The Cowboy War: la sparatoria all’O.K. Corral – recensione della docuserie Netflix
Il celebre conflitto a fuoco del 1881 di Tombstone che cambiò le sorti del West e del western rivive secondo una nuova versione dei fatti nella docuserie targata Netflix, disponibile dal 21 agosto 2024.
Quando pensi di sapere tutto, ma proprio tutto su qualcosa o qualcuno, su un fatto specifico, sugli eventi che lo hanno segnato e su coloro che ne sono stati nel bene o nel male protagonisti, ecco che dal nulla spunta una versione in grado di spazzare via quelle certezze che prima di allora sembravano granitiche. È quanto accaduto agli abbonati di Netflix e a tutti coloro, noi compresi, dopo avere visto The Cowboy War: la sparatoria all’O.K. Corral, la docuserie sceneggiata da Stephen David, Henry Fitzherbert e Patrick Reams, quest’ultimo anche regista dei sei episodi da 45 minuti circa cadauno che la compongono, disponibile dal 21 agosto 2024 sulla piattaforma a stelle e strisce.
In The Cowboy War: la sparatoria all’O.K. Corral viene rievocata la celebre faida del 1881 e le sue sanguinarie conseguenze
Dal titolo dell’opera in questione si evince a quale evento ci si riferisce, ossia a una delle leggendarie e più rappresentate pagine del West, della storia americana e del western in termini di genere, vale a dire la famigerata sparatoria tra i rappresentanti della legge e quelli della banda nota come Cowboys, guidati rispettivamente dallo sceriffo Wyatt Earp e dal criminale Ike Clanton, consumatasi poco dopo le 14:30 del 26 ottobre 1881 in una stretta striscia di terreno non ancora assegnata e non molto distante dall’ingresso posteriore del corral (ricovero per cavalli) di Tombstone, in Arizona. Per quei pochi che non lo sapessero si trattò di una breve ma intensa “scaramuccia” di mezzo minuto, durante la quale furono esplosi circa trenta colpi, che ebbe però implicazioni di vasta portata non solo alterando il corso della storia americana, ma provocando anche ripercussioni oltreoceano. La faida che ne scaturì si ingigantì al punto tale da coinvolgere l’intero Paese e sfiorare lo scoppio di una seconda guerra civile, tanto da richiedere persino l’intervento del Presidente degli Stati Uniti dell’epoca e del magnate John Pierpont Morgan.
The Cowboy War: la sparatoria all’O.K. Corral offre una nuova prospettiva e una visione profonda degli eventi reali del giorno fatale
La sanguinaria vicenda, oltre ad avere occupato le pagine di interi volumi di storia, è stata più volte narrata da registi e al centro di progetti audiovisivi, alcuni dei quali divenuti pietre miliari della Settima Arte e grandi classici del western. Se John Ford, con la complicità di Henry Fonda, ne ricavò nel 1946 un capolavoro del calibro di Sfida infernale, John Sturges nel 1957 con il suo Sfida all’OK Corrall e il contributo di interpreti della caratura di Burt Lancaster e Kirk Douglas non fu da meno. Altrettanto non si può affermare invece del più recente Tombstone di George Pan Cosmatos del 1993, davvero poca cosa rispetto ai predecessori. Le suddette pellicole però hanno alimentato l’immaginario del pubblico e restituito una propria versione dei fatti, gli stessi che come abbiamo anticipato a inizio della pubblicazione si scopre dalla visione della docuserie essere stati caratterizzati da dinamiche più contorte e tali una volta approfonditi i particolari della storia diventare folli e ancora più controversi. Sta qui dunque il principale motivo di interesse nei confronti di The Cowboy War: la sparatoria all’O.K. Corral, un’operazione che sulla scia della contestatissima docuserie Regina Cleopatra accusata a suo tempo di revisionismo storico mira a portare all’attenzione del fruitore di turno una nuova prospettiva. Nel caso specifico ha il merito di offrire una visione profonda degli eventi reali di quel giorno fatale, spiegando come la sparatoria abbia scatenato una guerra totale tra cowboy, figure che all’epoca non erano proprio degli stinchi di santo, bensì dei malviventi, dei mercenari e persino degli assassini. Una visione, questa, ben diversa da quella comunemente diffusa.
Con uno sforzo produttivo non indifferente e una cura nella confezione, Reams & Co. danno forma e sostanza a una docuserie che vale la pena di guardare
Gli autori aggiungono, sostituiscono e sottraggono tasselli al mosaico tramandato nei decenni mettendo in scena la mitologica faida tra Earp e Clanton, avvalendosi dell’ausilio di una ricostruzione drammatica con attori e, nella versione originale, della voce narrante di Ed Harris. Con uno sforzo produttivo non indifferente e una cura nella confezione, Reams & Co. danno forma e sostanza a una docuserie che vale la pena di guardare e alla quale si è liberi di credere o no rispetto alla versione fornita sugli accadimenti. Questo resta un fattore soggettivo che spetta al singolo spettatore giudicare. La narrazione che accompagna il tutto è comunque incalzante e l’azione coinvolgente, a cominciare dalla primissima sequenza che ci catapulta in media res nel vivo del celeberrimo conflitto a fuoco o nell’assalto alla diligenza portavalori che come una goccia farà traboccare il vaso. Una narrazione che poi proseguirà con un buon ritmo anche nei capitoli successivi, ben supportata dalle parantesi più documentaristiche affidate a materiali di repertorio e a un racconto corale fatto di interviste a storici, studiosi e intellettuali che pur muovendosi su un filo più didascalico e accademico non depotenzializzano l’opera nella sua interezza sul versante formale e contenutistico.
The Cowboy War: la sparatoria all’O.K. Corral – conclusione e valutazione
Una nuova prospettiva sul selvaggio West e sulla famigerata sparatoria dell’OK Corral è alla base di un progetto seriale che ha il merito di approfondire le dinamiche di un evento raccontato sino ad oggi solo parzialmente. Con una messa in scena e una confezione curati e un racconto ben strutturato, che contiene parti documentaristiche e ricostruzioni di fiction, si entra nel cuore di una questione che ha rischiato di fare scoppiare una seconda guerra civile. Gli autori lo fanno con attenzione e con un discreto livello di coinvolgimento. A volte i frammenti di interviste fanno scivolare la narrazione in una modalità di racconto più informativa e didascalica, ma ci pensa la voce narrante di Ed Harris (per cui consigliamo la visione della versione originale) e il ritmo incalzante delle scene più dinamiche ad alzare l’asticella e a riportare la fruizione in una modalità più cinematografica.