La Sindrome di Antonio: recensione del film di Claudio Rossi Massimi

La Sindrome di Antonio (trailer) è un film scritto e diretto da Claudio Rossi Massimi e rappresenta la versione cinematografica dell’omonimo libro pubblicato da Massimi nel 2005.

Ne La Sindrome di Antonio vi è l’ultima apparizione di Giorgio Albertazzi nel ruolo di Klingsor, un pittore silente.

La Sindrome di Antonio

La Sindrome di Antonio è uno di quei film che parte con l’intendo di rompere gli schemi canonici dei romanzi di formazione che si tramutano in opere cinematografiche ma che per una serie di imperdonabili esattezze si condannano alla bruttura e alla mediocrità, nonostante la presenza – solo in parte – “salvifica” di personaggi empatici come Giorgio Albertazzi e Remo Girone.

La Sindrome di Antonio

Nel settembre del 1970 Antonio Soris (Biagio Iacovelli) parte da Roma alla volta di Atene, con pochi soldi in tasca, alla ricerca della caverna e dei luoghi che hanno ispirato Platone. Il giovane ragazzo è convinto, infatti, che “per capire fino in fondo un uomo e le sue idee bisogna andare nel posto in cui quell’uomo e quelle idee hanno avuto origine”. Inoltre sostiene, da fervente e colto sessantottino, che Ernesto Che Guevara sia una sorta di reincarnazione del filosofo greco Platone.

Arrivato in Grecia, conosce la bella, divertente e a tratti saccente Maria (Queralt Badalamenti) dal cui fascino non rimane affatto indifferente. Insieme a lei visita Atene, Delfi, Tebe, il Pireo, subendo le suggestioni che fino a poco tempo prima poteva solo immaginare. Luoghi senza tempo che permettono ad Antonio di abbandonarsi ad una suggestione impagabile.

In giro tra i templi, mare cristallino e coste mozzafiato, i due ragazzi instaurano un rapporto fatto di allegria, scambi di opinioni sulla vita sociale e politica, smascheramento di luoghi comuni. Spesso sono a tavola, seduti di fronte all’altro. Nei loro discorsi e nelle loro trattenute e malcelate volontà si innesta, in modo curiosamente garbato, una passione che non si compierà mai.

Nel viaggio di Antonio però ci sono altri incontri: quello con Efisio (Moni Ovadia), quello con Vassilis (Antonio Catania), il proprietario della locanda in cui alloggia Antonio, quello con Lissa (Chiara Gensini), una donna folle che pone indovinelli sul senso della vita, e ancora quello con Klingsor (Giorgio Albertazzi), il pittore silente che spera nel ritorno della sua compagna scomparsa da anni.

Tutto ciò che ruota intorno ad Antonio ed alle sue convinzioni viene confutato e ribaltato dalle suggestioni, dall’inizio alla fine. Tutto viene raccontato dalla voce fuori campo dell’amico Gino (Remo Girone, interpretato nell’età giovanile da Stefano Scialanga).

Ne La Sindrome di Antonio non risplende nulla, con una regia statica per un racconto che auspicava di essere dinamico. Un racconto di formazione che per impianto è accostabile a quei film generazionali tratti dai romanzi di Federico Moccia, con l’aggiunta ipocritamente colta e chiaramente snobistica della materia filosofica.

La qualità attoriale dei protagonisti risente marcatamente di un’acerbità che cozza amaramente con i due nomi intoccabili – per enormità e valore artistico – del cast: Remo Girone e Giorgio Albertazzi. Il primo narratore empatico e emozionale, il secondo in un breve cameo di un personaggio con la quale il protagonista Antonio non interfaccia minimamente, sprecando probabilmente un’occasione.

Nel complesso, La Sindrome di Antonio delude anche per una serie di inesattezze, banali ma palesemente evitabili, a cominciare dai costumi inappropriati del protagonista: impensabile, infatti, per un ragazzo degli anni ’70 indossare dei jeans maschili anni 2000 a vita bassa.

Disattenzioni produttive e tecniche imperdonabili per un film che poteva essere ricordato per essere diverso dagli altri, con una storia introspettiva che coinvolge i luoghi dell’anima e bellissimi angoli del mondo e che invece rischia di essere ricordato per una recitazione fastidiosamente impostata (proprio al cospetto del grande Albertazzi), piccoli ma significativi errori eludibili come il trattamento di una materia – la storia della filosofia – che proprio sul grande schermo avrebbe avuto bisogno di essere resa diversamente.

La Sindrome di Antonio è prodotto da Lucia Macale di Imago Film e Corrado Azzollini di Draka Production, il film sarà distribuito da Draka Distribution dal 17 novembre.
Regia - 1.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 0.5
Sonoro - 2
Emozione - 0.5

1.5