The Image Hunter: recensione del documentario di Giacomo Agnetti
Il film, che vede protagonista l'artista ed esploratore romano Hitnes, è stato presentato alla 9ª edizione di Cinema e Ambiente Avezzano
Arte, storia, uomo e natura; The Image Hunter di Giacomo Agnetti è il documentario presentato a Cinema e Ambiente Avezzano 2024, nella sezione Zanne e Sangue, che tenta di conglomerare questi concetti lungo un percorso precisamente definito. L’opera, prodotta da Magic Mind Corporation, documenta il progetto autofinanziatosi, a partire dal 2015, dall’esploratore e artista di strada romano Hitnes, partito per il Nord America per seguire il percorso tracciato da John James Audubon 2 secoli prima. L’ornitologo, illustratore e pittore di origine francese, vissuto a cavallo tra XVIII e XIX secolo, ha infatti realizzato, nel 1830, l’opera in quattro volumi, The Birds of America, all’interno della quale ha illustrato e raccontato tutte le specie di uccelli al tempo esistenti in quei territori. Dopo circa 200 anni, il muralista italiano dall’ignota identità, affascinato dall’attività del suo predecessore, ha deciso di ripercorrerne i passi per comprendere cosa lo avesse spinto a tale impresa e quanto le condizioni della flora e della fauna siano state nel tempo alterate dalla presenza, sempre più ingombrante, dell’essere umano.
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The Image Hunter: sulle tracce di Audubon
Il racconto parte dalle origini, da quella pretesa apparentemente folle di Audubon di riuscire a rappresentare le specie di uccelli presenti sul territorio nordamericano in tutta la loro varietà, attraverso l’osservazione, lo studio ed il disegno. Tale studio si fa innovatore grazie all’approccio del suo artefice, un approccio non più unicamente orientato ad una comprensione dell’animale dal punto di vista scientifico, come quello degli illustratori a lui precedenti, ma bensì attento a catturarne anche la parte emotiva, ad entrare in contatto con il soggetto dei propri dipinti in maniera estremamente più intima, tanto da riuscire a restituirne l’anima, la vitalità, la vera natura.
Hitnes, celebre per aver mantenuto a lungo celata la sua identità, qui in parte svelata nel volto, oltre che nella voce, attraverso un personalissimo percorso emulativo tenta di comprendere cosa abbia spinto l’ornitologo ottocentesco ad intraprendere questo viaggio e quanto il territorio, e con esso chi lo abita, si sia trasformato nel tempo. Mentre alcune testimonianze raccontano quale importanza e quale impatto abbia avuto il lavoro di Audubon rispetto al rapporto tra arte e natura, l’esploratore e artista romano ne ripercorre le orme tracciate due secoli prima e, lungo le oltre 20 tappe da lui attraversate, dipinge 15 murales che riproducono su larga scala quelle stesse immagini affrescate all’interno di The Birds of America, con la medesima accuratezza e la medesima tendenza alla ricerca di una verità capace di trovare soddisfacimento nella visione.
Raccontare una realtà dipinta
“Cercare una via in questa sorta di sogno è un modo per trasformarlo in qualcosa di reale, di tangibile”. Il documentario è, in questo caso, un gioco di visioni, un gioco d’osservazioni che si sovrappongono l’un l’altra, mantenendo sempre lo stesso obiettivo. Il viaggio del passato è ripercorso nel presente e documentato dalla macchina da presa, come ultimo baluardo di quella ricerca mimetica dell’arte che si propone di impressionare la natura senza snaturarla, di mantenersi fedele alla realtà, raccontando l’animale in tutta la sua essenza e in tutta la sua verità. Con John James Audubon l’approccio scientifico non viene pertanto sostituito ma piuttosto integrato da una ricerca che, nel suo farsi emotiva, diviene rivoluzionaria.
“Dipingere la realtà è un’illusione; l’unico modo per capirci qualcosa è continuare a lavorare, continuare a viaggiare”. Hitnes e Agnetti, con The Image Hunter, si fanno continuatori di un viaggio iniziato nel 1830 e documentano sia l’involuzione ambientale, causata dall’intervento dell’uomo e dal diffondersi di autostrade, agglomerati urbani e campi coltivati, sia l’evoluzione del mezzo di riproduzione, che nasce dallo sguardo e, ricostruendolo, si trasforma: il disegno di metà 1800, realizzato su scala, utilizzando veri esemplari spillati su supporti in legno, trova più ampio respiro sulle mura delle abitazioni cittadine odierne, passando attraverso il mezzo fotografico e divenendo mezzo filmico, in una ricerca del reale che si fa sempre più credibile e sempre più approfondita.
The Image Hunter: valutazione e conclusione
Come sostiene l’artista contemporaneo, “oggi si ha l’impressione che tutto sia stato trovato, esplorato, catalogato”, eppure lui stesso sembra dimostrarci il contrario, sostenuto dall’incredibile lavoro documentario realizzato da Giacomo Agnetti. L’occhio andrà sempre a caccia di immagini, esso vive della ricerca che dà il senso al suo viaggio, e il merito dell’opera sta nell’essere riuscita ad illustrare come la natura si trasformi in arte passando dalla percezione umana, la quale studia il soggetto oltre la sua tridimensionalità e si spinge sino ad un piano quasi adimensionale.
Il film rende giustizia alla ricerca e le attribuisce nuove possibilità, dicendo al pubblico che, seppure molte specie si siano estinte e i territori siano sempre meno ospitali per il mondo animale, non si estingue la passione di chi vuole raccontarci la realtà che ci circonda in tutta la sua bellezza, in tutta la sua unicità, in tutta quella varietà che, pur mortificata dal drammatico presente del nostro pianeta, continua a regalare visioni in grado di emozionarsi e di emozionare.
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