Iddu – L’ultimo padrino: recensione del film di Piazza e Grassadonia

Il film, presentato in concorso all'81ª edizione del Festival di Venezia, vede protagonisti Elio Germano, nei panni di Matteo Messina Denaro, e Toni Servillo

Catello e Denaro, il padrino ed il figlioccio, una latitanza epistolare che parte dalla realtà per sconfinare in una ricostruzione romanzesca; presentato in concorso all’81ª edizione del Festival di Venezia, Iddu – L’ultimo padrino è il terzo lungometraggio targato Fabio Grassadonia e Antonio Piazza che, nel 2017, aprirono la Settimana internazionale della critica del Festival di Cannes con Sicilian Ghost Story.
Il film è liberamente ispirato al periodo di latitanza di Matteo Messina Denaro – nella lista dei dieci latitanti più ricercati al mondo dal 1993 fino al giorno del suo arresto, avvenuto il 16 gennaio 2023, circa otto mesi prima della sua morte – e, in particolare, ai suoi scambi epistolari con l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, editi nel libro di Salvatore Mugno, Lettere a Svetonio, del 2008.
Con la fotografia di Luca Bigazzi e la colonna sonora composta da Colapesce, la pellicola vede la coproduzione di Indigo Film e Rai Cinema per l’Italia e Les Films du Losange per la Francia e vanta la partecipazione di due dei più talentuosi interpreti del panorama italiano, Elio Germano e Toni Servillo, affiancati, tra gli altri, da Daniela Marra, Barbara Bobulova, Fausto Russo Alesi, Antonia Truppo e Tommaso Ragno.

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Iddu: la corrispondenza epistolare tra padrino e padrino

Iddu Elio Germano cinematographe.it

Da qualche parte in Sicilia un uomo tenta di impartire i propri spietati consigli ai tre figli, dei quali il più giovane – mostratosi freddo, risoluto e privo di scrupoli – sembra essere quello maggiormente pronto a coglierne l’eredità criminale. Un salto temporale porta avanti ai primi anni 2000, quando Catello Palumbo (Toni Servillo), ex politico corrotto condannato per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, esce dal carcere riaffacciandosi ad un vita ora segnata da una pessima reputazione, dai debiti e da inaspettati sconvolgimenti familiari.

A monitorare il reintegro in società di Catello ci sono però i servizi segreti che, per garantirgli il mantenimento della propria libertà, propongono lui un accordo per provare ad incastrare il boss mafioso Matteo (Elio Germano), quello stesso bambino visto in apertura, ora cresciuto e da tempo tra i latitanti più pericolosi in circolazione. Il subdolo comandante Emilio Schiavon (Fausto Russo Alesi) e l’irascibile agente Rita Mancuso (Daniela Marra) fanno leva sul legame tra l’ex politico lo stesso capo mafia, suo figlioccio, per riuscire a catturarlo e porre fine ad indagini sino a quel momento vane. Timoroso per il grosso rischio ma anche consapevole delle proprie abilità di raggiro e delle proprie facoltà scrittorie, l’uomo inizia così una lunga corrispondenza epistolare con il latitante, nella speranza di scovarne il nascondiglio da uno dei numerosi pizzini inviati segretamente.

La mafia da vicino, lo squallore dall’interno

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“La realtà è solo una partenza, non la destinazione”. Recitano così i titoli di testa del film che, nonostante il titolo allusivo, non vuole essere il racconto reale dell’uomo ma, più che altro, una ricostruzione romanza di quello che era il contesto creatosi attorno alla sua figura. Iddu – L’ultimo padrino è un’opera che gioca con l’invisibilità, che racconta l’uomo che si nasconde, nascondendo a sua volta le proprie reali intenzioni, un’opera che racconta la mafia ma lo fa a modo suo, mostrandola non più in quella forma violentemente romantica che cinema e televisione da sempre raccontano, ma piuttosto nella sua squallida verità. Quello di Catello e di Matteo è un universo miserabile, che vede il racconto parallelo di una doppia indole narcisistica la quale, da una parte in maniera palese e dall’altra anch’essa sfuggente, tenta il tutto per tutto per salvarsi, timorata dall’idea di poter perdere qualsiasi cosa, quel tutto divenuto ormai poco, ma da entrambi sentito come fortemente vitale, in un’illusoria soddisfazione del proprio presente, salvaguardata unicamente da un impulso di autoconservazione che sino alla fine non conosce sconfitta.

Iddu – L’ultimo padrino: valutazione e conclusione

Elio Germano Toni Servillo cinematographe.it

“Iddu racconta il carteggio fra Matteo, principe riluttante di un mondo insensato, e Catello, maschera grottesca di solare amoralità. Con Matteo e Catello ci immergiamo nel vuoto dentro il quale un popolo sguazza come fosse un gran mare baciato dal sole e dagli dei”. Queste le parole dei due registi che con il film raccontano, quindi, una miserabile realtà da repellere, per cui non bisogna provare alcun affetto, alcuna pietà, e che forse troppo spesso, con questo proposito, viene smorzata dall’indole a tratti forzatamente ironica dal personaggio di Catello. Toni Servillo recita a tutti gli effetti un personaggio recitato, la maschera di sé stesso, esasperando una parte fortemente meta-teatrale che attribuisce un tono in netto contrasto con la brutale animosità di Matteo, la sua controparte, che in Elio Germano trova l’ennesima interpretazione credibile, incontestabile. Realtà e finzione si ravvedono anche nei protagonisti del film, uno estremamente vero, l’altro estremamente teatralizzato, portando ad un risultato finale apprezzabile per il suo sguardo innovativo ma a tratti eccesivo e, in tal senso, ingiustificato, un risultato nel complesso asciutto ma che vuole sfumare e rimane a metà, in un limbo che fatica a provocarci emozioni. Note di merito vanno alla fotografia di Luca Bigazzi e alla colonna sonora di Colapesce, che ben fotografano il contesto in termini sia di tempo che di spazio, in quella parte indefinita della Sicilia degli indefiniti primi anni del 2000.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

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