Andrea Camilleri e quella strana coincidenza legata al suo compleanno
Figlio unico di un ispettore delle compagnie portuali di Porto Empedocle, alle porte della Girgenti pirandelliana, il piccolo Andrea Camilleri, nato il 6 settembre del 1925, era solito ascoltare avidamente i discorsi degli ufficiali di marina, di navi da guerra o mercantili che il padre invitava spesso a pranzo a casa loro. Quegli uomini parlavano di avventure in mare, di isole esotiche, di burrasche e di tempeste. Il bambino alimentava la sua fantasia, già ben nutrita dalle numerose letture, e costruiva così, racconto dopo racconto, il sogno di diventare a sua volta ufficiale di marina.
Le cose per lui sarebbero andate diversamente: dispensato dall’esame di maturità a causa della guerra, nel 1944, diciannovenne, s’iscrisse alla facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, senza tuttavia conseguire la laurea poiché preferì la politica agli studi filologici: nel 1945 aderì al partito comunista, proprio lui che, allevato dal padre perché si conformasse all’ideologia fascista, ancora bambino aveva scritto a Mussolini una lettera pregandolo di permettergli di partire per il fronte. Trasferitosi a Roma alla fine degli anni Quaranta, studiò regia all’Accademia nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico” e, nei primi Cinquanta, iniziò a curare regie di testi pirandelliani – sua nonna paterna, Carolina Morello, era tra l’altro cugina del romanziere e drammaturgo girgentino – e di altri autori capitali del Novecento. Venne assunto in Rai, dopo un primo rigetto a causa della sua fede comunista, alla fine degli anni Cinquanta, e, per la rete televisiva nazionale, curò la produzione di numerosi sceneggiati di successo, tra i quali il Maigret di Gino Cervi.
Camilleri: l’arte del racconto tra oralità, senso del dramma e ritmo televisivo
L’esperienza televisiva gli consentì di consolidare la padronanza dei meccanismi narrativi, meccanismi che già dominava con maestria in virtù di un cristallino talento per l’affabulazione: impregnato di cultura orale, a cui si aggiunse poi la preparazione drammaturgica raggiunta nel suo percorso accademico, Camilleri veniva spesso spronato dal padre a inventare storie per intrattenerlo. La sua lingua narrativa, un impasto di dialetto e italiano nazionale, asseconda un andamento musicale, il flusso trascinante delle sonorità siciliane. Scrivere in quel linguaggio meticcio, anziché essere forma di contaminazione, significò, per lo scrittore, liberare la lingua della sua terra dall’imposizione dell’italiano standard, affrancarla dall’idioma coloniale, normato e normante, conservandola però tersa e comprensibile a qualsiasi lettore.
Il suo debutto nella narrativa arrivò nel 1978, ma la popolarità come scrittore la raggiunse grazie al personaggio di Salvatore Montalbano, comparso per la prima volta nella scena editoriale nel romanzo La forma dell’acqua (1994), in seguito reso popolarissimo dal suo alter ego televisivo Luca Zingaretti. Il cognome, Montalbano, è un omaggio a Manuel Vázquez Montalbán, scrittore natio di Barcelona di cui Camilleri divenne amico e con cui ebbe molto a che spartire: entrambi figli unici; entrambi uomini di sinistra determinati alla militanza; entrambi appassionati di enogastronomia; entrambi ‘padri’ di commissari – Montalbano e Pepe Carvalho – senz’altro vitalissimi e gaudenti, ma anche inclini a incupirsi, schiacciati da una personalità ritorta che li orienta a relazioni sentimentali difficili con donne sì intelligenti e stimolanti, ma anche (fisicamente o emotivamente) distanti.
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Montalbano di Andrea Camilleri: l’arte dell’investigazione, tra intuitività e mutevolezza del sentire
Salvo Montalbano è, come ogni detective romanzesco che si rispetti, dotato di finissimo intuito, della capacità di “cogliere, a pelle, a vento, a naso, l’anomalia, il dettaglio macari impercettibile che non quatrava con l’insieme, lo sfaglio minimo rispetto all’ordine consueto e prevedibile”: di lui, legato alla genovese Livia Burlando, coccolato in sua assenza dalla governante Adelina Cirinciò, scopriamo che è orfano prematuro di madre, affettivamente vicino a un padre con cui pure non riesce a comunicare, ritroso e volubile di impressioni, in fondo vulnerabile a immalinconirsi, soprattutto quando cambia il tempo. In Acqua in bocca, romanzo del 2010, ci viene rivelato il suo giorno di nascita: il 6 settembre del 1950. Lo stesso, a eccezione dell’anno, del suo autore.
Sole in Vergine entrambi e, a voler dare credito all’oroscopo, i tratti del segno solare vengono confermati dal comune ingegno e dall’abilità a creare collegamenti tra intuizioni e deduzioni, energia sensitiva e raziocinio nonché da una scrupolosa, irrinunciabile deferenza nei confronti delle proprie manie: per Montalbano, pranzare in assoluto silenzio; per Camilleri, scrivere romanzi con lo stesso numero di pagine – 180 – e di capitoli – 18 – per un totale di 10 pagine a capitolo. Se il racconto finiva per occupare una pagina in più, Camilleri riscriveva tutto daccapo perché ciò significava inequivocabilmente che qualcosa, all’interno del testo, non funzionava.
Seguendo questa regola, di romanzi con Montalbano protagonista ne ha scritti ventotto, a cui vanno sommate le autoantologie dai titoli Un mese con Montalbano, Gli arancini di Montalbano e La paura di Montalbano. Ma l’opera dello scrittore siciliano è certamente ben più vasta del ciclo dedicato al suo commissario e sopravanza in profondità e diramazioni la notorietà che ne ha ricavato. Eppure oggi, nel giorno che condivide con il suo antieroico investigatore, ci piace celebrarlo soprattutto per quella paternità creativa tanto felice e per la fratellanza morale con il suo personaggio, l’ex sessantottino idealista che non ha fiducia nei politici, non si occupa mai di burocrazia e che s’ingarbuglia quando deve parlare in pubblico, un uomo che accetta i fastidi della solitudine e dell’incomprensione altrui pur di fare ciò che è giusto. Di questo suo incorruttibile desiderio di giustizia ha infuso noi che lo abbiamo seguito nei libri e in tv e il suo autore che, mettendolo al mondo, ha scelto per lui – e non deve essere un caso – il suo stesso compleanno.