The Penguin: morte (im)prevista di Oswald Cobblept

Breve analisi del valore simbolico dell'iconico personaggio di Batman, interpretato da Colin Farrel nella serie The Penguin di HBO

L’immaginario costruito in più di ottant’anni attorno all’universo fittizio di Batman, è oramai entrato a far parte della cultura pop mondiale. Sembra infatti che la mitologia dell’eroe DC Comics sia stata in grado di travalicare i confini del mondo fumettistico e imporsi nel più ampio immaginario mediale mainstream dell’odierna cultura popolare. Batman, Gotham City, i suoi abitanti e villain, hanno raggiunto lo status di feticci culturali, all’interno di un’industria dello spettacolo sempre più pervasiva.

Da Joker a Penguin. Il cattivo simbolico

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Si pensi al fenomeno Joker che, grazie all’omonimo film di Phillips del 2019 (di cui è prevista l’uscita del sequel il 2 ottobre 2024), ha visto la nemesi storica di Batman trasformarsi in un’icona globale di tendenze culturali specifiche, come le bislacche rivendicazioni Incel, da un lato e una certa cultura populista anti-sistema, dall’altro. Se questo fenomeno di risemantizzazione culturale non è nuovo, ciò che colpisce nel caso Joker è la capacità, che il film ha avuto, di attuare un simile processo slegandolo, più o meno, dal contesto fumettistico di provenienza e in generale dalla sua controparte eroica.
Phillips, pur non rinunciando a inserire nel film riferimenti alla storia fumettistica del villain, si è rivolto alla storia del cinema, in particolare a quella della New Hollywood, per caricare di nuovi significati il suo antieroe. In altre parole, ha ricondotto a una semplificazione cartoonesca l’inquietante parabola morale raccontata da film come Taxi Driver (Scorsese, 1976) o Il Giustiziere della notte (Winner, 1974), che vedeva la vittima di una società violenta e criminale, trasformarsi in un giustiziere spietato. Questa reinterpretazione urbana e reazionaria di un certo eroismo tipico del western classico, diventa, nel film di Phillips, il punto di partenza per una riflessione sul concetto stesso di giustizia, sui meccanismi di mitizzazione della società dello spettacolo e sulle iniquità del neoliberismo reaganinano, utilizzate metonimicamente per parlare delle odierne problematiche socio-economiche americane.

Oswald Cobblept. Un gangster (filmico) archetipico

The Penguin, la serie prodotta da Matt Reeves, che vede per protagonista un altro storico villain di Batman, si presenta come successore ideale dell’operazione Joker. Stavolta però il personaggio è legato alla saga iniziata in The Batman (Reeves, 2022), film nel quale era stato presentato al pubblico. Nonostante una rilettura inizialmente difforme rispetto alle canoniche rappresentazioni fumettistiche, l’Oswald Cobblepot raccontato dalla serie HBO, finisce lentamente per diventare una sorta di compendio di varie fasi della storia multimediale del personaggio.
Phillips, nel suo film, aveva optato per creare una narrazione indipendente da altre storie di Joker, all’interno della quale inserire situazioni e temi prettamente fumettistici, come l’adattamento di una celebre scena di The Dark Knight Returns di Miller. Lauren LeFranc, sceneggiatrice e showrunner della serie, parte invece dal fumetto Penguin: Pride and Prejudice (Hurwitz e Kudranski) e dallo story arc seguito dal personaggio nelle prime stagioni di Gotham (AA. VV., 2014-2019) per delineare l’ascesa criminale di un “avido umo bianco di mezza età” – secondo le parole della stessa LeFranc – attraverso tappe che si rifanno ai vari momenti della storia editoriale recente di Oswald. Da tale quadro vengono espulse le connotazioni più weird del personaggio, come il legame con i volatili e gli ombrelli-arma, così da ottenere l’incarnazione moderna del self-made man gangster, figura archetipica del cinema noir classico, nella variante gangster movie.

The Penguin e le note vincenti della serie TV HBO

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The Penguin presenta infatti tutti gli elementi tipici del genere. Il background socioeconomico dell’ascesa al potere di Oswald è dato da una crisi economica e sociale, che nel gangster movie appariva essere specchio della Grande Depressione. Qui è legata, invece, alle azioni compiute dall’Enigmista in The Batman e rimanda, nel mondo reale, alla minaccia del ritorno del populismo reazionario, come risposta a un generale impoverimento della classe operaia statunitense. I vari Cesare Bandello, Tony Camonte e compagnia delinquente erano tutti immigrati di seconda generazione, per lo più italiani, immersi in rapporti morbosi con i familiari femminili, in primo luogo con un’ingombrante figura materna.
Oswald, dal canto suo, si guadagna un possibile genitore italoamericano mafioso e una madre malata che accudisce e da cui è dipendente all’inverosimile – relazione già esplorata in Gotham e in alcuni fumetti recenti, peraltro. Infine laddove la scalata al potere in film come Nemico Pubblico (Wellman, 1931), Piccolo Cesare (LeRoy,1931) e Scarface – Lo sfregiato (Hawks, 1932) veniva rappresentata da una serie di oggetti/marche del successo di una società agli albori del fordismo, come telefoni, sigari, automobili e vestiti di lusso, in The Penguin è principalmente il vestiario ad assumere questo valore.

The Penguin: tutti gli abiti di Oswald

Gli outfit di Oswald infatti cambiano, adattandosi a diverse visioni del personaggio, che nella vicenda narrata segnano le varie tappe della sua ascesa socio-criminale. Il completo bianco degli inizi si rifà alla visione che ne diedero Dixon e Nolan su Detective Comics, quando lo trasformarono nel gestore del nightclub Iceberg Lounge. Il completo con cappotto sgualcito, senza cravatta, che adotta, una volta stabilitosi in una metropolitana abbandonata – luogo che riecheggia tra l’altro, anche nelle scelte fotografiche, l’interpretazione burtoniana del villain di Batman – il ritorno (1992) – si rifà alla nota serie videoludica Arkham e lo presenta per la prima volta come un boss di un underground di reietti in aperta competizione con i mafiosi più tradizionali e socialmente integrati. Infine nel momento di trionfo, dopo aver sconfitto la competizione ed essersi inserito fra le élite politiche di Gotham – altra citazione burtoniana – finisce per indossare il classico completo storico dei comics, con frac nero, gilet giallo e cappello a cilindro.

The Penguin: il volto del Male

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Questa trasformazione da gangster di basso livello a eminenza grigia nello scenario criminale di Gotham City, viene raccontata per lo più adottando un tono grottesco, eliminando ogni traccia di umanità dal personaggio, il quale arriva a mentire spudoratamente rischiando anche la vita della madre. Se ne sottolinea così la natura irrimediabilmente corrotta. Tanto che gli viene attribuita come caratteristica fisica una deformità del piede che lo costringe a zoppicare, con un chiaro rimando – non privo di implicazioni problematiche – all’iconografia demoniaca medievale. Laddove, dunque, il compito di rappresentare l’aspetto tragico del successo effimero dell’ascesa socio-criminale, viene attribuito alla nemesi di Oswald, Sofia Falcone, riletta attraverso il filtro di un banale revanscismo gangsteristico pseudo-femminista, al Pinguino non rimane che sobbarcarsi il ruolo di manicheo simbolo di un American Dream deviato, improntato su un’avidità così radicale e crudele da risultare macchiettistica, piuttosto che shakespeariana.

La serie, oltre a perdersi lungo traiettorie narrative soap-operistiche (tutta la vicenda della famiglia Falcone e il rapporto di Oswald con la madre), finisce, di conseguenza, per annacquare i presupposti sociologici su cui sembrava volersi innestare. Così che, alla fine, The Penguin non solo non riesce a offrire una reinterpretazione dell’archetipo del villain supereroistico realmente significativa nel contesto socioculturale odierno – come era stato, nel bene e nel male, il Joker di Phillips – ma riconduce a una visione semplicistica e grottescamente parodistica – si pensi allo scontro fra il protagonista e il boss Maroni – uno dei più noti antagonisti di Batman, che altre opere (fumettistiche e audiovisive) avevano invece dotato di una certa profondità e fascino.

The Penguin è disponibile in Italia su Sky e NOW dal 20 settembre 2024.