The Last of Us: ecco 5 buoni motivi per cui il gioco per PS4 deve diventare un film
Qualche giorno fa vi abbiamo rivelato delle informazioni inerenti la produzione del film The Last of Us. Da quanto è trapelato, ci sarebbero dei sui diritti del videogioco che, chi lo conosce può confermare, è uno dei più importanti degli ultimi tempi.
The Last of Us ebbe molto successo tempo fa su Play Station 3, mentre oggi si trova in una splendida versione remastered per Play Station 4. La Sony (il videogame è infatti assoluta esclusiva Play Station) detiene tutti i diritti dell’opera e con questo colosso Neil Druckmann deve fare i conti. Riusciranno a trovare un accordo? Noi speriamo vivamente di si, anche perché ci sono almeno 5 motivi per i quali The Last of Us può diventare un film e ve li diciamo di seguito!
Una trama adattabile e favolosa
Non è molto strano che un film sia ispirato da un videogioco. Anzi, ultimamente sta avvenendo sempre più spesso; pensiamo ad esempio all’ottimo Warcraft (recensione qui). Parlando di The Last of Us la sua particolarità è che il film potrebbe partire direttamente da una trama già bella e pronta, che funziona ed appassiona. Molto più facile dunque il lavoro che si andrebbe a fare con la storyboard.
Chi ha giocato a The Last of Us si rende conto immediatamente di una cosa: la trama è favolosa. Lo scetticismo iniziale, all’annuncio del lancio del videogioco nel lontano 2013 di The Last of Us, fu diffuso. Pensiamo che poteva essere, se mal trattato, un altro titolo che andava a riempire gli scaffali di store online e store fisici e trattava la scontatissima trama di un mondo post apocalittico e con zombie che intasavano le strade non solo di Boston (luogo di inizio dell’avventura) ma di tutti gli States. Invece no, la storyboard è avvincente.
Personaggi spaventosamente reali
I personaggi sono spaventosamente reali. Il lavoro più difficile di sceneggiatori e soggettisti è proprio quello di caratterizzare i personaggi, rendendoli reali, tangibili, facendoli sembrare, all’interno di un determinato racconto (poiché il film nasce sempre e solo da questo: da un racconto) verosimili.
The Last of Us, nonostante sia un videogioco, ci porta ad incontrare Joel ed Ellie. La prima impressione che si ha, soprattutto nel vedere il modo di agire di Ellie, è quella di osservare una vispa ragazzina che potrebbe tranquillamente essere la vostra vicina di casa. Una bambina con le sue paure, con i suoi timori ma che è costretta ad affrontare un mondo esterno ricolmo di dolore e di violenza. La storia di Ellie potrebbe essere, ad una lettura più attenta, una metafora della vita di ogni adolescente.
L’ambientazione negli States
Questo potrebbe facilitare moltissimo le riprese e i costi del film. Il videogioco è totalmente ambientato negli Stati Uniti d’America, la lente del videogiocatore segue i due protagonisti intenti ad uscire dalla zona militarizzata, definita zona di quarantena di Boston e a muoversi attraversando alcuni scorci degli Stati Uniti. Da Pittsburgh, passando per Salt Lake City fino al Colorado.
Ottima organizzazione dei “non morti”
Il quarto motivo potrebbe essere proprio la presenza di nemici che mostrano un lato psicologico mai visto prima in un videogioco. Innanzitutto, e con questo facciamo un piccolo riferimento al gameplay, è molto difficile incontrare antagonisti con una IA come quella di The Last of Us. I nemici non solo vi daranno la caccia senza tregua ma vi inseguiranno e i loro movimenti saranno imprevedibili. Non durerete molto ad uno scontro a fuoco contro più di una persona.
L’organizzazione della criminalità in The Last of Us ha fatto davvero la storia del videogioco. Molti survivor game usciti in questi anni hanno copiato o ripreso la divisione utilizzata all’interno di questo videogioco per classificare i nemici. Infatti, nel mondo post apocalittico ogni essere umano cercherà di procurarsi cibo e acqua, oltre a munizioni e mezzi di sostentamento con azioni spesso prive di ogni moralità. La brutalità con la quale si trattano determinati argomenti non è mai troppo scontata o esagerata.
- Cadaveri= non possono attaccare ma contengono comunque il fungo Cordyceps, questo fungo crescerà su muri e pavimenti intorno al corpo e quindi infetterà con le sue spore chi si avvicinerà.
- Bloater= molto più resistenti degli infetti normali, sono al quarto stadio e possono essere molto forti. Mostrano placche sul corpo.
- Clicker= le placche sono presenti su tutto il corpo.
- Stalker= si nascondono e attaccano soltanto se si passa vicino al loro nascondiglio.
- Runner= attaccano le persone se vedono troppo movimento, non sono riconoscibili come infetti poiché sono al primo stadio della malattia
Nel quarto motivo è facilmente intuibile di quanto sia diversificato e ben organizzato il mondo di The Last of Us.
Il cinema ha bisogno di un bel survivor
Il quinto e ultimo motivo è che da troppo tempo l’industria cinematografica non propone un survivor fatto a dovere. Sembrano passati secoli dall’uscita di The Road (cliccate sulla nostra recensione), oppure di Codice Genesi e compagnia bella. Di ogni film che tratti di mondi possibili in seguito a disastri ambientali o umani. I survivors, nonostante siano il seme creativo di molti videogiochi usciti ultimamente, scarseggiano sempre di più nel campo cinematografico. Non ci resta che attendere notizie e sperare in un accordo tra i vari produttori.