Diva Futura: recensione del film da Venezia 81

Il film di Giulia Louise Steigerwalt, con Pietro Castellitto e Barbara Ronchi, presentato in concorso all'81ª edizione del Festival di Venezia

L’81ª edizione del Festival di Venezia è un’edizione che provoca con il suo essere osé e con una libertaria rappresentazione del sesso, riscontrata in alcune delle pellicole presentate in concorso e non solo. Dopo la serie Disclaimer di Alfonso Cuaron, dopo Babygirl di Halina Reijn e Queer di Luca Guadagnino, arriva anche Diva Futura, il film diretto da Giulia Louise Steigerwalt – al suo secondo lungometraggio – dedicato alla prima agenzia di casting e produzione pornografica italiana. Riccardo Schicchi, Eva Henger, Ilona Staller, Moana Pozzi, la pellicola racconta colui che ha rivoluzionato il mondo del porno e le dive che ne hanno fatto da protagoniste, con tutte le vicende interne e il succedersi dei rapporti che hanno caratterizzato l’ascesa dell’agenzia fondata nel 1983. L’opera è tratta dal romanzo Non dite alla mamma che faccio la segretaria, scritto da Debora Attanasio e pubblicato nel 2013, e vede protagonisti Pietro Castellitto, Barbara Ronchi, Denise Capezza (Crimes of the Future, Gomorra: la serie), Lidija Kordic e Tesa Litvan (già vistasi nel precedente film della regista, Settembre). Alla produzione Groenlandia, PiperFilm e Rai Cinema.

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Diva Futura: le leggende del porno

Diva Futura Castellitto cinematographe.it

Il primo piano di Riccardo Schicchi (Pietro Castellito) apre un racconto che gioca coi piani narrativi e in 120 minuti ricostruisce per interezza i tre decenni aperti dalla fondazione di Diva Futura e chiusi dalla morte del suo iniziatore. Mentre la voce fuori campo narra in prima persona, sequenze di flashback illustrano il protagonista infante già incuriosito dal mondo a luci rosse mostratogli con trasparenza dal padre, spiegando il suo particolare interesse verso quella bellezza per lui incomprensibilmente censurata. La conoscenza di Ilona Staller (Lidija Kordic), in arte Cicciolina, e il conseguente ingresso nell’industria pornografica con la nascita della trasmissione radiofonica, Voulez-vous coucher avec moi?, anticipano il sorgere dell’azienda e l’arrivo di Moana Pozzi (Denise Capezza) ed Eva Henger (Tesa Litvan), futura e storica compagna di Schicchi.

Gli occhi di chi racconta sono quelli di Debora Attanasio (Barbara Ronchi), autrice del libro da cui trae ispirazione la pellicola che altro non era che la segretaria dello stesso protagonista. È lei a raccontarci di come le trovate e l’effervescente spirito del regista ed imprenditore abbiano coniato, oltre che il termine, l’idea di pornostar, trasformando le sue attrici e compagne in vere e proprie dive note in tutto il mondo, alcune affacciatesi anche al cinema tradizionale ed altre persino in politica. Il divenire dell’intreccio trascina poi all’evolversi dei rapporti e delle carriere dei personaggi narrati, dal matrimonio con Eva Henger, poi divenuto relazione di sostegno e fiducia, anche in presenza del nuovo compagno di lei, si passa alle frustrate ambizioni di Moana Pozzi e ai problemi coniugali di Ilona Staller, fino ad arrivare al prima al declino di quell’idilliaco universo segnato dalle contraddizioni, dall’illegalità e dallo scontro con una sua difficile accettazione, e poi alla morte del suo fondatore, sconfitto dal diabete nel 2012.

Amorale, mai immorale

Giulia Steigerwalt cinematographe.it

Diva Futura è il racconto della parabola tragica di un gruppo di personaggi, è il racconto di una grande famiglia e delle sue dinamiche, il racconto di un mondo che ha sfidato la censura, di un mondo autodefinitosi amorale mai immorale, è il racconto di chi ha scherzato con l’illegalità senza mai nascondersi e contrapponendosi ad un universo mediatico la cui perversione veniva taciuta e le cui molestie si nascondevano seppur scontate, al contrario di chi, esibendo apertamente la propria disinibizione, viveva il sesso con serenità e rispetto. Diva Futura è il racconto di Riccardo Schicchi e della sua genialità, della sua intraprendenza, della sua simpatia, del suo fascino gentile, del suo essere amato e benvoluto da tutte le sue collaboratrici, tutte sue confidenti, amanti ed amiche a tratti rivali, ma sempre presenti, al suo fianco sino alla fine. Diva Futura è il racconto delle dive del porno, future ma soprattutto presenti, non solo in quei loro corpi perfetti, non solo in quella loro irresistibile sensualità, ma soprattutto nei loro drammi, nelle loro insicurezze, nella loro difficoltà di essere considerate persone prima che oggetti. Diva Futura è il racconto di un uomo che, vissuto tra le donne, le ha spogliate di ogni freno inibitorio e ne ha fatte delle star, il racconto di un uomo testimoniato da una donna e riadattato da una donna; è lo sguardo femminile sulle mosse di colui che ha mercificato il corpo delle sue dive, con l’intenzione di glorificarlo.

Diva Futura: valutazione e conclusione

Diva Futura cinematographe.it

È la stessa regista, Giulia Louise Steigerwalt, a definire il suo film come una parabola tragica ed è interessante ragionare su come tale tragicità sia poi invero alleggerita da un tono spesso scanzonato, ironico, che diverte e che cerca di restituire quell’inconsapevolezza e quella giocosità che hanno fatto sì che una realtà di quel genere divenisse possibile. Il film, scritto dalla stessa regista, sa toccare, sa commuovere, ma molto spesso diverte e lo fa innanzitutto nel personaggio interpretato dal giovane Castellitto, bravissimo nel rendere quell’indole educata e scherzosa di Schicchi, credibile perché raccontata dalla sua segretaria Debora, ancor prima che dall’autrice.

Il narrato segue un andamento temporale sfalsato di continuo, che prima mostra e poi dimostra, che spiega sempre a ritroso ma arriva alla fine ad aver ben definito ogni pezzo del puzzle. Un montaggio probabilmente sperimentato in maniera eccessiva che, a livello registico, si accompagna alla discutibile scelta di muovere continuamente la macchina attorno ai personaggi e alle scene rappresentate, attorno agli abbondati primi piani che, inversamente, risultano condivisibili e corretti. Eccessive anche la ricerca fotografica di Vladan Radovic e, in particolare, la colonna sonora di Michele Braga, che vuole rimarcare la contestualizzazione e raccontare quegli anni, ma lo fa saturando la pellicola di suono, non lasciando mai unicamente spazio all’immagine, un’immagine che comunque ben inquadra una parte di storia della cinematografia italiana che fino ad ora, dal cinema, non era mai stata così raccontata.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

3.1