Parabole d’oro: recensione del mediometraggio dal Sole Luna Doc 2024

Un solido e sentito mediometraggio all’insegna del cinema d’impegno sociale. In concorso alla diciannovesima edizione del Sole Luna Doc film festival

Dopo aver partecipato alla seconda edizione di Unarchive Found Footage Festival, manifestazione che racconta gli orizzonti cinematografici del riuso creativo delle immagini, Parabole d’oro, il mediometraggio di  Rodrigo Aguirre, Laura D’Angeli, Francesco Di Fiore, Filippo Michieli, Giuseppe Modafferi, Giusi Restifo, Antonio Stelitano, Bernadette Vespaziani Reginato, Luna Zimmermann è in concorso alla diciannovesima edizione del Sole Luna Doc film festival 2024, all’interno della sezione Sicilia doc, riservata ai film degli allievi del Centro sperimentale di Cinematografia con sede in Sicilia.

L’Italia che è stata e che non è più, restano i ricordi e i fantasmi

Comincia e si conclude con un canto popolare, Parabole d’oro. Sottolineando ulteriormente la matrice fortemente storica del cinema cui appartiene. Ma non è tutto, poiché questo mediometraggio collettivo sulla Sicilia del secondo dopoguerra, braccata, illusa e scarnificata dal feroce vento di sviluppo industriale che da eco si fa avvisaglia, per poi divenire minaccia, torna immediatamente dalle parti di un cinema che in Italia si fa sempre più raramente, quello d’impegno civile, riportato in auge recentemente dall’ottimo Palazzina Laf di Michele Riondino.

A differenza di quest’ultimo però, gli autori che collettivamente hanno dato vita a Parabole d’oro, hanno scelto la via ben più complessa, stratificata e in qualche modo perfino sperimentale del cinema documentaristico, il cui pregio più grande è quello di non volersi mai realmente adattare ad alcuna veste o contenitore stilistico/narrativo e muovendosi piuttosto abilmente verso la videoarte. Non a caso infatti, nel corso di Parabole d’oro osserviamo schermi e immagini su di essi proiettate, da paesaggi, a volti e così via, dichiarando dunque la propria natura senza nascondersi.

Sempre in bilico tra cinema del reale e sperimentale, Parabole d’oro tanto attraverso racconti e canti popolari, ricordi di chi quell’Italia l’ha vissuta, riuscendo perfino a sopravviverle, immagini d’archivio perfettamente riadattate in funzione di un racconto per immagini statiche e suoni in movimento dalla natura lontanatamene avanguardista, mostra con lucidità e sentimentalismo, effetti e conseguenze di un moto che sarebbe dovuto essere in quelle terre di Sicilia così affamate di sviluppo e spirito d’imprenditoria e che in definitiva non è stato, o almeno, solo in parte.

Restano i ricordi come detto, che tramandati tra malinconia, rabbia, delusione e rassegnazione, fanno spazio ben presto alla necessaria e dura fotografia di ciò che è rimasto, soprattutto rispetto ai luoghi. Quelle palazzine, quegli uffici e quelle fabbriche che nell’epoca dell’illusione erano state capaci di brillare come meri artefici ingannevoli, oggi si presentano a noi in tutto il loro fascino spettrale, decadente e tragicamente desolato, popolate da fantasmi e promesse infrante.

Parabole d’oro: valutazione e conclusione

Quella che Parabole d’oro racconta, è un’Italia che ha sempre atteso e desiderato, tanto la visibilità di quelle aree fin da subito industrializzate e in movimento incessante tra capitali e investimenti, quanto il lavoro, inteso come strumento, volontà e perfino ruolo sociale, capace di trasmettere a uomini, donne e bambini un sentimento di pura collaborazione e utilità, non più individuale, bensì collettiva.

Un sentimento che tutt’oggi vien fuori piuttosto innocentemente e direttamente dalle parole, dagli occhi e dalle voci talvolta spezzate e talvolta distanti di chi racconta, donne perlopiù, capaci ancora una volta di trasmettere forza e solidità a chi invece è all’ascolto, chi dunque non ha vissuto e che ora può soltanto osservare, indignarsi, comprendere e amare un’Italia che dopotutto non si è mai arresa, nemmeno di fronte alle più illusorie e remote Parabole d’oro.

A partire da un immaginario di materiale d’archivio efficacemente riadattato ed elaborato in forma di racconto cinematografico, montato qui con grande sapienza e abilità, Parabole d’oro, tra resoconto cine-televisivo, matrice autobiografica, racconto popolare e istanze fieramente sociali, è tra i frutti più puri, doverosi e sinceri del nostro cinema recente. Che grande ritorno alla cinematografia d’impegno civile, che grande lavoro hanno compiuto Rodrigo Aguirre, Laura D’Angeli, Francesco Di Fiore, Filippo Michieli, Giuseppe Modafferi, Giusi Restifo, Antonio Stelitano, Bernadette Vespaziani Reginato, Luna Zimmermann.
Parabole d’oro è un gioiello meritevole d’ogni sguardo, cura e attenzione.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5