Non dirmi che hai paura: recensione del film da Roma FF19
Questa non è una storia felice, ma è una storia bella.
C’è la biografia di Samia Yusuf Omar, in Non dirmi che hai paura, ma c’è anche la storia della Somalia attanagliata dalla guerra civile e quella di tutti coloro che tentano di raggiungere un posto diverso da quello d’origine, in cerca di una vita migliore, attraversando l’inferno, che è sempre e spesso sulla Terra.
Basato sul romanzo di Giuseppe Catozzella, Premio Strega Giovani nel 2014, a sua volta basato sulla vita della velocista somala morta nel Mar Mediterraneo, il film è diretto dalla regista tedesca di origini turche Yasemin Şamdereli, in collaborazione con Deka Mohamed Osman ed è un autentico viaggio nel tempo, in un repentino e necessario avanti e indietro che fin da subito ci dà modo di appurare il grande talento della protagonista: lei corre più veloce di tutti gli altri, anche se “è una femmina”. La macchina da presa ci catapulta in un mondo distante dal nostro, intervallando documenti di storia recente alla messa in scena.
Non dirmi che hai paura si fa sorprendere ai nastri di partenza con un taglio documentaristico, per poi evolversi rapidamente in un biopic che è anche racconto morale e atterrare vivido in un’immagine che tenta di ingannare la realtà, come se volesse riscattare la vita spezzata di Samia.
Le musiche di Rodrigo D’Erasmo e il sound design di Andreas Vorwerk smorzano con un ritmo incalzante i contorni di una storia intinta naturalmente nel dramma, complice anche la fotografia di Florian Berutti.
Non dirmi che hai paura, magistralmente interpretato da Ilham Mohamed Osman (che veste i panni della protagonista, mentre Riyan Roble presta il volto a Samia da bambina), Fathia Mohamed Absie, Fatah Ghedi, Mohamed Abdullahi Omar, Amina Mohamed Ahmed, Armaan Haggio, Elmi Rashid, Zakaria Mohamed, Kaltuma Mohamed, Shukri Hassan, Waris Dirie Jones, scompone la vita di Samia articolandola nei progressi del suo talento e di tutti gli eventi che si incastrano lungo il suo percorso. Dalla consapevolezza di essere velocissima, a soli 9 anni, alla volontà di rappresentare la Somalia, incoraggiata dal padre e dall’amico Ali, che per due ragioni differenti l’abbandoneranno. La vita della ragazza è attraversata anche da gioie e soddisfazioni – come le attenzioni ricevute dal Comitato Olimpico, che le chiede di rappresentare la Somalia alle Olimpiadi di Pechino, a soli 17 anni – che servono a lei per andare avanti, a noi per riconoscerne ulteriormente l’abilità.
Le registe Yasemin Şamdereli e Deka Mohamed Osman riescono a narrare senza fronzoli una storia fatta di passione e coraggio, consegnando allo spettatore gli strumenti necessari a comprendere l’ambiente sociale e culturale in cui ci troviamo. I limiti imposti a Samia e alla sua gente a seguito della guerra riescono a rinforzare la potenza del suo sogno e a far intendere, soprattutto a un pubblico più giovane, quanto possa fare la differenza l’essere nati in un determinato posto.
Correre col velo, essere minacciati perché ci si è mostrati alle Olimpiadi, non potersi permettere delle scarpe adeguate, doversi affidare a dei trafficanti per fare un viaggio che si potrebbe fare più comodamente ed economicamente, questi sono tutti limiti che Samia non avrebbe avuto se fosse nata in Occidente, ma dinnanzi ai quali non si è mai arresa e questo è il suo testamento, questa è la sua eredità e la storia che ci piace raccontare, anche se vorremmo puntare il dito e non sentirle mai, certe narrazioni. Ma noi, che siamo nati nella parte del mondo giusta, alle volte possiamo solo lavarci la coscienza nell’arte: produrre, distribuire, poi guardare e parlare, magari commentare e capire. Non è tutto e non è molto, ma è!
Non dirmi che hai paura: valutazione e conclusione
Presentato in concorso alla 22ma edizione di Alice nella Città (Festa del Cinema di Roma 2024), già Menzione Speciale della Giuria al Tribeca Film Festival 2024, Non dirmi che hai paura è un film da vedere e far vedere per sensibilizzare l’opinione di grandi e, soprattutto, piccoli e per non dimenticare Samia Yusuf Omar.