Mike: recensione della miniserie Rai su Mike Bongiorno

Presentata alla Festa del Cinema di Roma 2024 e in onda su Rai Uno, Mike è disponibile anche su Rai Play.

Dopo la premiere alla Festa del Cinema di Roma 2024, arriva in tv la miniserie Mike che racconta gli inizi della carriera e la vita privata di Mike Bongiorno, in occasione del centenario della sua nascita e dei 70 anni della RAI. L’amore per lo sport, la staffetta partigiana, l’arresto a San Vittore, alcuni dei momenti cardine della giovinezza di una delle icone del mondo dello spettacolo italiano. Con due episodi, in onda sulla rete ammiraglia il 21 e il 22 ottobre 2024, Giuseppe Bonito prende la vita di una delle colonne della televisione italiana, il pioniere, e ne svela il volto meno noto, quello della giovinezza e della costruzione di quel ragazzo che poi diverrà Mr. Allegria – a vestire i panni di Mike, c’è prima Elia Nuzzolo poi Claudio Gioè. Ci sono gli esordi della carriera del conduttore e la vita privata – le due moglie fino ad arrivare alla nascita della relazione con Daniela Zuccoli – e offre un racconto della sua sfera personale, dall’infanzia a New York fino alla sua storia d’amore con Daniela Zuccoli (Valentina Romani). Diviso fra Stati Uniti e Italia, fra padre e madre, fra guerra e ricostruzione, ciò che Mike ha vissuto si allaccia inevitabilmente alla storia del nostro Paese, da lui scelto per mettere radici e formare la sua famiglia.

Il giovane favoloso Michael

Fuscagni: “Mike, è arrivato il momento che finalmente la gente conosca la tua storia”
Mike: “Io ho diviso sempre chiaramente lavoro e vita privata”
Fuscagni: “è anche chi, soprattutto tra i giovani, pensa che tu sia felice, fortunato, a cui è sempre andato tutto bene nella vita”

Il titolo dichiara l’intento della miniserie, quello cioè di portare sullo schermo l’uomo che ha reso celebre il quiz e, infatti, fin da subito lo spettatore vede primi piani, momenti intimi (il funerale di Philip Bongiorno, un uomo commosso per la perdita e bisognoso di sentire parole umane), tutto per entrare nella pelle e nel cuore di uno di cui si sapeva poco. Oltre Rischiatutto e Lascia o raddoppia c’è un ragazzo che ha fatto il partigiano perché amava la libertà, che ha costruito il suo mito un pezzo alla volta, uno che ha messo in pratica il self-made man.  Mike è un’icona, un nome che è tatuato nelle mura di tutte le televisioni ma qui si vuole mostrare ciò che è sotteso. Ha iniziato a fare il presentatore da giovanissimo e proprio riguardo la sua carriera non ci sono zone d’ombra, si conoscono tappe, sfide, successi, sono forse meno conosciuti i motivi per cui tutto è iniziato, i sacrifici fatti dal ragazzo nato in America e la solitudine che gli ha fatto da compagna.

Sampieri: è solo un’intervista. Se ci sarà qualcosa che non vuole dire, non risponda.. Michael Nicholas Salvatore Bongiorno, o semplicemente Mike Bongiorno. Moltissimi lo apprezzano, altri lo criticano. Quel che è certo è che dal 1954 entra nelle case degli italiani come fosse uno di famiglia”

Il racconto si apre nel 1971, Mike è all’apice della popolarità, l’Italia si ferma davanti alla televisione per guardare Rischiatutto, ormai Mike Bongiorno è un nome che risuona. La prima puntata si apre proprio con quest’uomo, vestito con i completi, impomatato e rigoroso nella conduzione che si lascia andare poi nelle sue solite – i più dicono “scrittissime” – gaffe che lo rendono molto umano, e con un’intervista da lui rilasciata nel 1971, al culmine del successo per raccontarsi al pubblico. Una camminata, in cui Gioè si mostra già da subito per il grande attore che è. Di spalle, firma autografi e saluta con il tipico gesto della mano del suo personaggio, il divo è lì, si dona, anche se per poco, a quel pubblico che tanto ama e per cui esiste. Si tratta della camminata di un vincente, di uno che conosce il luogo, lo spazio, il proprio corpo, Gioè ha studiato ogni minimo particolare, si vede la cura con cui ha intessuto l’ordito del suo personaggio, dà senso a ogni movimento. La postura, la gentilezza e la magnanimità di Mike, l’uomo che non è al di sopra di tutti ma è in mezzo a loro.

Mike vuole parlare di sé a cuore aperto, con un modello di intervista all’epoca assai di moda, intervistato e intervistatore, l’uno di fronte all’altro, scenografia minimale, ci sono solo le parole. Mr. Allegria riporta a galla ricordi, momenti, piccoli stralci di vita, che compongono il suo passato.

Mike: un ragazzo che guarda la tv americana e si innamora di un programma

Sampieri: “Partiamo dall’inizio”

Mike nasce nel 1924 a New York, il padre Philip (Tomas Arana) fallisce come imprenditore a causa della crisi mondiale del 1929. In quell’occasione Michael e la madre Enrica (Clotilde Sabatino) si trasferiscono a Torino, dove vivono i parenti italiani di lei. Philp impiega cinque anni per riprendersi dal tracollo e in quel periodo vede pochissimo il figlio. Inoltre la lontananza spinge i genitori a separarsi. Nel 1941 Michael (Elia Nuzzolo) si dedica al salto in alto, diventa campione regionale, e incomincia a scrivere per un giornale sportivo. La scrittura gli riesce facile ma quello che lo interessa è parlare delle persone. Viene a sapere che molti giornalisti sono staffettisti dei partigiani durante la guerra, vuole essere parte della Resistenza. Nel 1944 parte per la Svizzera, ma viene scoperto dai tedeschi insieme ad altri compagni – per fortuna ha il passaporto americano -, viene arrestato, interrogato, mandato nei campi di concentramento in Carinzia. A gennaio del 1945 viene spedito a New York dal padre, che nel frattempo si è rifatto una vita con Betty. Michael non smette mai di scrivere alla madre e scopre che è viva.

Mike inizia a lavorare in una radio americana, racconta della sua esperienza di partigiano, viene anche chiamato dalla CBS e inizia a scrivere spot radiofonici per la comunità di italoamericani a New York. Vede alcune puntate dal game show The $64000 Questions, dal cui format nasce Lascia o raddoppia.

Mike: “Prima di lasciarci, vorrei ricordarvi che il prossimo martedì cri rivedremo qui”

Così è nato tutto. Guardando quella televisione, ancora non sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco, era però consapevole che amava tutto quel mondo. Il giovane Mike sembra quasi un bambino che si specchia nel piccolo schermo, sogna e quel sogno diverrà realtà.

La nascita di Mike Bongiorno, Mr. Allegria

Mike: “Anche lei pensa che sia colpa mia…”
Sampieri: “A cosa si riferisce?”
Mike: “A tutto. Alle manifestazioni, agli scontri. Il caos”
Sampieri: “Mi sembra un po’ esagerato”
Mike: “Lei non pensa che noi che lavoriamo in televisione, nei giornali abbiamo una responsabilità enorme.”

Mike torna in Italia nel 1953, anche se lui la vede come una “parentesi, una vacanza”, non pensa di rimanere qui per la vita. Continua a lavorare per gli americani, si vede l’interesse di Mike per le storie, gli uomini, le donne, le persone insomma, ciò che poi rimarrà fondamentale per lui. In questo lavoro c’è già in nuce quello che sarà poi: “mi faceva diventare come uno di famiglia”. Questo è uno dei punti nevralgici del suo lavoro, essere parte di qualcosa, entrare nelle case; lo era all’inizio, lo sarà fino alla fine.

Vittorio Veltroni vede in lui qualcosa e lo vuole conoscere, stanno lavorando alla nascita della televisione italiana, “una cosa storica, importante” che potrebbe unire l’intera Italia. Veltroni ha bisogno di una persona come lui, gli dà il suo nome, Mike Bongiorno, il pioniere della televisione italiana. Mike accetta ma è abituato ad un altro modo di lavorare, tutto deve essere perfetto, ben organizzato, è capace di cavarsela sempre e comunque – intervista Ungaretti ma non sa chi sia. La posta in gioco si alza ancora, Veltroni per non farlo ripartire, gli dà la totale libertà di lavorare a qualsiasi programma. Nasce così Lascia o raddoppia. La miniserie mostra quanto fin da subito Mike avesse legato a sé il pubblico, tutti si trovano davanti ai televisori per seguire le puntate del suo programma, lungo l’intervista per pungolarlo Sampieri, l’unico personaggio inventato della storia, che è poi l’incarnazione dello spettatore, ironizza sulla portata del suo successo e del suo “ruolo” quasi “divino”, lui è padre della patria, lui insegna alle persone. Mike, uno di noi, sottolinea come invece, da persona che non ha avuto le possibilità di studiare da ragazzino, ha voluto dimostrare attraverso i suoi programmi quanto la cultura sia fondamentale, per questo i veri protagonisti sono i concorrenti, dimostrazioni che studiare è importante.

Mike racconta la storia di un’ascesa inarrestabile e qualche inevitabile caduta – la proposta di condurre Sanremo nel 1956 e il ruolo sarà di Armando Pizzo, la conduzione poi sarà sua dal 1963 al 1967, la “morte del quiz”. Importante per capire le dinamiche intorno alla figura del conduttore e il carattere dell’uomo la miniserie, ricostruisce il suo ultimo Sanremo, quello del 1967. Si assiste al dialogo dietro le quinte con un timoroso Luigi (Tenco ovviamente) che ha bisogno di un appoggio, di un sostegno e Mike trova le parole giuste: la paura c’è, per lui quando sale sul palco è sempre come la prima volta. Quella sarà la tragica e celebre notte della morte di Luigi Tenco nella sua stanza d’albergo. Sampieri ancora, per tirare fuori il lato nascosto di Mike, legge il biglietto scritto dal cantautore in cui dimostrava la sua mal sopportazione per la direzione artistica del Festival; perché Mike non ha fermato tutto per onorare la memoria di Tenco? Forse perché ha fatto sua la filosofia americana dello “Show must go on”? Gioè anche in questo caso con moderazione incarna la sofferenza ancora viva di uno che quella notte l’ha vissuta, il volto commosso, le mani che si muovono con la solita misura, è uno dei momenti più toccanti della seconda puntata. 

Mike è una storia di passato e presente, di un’Italia che c’è stata e in parte ancora c’è, si tratta di memoria e di icone, perché inevitabilmente quella a cui si assiste è anche una narrazione di una stella verso cui in un modo o nell’altro si prova un amore incondizionato.

Mike: valutazione e conclusione

Mike è un buon lavoro, retto da due attori meravigliosi capaci di incarnare due diversi Bongiorno, che dà corpo a uno dei personaggi più importanti dello spettacolo italiano e nella cui vita ci sono state varie “ere” dove ha espresso una parte di sé. La storia è quella dell’Italia intera – la grande storia innerva quella “piccola” dell’icona -, di tutte le famiglie che in un mondo o nell’altro hanno vissuto qualcosa di simile. Risulta molto più riuscita quando al centro c’è l’immagine riconoscibile del presentatore, meno quando ci si concentra su Michael Bongiorno giovane, interpretato molto bene da Elia Zuccolo (in questo periodo conosciutissimo dal pubblico per il suo meraviglioso Max Pezzali di Hanno ucciso l’uomo ragno), forse perché lo spettatore si deve abituare alle tante digressioni su cui si costruiscono i due episodi, al Bongiorno del periodo della staffetta e della vita americana, abbandonando “l’icona” per entrare davvero nella sua storia, interessante, avventurosa, eroica per certi versi. Inevitabilmente per una sorta di coerenza filologica con il linguaggio e il contesto degli anni in cui si svolge Mike non è una corsa ma è composta da un ritmo lento.

I due episodi, la cui spina dorsale è un’intervista “Mike a cuore aperto”, sono un’operazione intelligente che a tratti sconta la natura autobiografica, ma vale la pena di conoscere la storia di un personaggio così importante per la nostra cultura.

Leggi anche Mike: guida al cast e ai personaggi 

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4