Perché tutti stanno criticando Avetrana, la serie Disney+ su Sarah Scazzi?

Avetrana – Qui non è Hollywood di Disney+ deve ancora uscire, ma ha già attirato l'attenzione (e le critiche) del pubblico.

La serie televisiva Avetrana – Qui non è Hollywood, incentrata sul caso dell’omicidio di Sarah Scazzi, ha suscitato una notevole attenzione sin dal suo annuncio. Il tragico omicidio della quindicenne, avvenuto ad Avetrana nel 2010, è stato uno dei casi più mediaticamente seguiti in Italia, e ha scosso profondamente l’opinione pubblica. La serie tenta di raccontare i fatti dietro la vicenda e la sua esposizione nei media, ma ha anche sollevato diverse critiche, sia da parte degli spettatori che della stampa, per vari motivi che spaziano dall’etica della narrazione fino alla sua qualità artistica.

Avetrana – Qui non è Hollywood e la pornografia del dolore

Uno degli aspetti maggiormente criticati è l’accusa di sfruttare una tragedia per scopi commerciali. Molti ritengono che il dolore della famiglia Scazzi, già amplificato in modo eccessivo dai media all’epoca del caso, venga nuovamente messo in piazza, questa volta sotto forma di fiction. Alcuni osservatori e commentatori hanno sottolineato come la serie, nel tentativo di ricostruire la vicenda, rischi di cadere nel voyeurismo e nel sensazionalismo, amplificando una tragedia familiare che ha già subito un’attenzione mediatica morbosa per anni.

In particolare, la famiglia di Sarah ha espresso disapprovazione per il progetto, ritenendo che si tratti di un’ulteriore strumentalizzazione della sofferenza subita. Nonostante gli autori della serie abbiano più volte dichiarato di voler offrire una riflessione critica su come i media abbiano trattato il caso, le voci critiche ritengono che il prodotto finito non si discosti abbastanza dall’approccio sensazionalistico.

La rappresentazione di Avetrana e le minacce legali del sindaco Antonio Iazzi

Un’altra critica riguarda la rappresentazione della cittadina di Avetrana e del contesto sociale del sud Italia. Alcuni spettatori e critici hanno accusato la serie di dipingere Avetrana come un luogo desolato e privo di speranza, una sorta di “non-luogo” che alimenta un’idea stereotipata del Mezzogiorno come teatro di tragedie umane e criminali. Questo tipo di narrazione è stato visto come un tentativo di creare una contrapposizione tra la provincia meridionale, ritenuta arretrata e intrisa di dinamiche familiari opprimenti, e un’immagine idealizzata del resto del paese.

Questa lettura ha provocato discussioni sul rischio che la serie perpetui luoghi comuni e narrazioni semplicistiche sul Sud Italia, senza fornire una visione più complessa e sfumata del contesto socio-culturale. Come aggravante, è stato fatto notare che il poster della serie, unito al sottotitolo “Qui non è Hollywood”, potesse far sembrare il tutto troppo denigratorio, o addirittura parodistico alla “Checco Zalone e Maccio Capatonda”.

Anche il sindaco di Avetrana Antonio Iazzi è intervenuto sulla vicenda, rilasciando quanto segue a Repubblica: “Nessuno ha chiesto all’amministrazione comunale di poter utilizzare il nome di Avetrana. In passato abbiamo avuto documentari e speciali sulla morte di Sarah, ma questa locandina, a corredo della didascalia, è del tutto denigratoria. Non vorrei esprimermi, in questo momento, ma insieme con i miei avvocati nei prossimi giorni decideremo se procedere per vie legali.”

Il sindaco di Avetrana sottolinea che da anni il comune italiano “dopo la tragedia, sta cercando di allontanare da sé i tanti pregiudizi dettati dall’omicidio. E questo nuovo ritorno su un fatto così grave rappresenterebbe un brusco stop al processo di crescita e di rinascita di un’intera comunità”.

Una critica al giornalismo

Nonostante le critiche, c’è anche chi difende la serie, sottolineando che uno degli obiettivi principali di Avetrana – Qui non è Hollywood è proprio quello di mettere in luce l’invadenza dei media nella vicenda. Durante il processo per l’omicidio di Sarah Scazzi, l’attenzione mediatica fu incessante e invasiva, trasformando un caso giudiziario in uno spettacolo pubblico. Alcuni vedono nella serie una sorta di riflessione autocritica sul modo in cui il giornalismo televisivo e i talk show abbiano gestito la vicenda. Tuttavia, anche questa intenzione non è stata sufficiente a placare le critiche, poiché, per molti, il solo fatto di produrre una serie su questi eventi rischia di replicare quello stesso circo mediatico che intende criticare.

I mostri di Netflix sì, ma Avetrana no?

Tra chi difende l’idea di Disney+ di dare rilievo alla vicenda, c’è anche chi ha usato come metro di paragone la popolare serie antologica Netflix Monsters, creata da Ryam Murphy e che, di recente, ha presentato agli abbonati Monsters: La storia di Lyle e Erik Menendez. “Però se si racconta di Dahmer o altri serial killer americani va benissimo, nessuno si scandalizza, anzi facciamo pure i complimenti per la somiglianza degli attori. L’incoerenza regna”, si legge sotto al post Facebook del poster. “Gente che commenta senza nemmeno sapere che su Disney+ c’è di tutto da svariati anni con la sezione Star. Magari la stessa gente che ha visto e apprezzato, giustamente, Dahmer, ma che poi dice che certi argomenti non vanno toccati”.

Diretta da Pippo Mezzapesa e basata sul libro Sarah la ragazza di Avetrana di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, Avetrana – Qui non è Hollywood verrà presentata in anteprima alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma, per poi debuttare su Disney+ il prossimo 25 ottobre.