina il modo corretto tramite cui raccontare una comunità, una problematica, una verità, l’importante è riuscire a conquistare l’attenzione e l’interesse del pubblico e portarlo a conoscere, portarlo a contatto con una realtà che esso, per troppo tempo, ha ignorato.

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Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4