Madame Luna: recensione del film di Daniel Espinosa
Madame Luna è la storia di nuovi sentimenti, di nuove controversie e impressioni; è la storia di un'assassina. Diretto da Daniel Espinosa, prodotto da Dugong Film, è al cinema dal 18 luglio 2024.
Una sceneggiatura completamente “esterno notte”; luce soffusa, sequenze visive che avanzano apparentemente in penombra; un montaggio documentaristico che stigmatizza, in modo appassionato, a volte feroce, un’altra realtà. Un’immagine calda che tratteggia la freddezza di isole secche, prosciugate e aride. Madame Luna è un’interposizione visiva dentro effetti narrativi distanti dalle rappresentazioni cinematografiche. Madame Luna è un’esigenza contemporanea: atroce e perfetta, in apnea tra vento e mare. Mediterraneo assassino!
Madame Luna: il punto di vista del criminale
Madame Luna è il traffico di essere umani priva di ogni tipo di retorica, che inverte e pone al centro della scena il “criminale”.
Madame Luna è un codice, è una donna eritrea che fugge dalla sua stessa situazione; è il contrabbando di corpi, corpi inermi e senza sogni, ridotti al nulla. Non si è vincitori, non si è vittime, in questo film si è complici e omicidi.
La cinepresa segue shoulder to shoulder la protagonista, non la lascia, non la perde di vista, la osserva costantemente e noi pure! Il riscatto è l’oblio di chi ha vissuto sulla morte degli altri per avere in cambio un’esistenza misera, continuamente in fuga; ininterrottamente in lotta intravedendo la morte stesa sulle coste di un cuore ruvido.
Abramah Taferi, Madame Luna, sembra fuggire da questo passato rosso, è una donna sospettosa e rigida, forte, incapace di tenerezza, sola e rassegnata al suo destino.
Madame Luna è un nuovo esercizio sentimentale
Un film che non va alla ricerca della felicità; è un film che si illude di dimenticare, che millanta a se stesso un cambiamento e da qui una fallace idea riscatto. Riscatto da anni tragici, vissuti nella subdola rete di un’auto manipolazione. È chiaro quanto sia difficile empatizzare con un protagonista del genere, ma l’esercizio richiesto non è quello del perdono ma dell’ascolto. L’intento è perseguibile.
Un codice filmografico che graffia puntando su una sola vittima che non ha ruolo e posizione. Madame Luna è la sconfitta dell’uomo, emblema di disumanità ed aberrazione, uno sguardo impietoso verso chi ha scelto di essere l’assassino della storia, un viandante infernale nei “gironi” della morte.
Siamo in mare aperto, non c’è porto, non c’è terra né speranza; solo una donna che porta con sé i suoi incubi, piovre nel suo inconscio, piaghe nelle sue mani, secchezza nei suoi capelli, aridità nella mente e in ogni parte del suo corpo. Ricordare è amaro, è una spada che si rivolta contro, un colpo crudo, violento e profondo.
Ma ad emozionarci tanto da provare pietà per la protagonista è la sapienza registica che ci scuote; percepiamo tutto, non vediamo niente. Nessun gioco di flashback, nessun inganno, nessuna retrospettiva che spezza una narrazione diretta, coincisa e sicura. Parlare di immigrazione richiede freddezza, richiede verità e Madame Luna non cerca un ristoro morale; annaspa in un mare dentro, nero e in tormenta, cercando di nuotare dentro ciò che realmente accade: lo fa attraversando lo sguardo “indifferente”, “abituato” di tutti noi che assistiamo, giorno per giorno, ad uno sterminio silente.
Madame Luna: valutazione e conclusione
Daniele Espinosa ritorna ad un cinema rude, crudo, attraverso la sofisticazione di un film che tratteggia la livida realtà contemporanea. L’idea è di scarnire i preconcetti cinematografici, rispetto ai suoi ultimi lavori prettamente hollywoodiani, di abbatterli rispetto alla scrittura: è questa la potenza di Madame Luna. Il registro è altissimo, infilato tra matematiche tensioni e arricciamenti umani che demoliscono il distacco di un classico drammatico.
L’uso del sonoro, la riduzione visiva, la sfumatura perenne richiamano l’attenzione al solo scopo di percepire altri, ulteriori sentimenti. Nuove inquadrature focalizzate su inediti protagonisti; concentrarsi sull’orrorifico e sull’errore per bandire, solo almeno per un secondo, la disumanizzazione della vittima. In Madame Luna un lavoro che non modella, non smussa, non regola secondo parametri estetici un racconto universale; piuttosto lo imbrutisce per rappresentare meglio la somiglianza con l’immagine atroce, dell’immigrazione.
Il Mediterraneo è un mare di persone, sogni, valori, errori, vite, culture. È un mare di naufraghi, di dispersi, di naviganti senza meta, di disperati senza futuro!
Madame Luna, diretto da Daniel Espinosa, prodotto da Dugong Film, è in tutti i cinema dal 18 luglio 2024.