Incoming – I nuovi arrivati: recensione della commedia Netflix
Incoming è un prodotto poco convincente e con scarso cuore, con pochi momenti di bagliore.
Incoming, il film Netflix diretto dai fratelli Dave e John Chernin, creatori della serie TV The Mick, si propone come l’ennesimo tentativo di rivitalizzare il genere delle commedie adolescenziali che, dagli anni ’90 in poi, ha visto successi come American Pie e Superbad. Tuttavia, mentre il film ambisce a catturare lo spirito irriverente e disinibito di quelle pellicole, finisce per risultare più simile a una brutta copia che non riesce a tenere il passo con i suoi predecessori.
Incoming – I nuovi arrivati è una commedia che non commuove, conquista o diverte
La trama è semplice e lineare, centrata su un gruppo di ragazzi nerd al primo anno di liceo che tentano disperatamente di uscire dalla loro condizione di outsider. Benj Nielsen (interpretato da Mason Thames), un ex appassionato di teatro che cerca di reinventarsi come “cool”, è innamorato di Bailey (Isabella Ferreira), la migliore amica della sorella maggiore Alyssa (Ali Gallo). Nel frattempo, il suo amico Koosh (Bardia Seiri) è deciso a dimostrare qualcosa al fratello maggiore Kayvon, un bullo di scuola superiore, cercando disperatamente di ottenere l’attenzione di una ragazza. L’occasione per questi tentativi di autoaffermazione è data da una festa scolastica epica, ospitata da Kayvon, dove tutto si svolgerà come previsto… o forse no.
La forza di Incoming risiede principalmente nella rappresentazione cruda e veritiera dell’ambiente liceale, con tutte le sue dinamiche di potere, insicurezze adolescenziali e la ricerca costante di appartenenza. I dialoghi sono realistici e spesso volgari, rappresentando fedelmente il linguaggio usato dai giovani protagonisti. Tuttavia, è proprio in questa rappresentazione che il film inizia a perdere mordente. Se da un lato Incoming riesce a catturare l’energia frenetica e caotica di una festa adolescenziale, dall’altro non riesce a bilanciare adeguatamente le componenti comiche e grottesche con una narrazione coesa e interessante.
I momenti migliori del film si trovano nei piccoli frammenti di tenerezza e nella chimica tra i personaggi, in particolare tra Benj e Bailey, che offrono un barlume di autenticità in un mare di situazioni forzate e gag di dubbio gusto. Tuttavia, questi momenti sono soffocati da una quantità eccessiva di umorismo grossolano, che spesso cade nel volgare senza aggiungere nulla di significativo alla storia. In particolare, una sequenza di “disastro intestinale” è così gratuita e repellente che rischia di alienare anche il pubblico più tollerante.
La regia dei fratelli Chernin, che avevano dimostrato una mano sicura e divertente con The Mick, qui sembra mancare di direzione e chiarezza di intenti. Incoming è un film che si perde nei suoi stessi eccessi, senza riuscire a trovare un equilibrio tra la commedia slapstick e la satira sociale, finendo per essere un prodotto sbiadito rispetto ad altri recenti tentativi di rivitalizzare il genere, come Do Revenge di Netflix o Honor Society di Paramount, che almeno abbracciano con più consapevolezza e ironia i cliché del genere.
L’interpretazione del cast è generalmente buona, con Mason Thames che riesce a trasmettere l’ansia e l’entusiasmo di un adolescente alla ricerca della propria identità. Tuttavia, l’enorme potenziale di attori come Bobby Cannavale, nel ruolo di un insegnante di chimica che cerca disperatamente di rivivere i suoi giorni di gloria, viene sprecato in un personaggio poco sviluppato e relegato a semplice elemento di contorno.
Incoming: valutazione e conclusione
Incoming rappresenta un’occasione mancata per offrire una nuova prospettiva sulle commedie adolescenziali. Nonostante alcuni momenti divertenti e una rappresentazione credibile delle dinamiche scolastiche, il film è zavorrato da una sceneggiatura che punta troppo sullo shock value e troppo poco su una narrazione coinvolgente e significativa. È un film che potrebbe intrattenere per una serata, ma che difficilmente lascerà un segno duraturo.