Tommaso Cassissa si racconta oltre Un oggi alla volta: “Il cinema non ha il dovere di educare”
Content creator, comico e attore, Tommaso Cassissa è Marco in Un oggi alla volta. La pellicola di Nicola Conversa è al cinema dal 25 luglio 2024.
“Nel giro di qualche anno, grazie o per colpa della tecnologia, è veramente cambiato tutto in maniera drastica e molto molto, forse troppo, veloce”. Così Tommaso Cassissa, il Marco di Un oggi alla volta, ci parla della tematica principale della pellicola di Nicola Conversa: il tempo. Ognuno ne percepisce in modo diverso lo scorrere, soprattutto da generazione a generazione, complici il balzo tecnologico, il modo di socializzare diverso, così come gli interessi e i gusti. Tutti, però, vorremmo sempre più tempo per poter raggiungere i nostri sogni e stare con chi amiamo.
Genovese, classe 2000, Tommaso Cassissa è al cinema, dal 25 luglio 2024, con Un oggi alla volta. Content creator, comico, attore e membro della band AUCH, Tommycassi va avanti come un treno. Ha iniziato la sua carriera nel 2010 come YouTuber insieme al fratello e, da quel momento, non si è più fermato: Instagram, TikTok, milioni di follower, la candidatura nel 2021 come “Star comica dell’anno” ai Kids’ Choice Awards, l’inserimento di Forbes Italia tra i cento migliori under 30 per quanto riguarda i social media e il premio Innovation all’Influence Day 2024. In questa intervista, Tommaso Cassissa ci racconta, con entusiasmo e verve, l’affascinante esperienza nel mondo della recitazione e il suo Marco.
Tommaso Cassissa: la recitazione e Un oggi alla volta
Hai iniziato la tua carriera come content creator, ma è innegabile come la recitazione scorra nelle tue vene… hai fatto degli studi in merito o ti sei formato da autodidatta?
“Sì, ho iniziato come content creator, però ho sempre studiato e fatto corsi di recitazione o di teatro, in maniera molto amatoriale. Mai nulla di serio. Gran parte delle cose che ho imparato, ovviamente, le ho imparate sul set, quindi facendo. Mi ha insegnato tantissimo fare gli scout. Mi ha veramente permesso di sbloccarmi e riuscire a essere a mio agio davanti alle altre persone, senza temere il loro giudizio. Questa è una cosa che mi hanno insegnato gli scout al cento per cento, più di qualsiasi corso che abbia mai fatto in vita mia. Poi, il mio primo vero approccio al mondo della recitazione, al mondo dell’intrattenimento, è stato sul palco della parrocchia del mio paese: ogni anno fanno musical, in maniera ovviamente abbastanza amatoriale, però la prendono comunque molto seriamente. Quello è stato il mio primo vero approccio. Poi, fare video costantemente, sia da solo che con altri, ti permette di comprendere alcune cose che non riguardano soltanto il ruolo dell’attore, ma anche quello magari di un regista, di un autore”.
Un oggi alla volta segna il tuo debutto come attore protagonista in un lungometraggio. Il film tocca corde molto delicate. Pensi sia importante, oggi, un film del genere, che possa portare a riflettere su tematiche come la malattia, il rapporto tra genitori e figli, l’invadenza della tecnologia, ma anche e soprattutto sul valore del tempo?
“Il fulcro centrale del film è proprio il tempo. Esatto. Secondo me, è molto importante parlarne al giorno d’oggi, perché ognuno lo concepisce in modo diverso. La mia generazione lo concepisce in modo diverso rispetto a quella prima e quella prima in un modo ancora diverso rispetto a quella prima ancora. Quindi, è molto importante aprire questo confronto generazionale e cercare di connettersi un po’ di più con gli altri per cercare di comprendersi, perché siamo generazioni molto vicine ma, allo stesso tempo, molto molto distanti tra di noi”.
Il personaggio di Marco, il ruolo del cinema e i progetti per il futuro
In Un oggi alla volta, Marco non ama particolarmente i social. Quanto c’è di Marco in Tommaso? Come sei stato scelto per questo ruolo?
“Non lo so… a seguito di vari provini. A quanto pare, gli è piaciuta la versione di Marco che avevo creato! Per creare Marco, ho dovuto scavare un po’ nel mio passato in cose mie personali che ho riutilizzato per lui. In alcune scene, ho cercato, invece, di essere ‘più me stesso possibile’ perché abbiamo, sicuramente, delle cose in comune. Su altre, invece, ho finto… recitato perché, in realtà, non c’entriamo nulla. Quindi, è stato complicato da questo punto di vista, però è andata bene”.
Secondo te, il cinema ha il dovere di sensibilizzare ed educare il pubblico su temi importanti per la società?
“Il cinema non ha il dovere di sensibilizzare o di educare, ma ha il dovere di essere limpido, pulito, senza censura e di mostrare: non dare limiti all’arte. Ci sono infiniti tipi di film: c’è quello che vuole insegnare qualcosa, quello che vuole semplicemente divertire, quello che vuole spaventare, quello che vuole colpire, insomma… ogni film può avere un obiettivo diverso. È bello che esistano tantissimi tipi di film, con tantissimi obiettivi diversi. Poi sta nella responsabilità del singolo fare proprio quello che vede, oppure no. Quindi, penso che la responsabilità sia di ogni singolo individuo e non tanto dell’arte perché, altrimenti, questa responsabilità potrebbe – in qualche modo – limitare l’arte stessa”.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Sicuramente, mettermi in ballo sotto mille altre forme! Non mi sto dando un contegno. Ultimamente, cerco di buttarmi fuori dalla mia zona di comfort il più possibile per imparare, per scoprirmi sempre di più e vedremo dove ci porterà. Sicuramente, continuerò sul cinema. Continuerò sul web da dove vengo e sono nato e, poi, vedremo che succederà. Non mi voglio porre limiti!”.