TFF34 – Romeo e Giulietta: recensione dello spettacolo di Kenneth Branagh
Dopo il grande successo della versione cinematografica di Amleto, presentata lo scorso anno sempre all’interno del Torino Film Festival, Nexo Digital celebra i 400 anni dal matrimonio di William Shakespeare con la moglie Anne Hathaway portando al TFF34 e al cinema lo spettacolo teatrale firmato Kenneth Branagh, dedicato al più celebre dei drammi amorosi del drammaturgo e poeta inglese: Romeo e Giulietta.
Ad interpretare i due iconici e sfortunati amanti, i protagonisti di Cenerentola, il film con il quale il regista inglese ha raccolto ampi consensi durante la passata stagione cinematografia: Richard Madden e Lily James.
Per Romeo e Giulietta, Branagh sceglie un taglio in sintonia con il suo stile eccentrico ma mai fuori posto, dando vita ad uno pseudo-musical ambientato nella Verona degli anni ’50 e caratterizzando i personaggi ostentandone sapientemente umori, sentimenti ed italianità, col risultato di portare in scena uno spettacolo di oltre 2 ore che riesce a mantenere vivo e partecipe coinvolgimento dello spettatore.
Per introdurre le vicende dei Montecchi e Capuleti, il regista fa l’insolita scelta di una estemporanea ed esilarante prefazione, in cui un gruppo di giovani di oggi risponde ad alcune domande sulla sua visione personale dell’adolescenza in rapporto al mondo adulto: vantaggi, svantaggi e varie concezioni dell’amore sfilano sotto gli occhi del pubblico, lasciando aperto un principale interrogativo: gli aspiranti Romeo e Giulietta dei giorni nostri sono consapevoli di chi sono e di ciò vogliono, rispetto ai coetanei del passato?
A rispondere l’irrompere sulla scena dell’amore universale di Romeo e Giulietta, smorzato per l’occasione solo da un precedente infortunio di Madden comunicato al pubblico del Garrick Theatre di Londra prima dell’inizio dello spettacolo da Kenneth Branagh in persona, a voler sottolineare ancora una volta la bellezza e la verità del teatro rispetto al cinema, in cui tutto può essere riparato ed aggiustato in post-produzione.
In teatro, invece, va in scena uno stralcio di vita vera in cui pubblico ed attori interagiscono silenziosamente creando sintonie e distacchi in grado di influenzare in modo determinate l’esito della rappresentazione.
Lo spettacolo ha inizio: la scenografia si presenta sobria ma funzionale alla rapida ed efficace trasformazione da set esterno ad interno; Romeo Montecchi soffre per l’amore non ricambiato di Rosalina, ascoltato (e preso in giro) dal cugino Benvolio e dal fedele amico Mercuzio (uno strepitoso Derek Jacobi) che, presentatasi l’occasione, spingono Romeo a partecipare ad una festa in maschera a casa Capuleti, alla quale anche l’oggetto del suo disperato amore è stata invitata.
Romeo si reca alla festa ma ad incrociare e folgorare il giovane con il suo sguardo non è Rosalina, bensì Giulietta, quella che a festa finita e dopo averle giurato amore (questa volta corrisposto) scopre essere proprio la figlia dell’odiato padrone di casa Capuleti. Ai due giovani, ormai irrimediabilmente appartenenti l’uno all’altra, non resta allora che organizzare un matrimonio in segreto per poi annunciare a cose fatte il loro amore alle rispettive famiglie.
Ma presagi nefasti aleggiano nell’aria e prima che Romeo possa raggiungere la sua neosposa, il giovane viene attaccato da Paride, cugino di Giulietta, offeso dall’aver riconosciuto Romeo alla festa in casa propria. Nasce quindi uno scontro fra i due antagonisti e gli amici di Romeo, nel quale Mercuzio ha la peggio, morendo sotto la spada di Paride e costringendo il Montecchi a vendicare la morte dell’amico macchiandosi dell’omicidio del cugino della sua amata Giulietta.
Dopo che Romeo viene costretto all’esilio, Giulietta deve affrontare il contemporaneo dolore della morte del cugino e dell’essere stata promessa in sposa al giovane e virtuoso Paride per il giovedì successivo. Disperata e rinnegata dalla famiglia per non voler accettare tali nozze, Giulietta, d’accordo col prete che la unì al suo Romeo, beve un veleno in grado di simularne la morte, in attesa che 48 ore dopo possa svegliarsi accanto al suo amato e fuggire lontano con lui.
Ma la sventura non abbandona i due amanti e Romeo arriva troppo tardi, credendo morta Giulietta, suicidandosi per il dolore e determinando il suicidio dell’amata che, al suo risveglio, trova il marito morto accanto a lei.
La versione di Romeo e Giulietta della Kenneth Branagh Company gioca sull’enfatizzare l’impulsività dei due giovani amanti, spingendo il dramma shakespeariano verso una modernità comica e sopra le righe, in cui le donne vogliono essere libere ed emancipate – anche e soprattutto sessualmente – e gli uomini tentano invano di sottometterle al loro volere.
Meera Syal, nel ruolo della balia di Giulietta, mantiene brillantemente in piedi il taglio umoristico e scanzonato di Branagh, fino a quando lo svolgersi della trama non obbliga ad abbandonare ogni tentativo di far sorridere, lasciando Giulietta (e la sua performance inevitabilmente svuotata), sola al suo destino infausto.
Tuttavia, le due ore e venti di spettacolo scorrono piuttosto leggiadre, offrendo allo spettatore la possibilità di vivere un dramma ormai consunto da una prospettiva inedita ed avvincente, almeno per tre quarti della rappresentazione, confermando Branagh mattatore visionario di palco e grande schermo.
Romeo e Giulietta arriverà al cinema il 29 e 30 novembre 2016, distribuito da Nexo Digital.