TFF34 – Sadie: recensione del film di Craig Goodwill
Sadie è un film del 2016 di Craig Goodwill, presentato in anteprima mondiale al Torino Film Festival 34 nella sezione Festa Mobile e girato in larga parte proprio nel capoluogo piemontese. La pellicola è stata realizzata anche grazie al supporto della Torino Piemonte Film Commission e con i contributi derivanti dal Tax Credit italiano. I principali interpreti del film sono Analeigh Tipton, Marta Gastini, Jacob Cedergren e Valentin Merlet.
Sadie Glass (Analeigh Tipton) è una scrittrice emergente, impegnata nella promozione del suo ultimo lavoro in Italia; durante il tour, si imbatte nella sua ex fiamma Alex (Jacob Cedergren), che le chiede di unirsi a lui per un weekend in una villa in campagna. Anche a causa del momento negativo con il fidanzato Thierry (Valentin Merlet), Sadie accetta l’invito, a patto che insieme a lei sia presente anche Francesca (Marta Gastini), ragazza da lei appena conosciuta e con la quale è subito entrata in sintonia. Una volta arrivata sul posto, Sadie viene trascinata in un surreale vortice di perversione, droga e morte, che la metterà di fronte ai fantasmi del suo passato e ai suoi desideri più profondi e nascosti.
Sadie: una sceneggiatura debole e per larghi tratti prevedibile al servizio di una messa in scena farraginosa e artificiosamente misteriosa
Giunto a Torino circondato da curiosità e affetto per le diverse location piemontesi sfruttate nella produzione e per i vari membri italiani del cast tecnico e artistico (fra cui la scenografa Paola Bizzarri, la responsabile dei costumi Silvia Audisio e il compositore Silvio Amato), Sadie si rivela la più grossa delusione di questo primo scorcio di TFF34. Il film di Craig Goodwill infatti non riesce mai a creare una reale connessione con la trama e con i propri protagonisti, fiaccato da una sceneggiatura debole e per larghi tratti prevedibile e da una messa in scena farraginosa e artificiosamente misteriosa.
I principali difetti di Sadie risiedono in una prima parte confusa e prolissa, che non riesce mai a caratterizzare degnamente i personaggi principali, chiudendosi così a riccio in un esasperato clima di tensione e mistero, dietro al quale si rivela ben presto esserci poco più del nulla cosmico. A franare insieme al resto della pellicola sono anche gli interpreti: piatti, monocorde e incapaci di conferire ai propri personaggi quel minimo di spessore e tridimensionalità necessari per rendere ciò che avviene su schermo credibile e coinvolgente. A distinguersi è la sola Marta Gastini, che con la sua miscela di candore e seduzione riesce a sopperire alla perenne apatia dei colleghi.
A salvarsi in Sadie sono solo le ottime location e le buone scenografie
A salvarsi in questo progetto complessivamente fallito sono sicuramente le ottime location e le buone scenografie, che offrono al regista terreno fertile per realizzare alcune sequenze torbide ed esoteriche dal buon impatto visivo ed emotivo. Peccato che tali sequenze rimangano solo degli sprazzi isolati di vitalità e freschezza all’interno di un film vuoto e irrimediabilmente ordinario, che si chiude nel più prevedibile dei finali a effetto, probabilmente l’unica maniera di concludere le tante parentesi aperte e mal sfruttate.
Nonostante i buoni presupposti, Sadie si dimostra un’ottima occasione mancata di fondere thriller, mistero e fantasy e di realizzare un prodotto fuori dall’ordinario. Quello che rimane del film sono così poche e isolate sequenze ben realizzate all’interno di un quadro in cui sono mancati coraggio, fantasia e probabilmente anche una chiara direzione da seguire. Un film velocemente dimenticabile, non meritevole né degli splendidi paesaggi nostrani, né della visibilità fornita da una rassegna importante come quella del Torino Film Festival.