TFF34 – Le fils de Joseph : recensione del film di Eugène Green
Un “insensato” lavoro cinematografico che – a modo suo – esegue una sorta di rivisitazione della Bibbia, attraverso un’aggraziante commedia romantica. Alla 34ª edizione del Torino Film Festival – per la sezione Onde– Eugène Green sbalordisce il pubblico con Le fils de Joseph, il suo ultimo lavoro cinematografico presentato di recente alla 66ª edizione della Berlinale.
Vincent è arrabbiato. Ha quindici anni, vive con la madre Marie e non sa chi è suo padre. Con l’ostinazione tipica della sua età riesce ad identificarlo nel famoso editore parigino Oscar Pormenor e ad intrufolarsi nel suo studio. Dal suo nascondiglio scopre però cose che un figlio non vorrebbe sapere e che alimentano in lui la fantasia di mettere in scena una versione capovolta del Sacrificio di Isacco del Caravaggio, in cui è il figlio ad alzare la lama sulla testa del padre. Ma l’incontro con Joseph, il fratello buono a nulla di Oscar, ribalta la prospettiva, dando un’efficace significato a questo inaspettato incontro.
Difficile da omologare, Le fils de Joseph mostra – paradossalmente – solerte devozione per i principi basilari su cui è improntato il celebre testo sacro cristiano; intingere nozioni dalla Bibbia per poi collocarli in un racconto del tutto contemporaneo è la prova di una palese magistralità registica manifestata da Eugène Green per questo suo film.
Una caratterizzazione dei personaggi fuori dal comune – innaturali quasi – usati dal regista come dei meri strumenti coinvolti – per loro sfortuna !? – in un contesto irrisoluto rende Le fils de Joseph uno dei lavori più particolareggiati degli ultimi anni. Ad accompagnare tutto questo, una limpida fotografia – quasi incontaminabile – perpendicolarmente in funzione dei protagonisti.
E venne il padre ….
Si enuncia in maniera del tutto conclamata una vivacità stilistica nel voler rappresentare il tema della paternità con sagace ironia, con quella voglia di sconvolgere (nel senso buono del termine) il pubblico attraverso una “non linearità” concettuale. Le fils de Joseph è fondato su una miscela del tutto paradossale, composta fra quel concetto del tutto ieratico – tipico del regista – e quella bislacca comicità che rende originale tale lavoro cinematografico.
Eugène Green, dunque, esegue una diversificazione registica di se stesso, presentando coraggiosamente un lavoro forse difficile da classificare per lo spettatore.
In qualche modo “elargisce” al pubblico un “nuovo” concetto tradizionalista non propriamente rigido, caratterizzato anche da elementi semi-dissacranti attraverso un umorismo irriverente, quasi senza freni. Una mossa pionieristica, che impiega un complesso di metafore essenzialmente intelligenti che avvalorano l’intento registico di Green.
Rimanere “se stessi” mutando …..
Come accennato in precedenza, la caratteristica più assurda di Le fils de Joseph è la distopia stilistica con cui il regista affronta non solo la tematica ma se stesso. Un’ adulterazione della propria metrica, della propria concezione di fare cinema; il suo “universo” di devozione contaminato totalmente da un’astrattezza stilistica che pare voglia creare un “conciliabolo” fra ciò che è sacro e ciò che è profano.
Green con Le fils de Joseph rimane incredibilmente “immutato” sul piano concettuale, modificando però il suo tono artistico in un qualcosa di indefinito. Insensato, quasi assurdo ma capace di intrigare.
Avere la capacità di far cambiar forma a questa dimensione religiosa fondata da pre-concetti – i soliti – influenzando positivamente se stesso. Le fils de Joseph assume – in maniera quasi assoluta – le sembianze di un lavoro che dà vita non ad un nuovo genere, bensì ad una nuova concezione cinematografica per Green; inaudito scrivere o pensare questo, ma il palesamento di tale possibilità è a dir poco evidente ….
Le fils de Joseph è un film scritto e diretto da Eugène Green. Nel cast Mathieu Amalric, Fabrizio Rongione, Natacha Regnier, Victor Ezenfis, Dominique Blanc.