Apocalisse Z: L’inizio della fine – recensione del film Prime Video

La recensione della trasposizione che Carles Torrens ha realizzato della prima parte della trilogia zombie omonima di Manel Loureiro. Dal 31 ottobre 2024 su Prime Video.

Al giorno d’oggi realizzare uno zombie movie è impresa ardua, ma non tanto dal punto di vista produttivo, bensì da quello dell’originalità, poiché dall’alba del filone in questione appartenente alla famiglia allargata del fanta-horror se ne sono realizzati a migliaia, ad ogni latitudine, per tutte le tasche e soprattutto in tutte le salse possibili e immaginabili. Non c’è forma, veste o contaminazione che non lo abbia toccato e accompagnato durante l’evoluzione sul grande e piccolo schermo, alimentandone l’immaginario e facendolo restare al passo con i tempi. Motivo per cui muoversi e cercare uno spazio per farsi notare e dire qualcosa di nuovo all’interno di un filone particolarmente affollato come questo è impresa ardua. Ci ha provato Carles Torrens con la sua nuova fatica dietro la macchina da presa dal titolo Apocalisse Z: L’inizio della fine, distribuito da Prime Video dal 31 ottobre 2024, giusto in tempo per Halloween, dopo l’anteprima mondiale al Sitges.

Apocalisse Z: l’inizio della fine porta sullo schermo la prima parte della trilogia omonima dello scrittore spagnolo Manel Loureiro

Apocalisse Z: L'inizio della fine cinematographe.it

Con la sua ultima fatica dietro la macchina da presa, il regista spagnolo ha saputo trovare dei piccoli cavilli in grado di offrire agli abituali e sempre più esigenti cultori della materia o semplici appassionati delle varianti sul tema che si vanno ad aggiungere agli stilemi e agli ingredienti base della ricetta classica. Queste non cambiano la sostanza, ma quantomeno la differenziano in una percentuale seppur ridotta. Ma diamo a Cesare quello che è di Cesare, poiché se ciò è stato possibile il merito va riconosciuto alla fonte dalla quale Torrens e lo sceneggiatore Ángel Agudo hanno attinto per partorire la pellicola, ossia la prima parte della trilogia omonima di Manel Loureiro, che ha conquistato più di 500.000 lettori in tutto il mondo, diventando un punto di riferimento nella letteratura sui morti viventi nella penisola iberica. Il ché significa che con molta probabilità gli spettatori vedranno da qui ai prossime stagioni altri due capitoli approdare sugli schermi.

La storia a grandissime linee resta la stessa raccontata nelle pagine del romanzo, con la differenza che la narrazione non è in prima persona in forma diaristica

Apocalisse Z: L'inizio della fine cinematographe.it

Il processo di riscrittura di questo atto inaugurale ha portato alcune modifiche alla trama originale del romanzo per adattarla meglio al formato cinematografico. Mentre la matrice è narrata in forma diaristica, con il protagonista che racconta gli accadimenti dal suo punto di vista, la trasposizione invece rinuncia alla prima persona e allarga gli orizzonti del racconto introducendo nuovi scenari e personaggi. Sia il romanzo che il film in sé ovviamente restano geneticamente, narrativamente e drammaturgicamente a cavallo, come vuole il manuale e la tradizione, tra il post-apocalittico e l’horror. Lo fa esplorando i limiti della natura umana di fronte al collasso della civiltà e in questo caso dell’insorgere di una nuova variante di un virus chiamato TSJ, che a differenza del Covid-19 che lo ha preceduto, ha solo pochi minuti di incubazione e trasforma chi vi entra in contatto tramite il morso di un infetto in uno zombie. La storia a grandissime linee resta la stessa raccontata nelle pagine del romanzo con il protagonista, tale Manel, un uomo di Vigo, in Galizia, che non ha ancora superato la tragica morte della moglie e vive in preda alla depressione con l’unica compagnia del suo gatto, Lúculo. Nel frattempo, un misterioso virus si diffonde in tutto il mondo, trasformando le persone in creature estremamente violente. Rimasti senza cibo i due sono costretti a intraprendere un viaggio pericoloso attraverso una Spagna devastata, dove incontreranno sia altri sopravvissuti sia gli infetti.

La narrazione di Apocalisse Z: L’inizio della fine ruota e si sviluppa su e intorno alle emozioni e i rapporti umani piuttosto che sulla mera azione e la lotta per la sopravvivenza

A questo punto vi starete chiedendo giustamente in cosa si differenzia Apocalisse Z: L’inizio della fine dal resto delle pellicole appartenenti alla vastissima filmografia dedicata ai morti viventi, dato che la trama sulla carta non presenta grandissimi stravolgimenti rispetto alla configurazione classica. In effetti, il film del cineasta di Barcellona, noto per lavori come Vis a Vis e Sky Rojo, segue schemi basilari e modus operandi ricorrenti nel suddetto genere, con i malcapitati di turno alle prese con la difesa della propria incolumità minacciata da orde di infetti rabbiosi che si moltiplicano a vista d’occhio. La peculiarità più evidente e rilevante va ricercata nel disegno del personaggio principale e nella centralità che gli viene data. Nonostante le somiglianze con altri film sugli zombie, la pellicola di Torrens riesce a distinguersi per una narrazione che ruota e si sviluppa su e intorno alle emozioni e i rapporti umani piuttosto che sulla mera azione e lotta per la sopravvivenza. Queste ovviamente non vengono meno e scene come la fuga in moto nella foresta e quelle nell’ospedale lo dimostrano, ma non sono come nella stragrande maggioranza dei casi il motore portante. A tal proposito la mente torna a Les affamés di Robin Aubert, il film del collega canadese che condivide il medesimo approccio intimistico e realistico. Entrambi i protagonisti affrontano non solo l’orrore di un mondo invaso da creature infette che ribadisce l’importanza della resilienza, ma anche un viaggio interiore carico di dolore e perdita che non ha solamente una destinazione fisica ma anche di crescita personale.

In Apocalisse Z: L’inizio della fine viene meno la spettacolarità per lasciare spazio a temi universali e a una dimensione più intima

Apocalisse Z: L'inizio della fine cinematographe.it

Ecco emergere l’essenza di un’opera che punta su temi universali come l’amore, la sofferenza, la solitudine e la speranza, dando al film una dimensione emotiva che la stragrande maggioranza degli zombie-movie non hanno, poiché concepiti e focalizzati sull’intrattenimento fine a se stesso. Apocalisse Z: L’inizio della fine prende da questo punto di vista le distanza ad esempio da World War Z o 28 giorni dopo, per trovare un suo perché e un senso nel mare magnum esistente attraverso le emozioni. C’è da dire che come effetto collaterale a risentirne è la spettacolarità della confezione e della messa in quadro, ma gli autori e gli attori coinvolti (a cominciare da un convincente Francisco Ortiz nei panni di Manel) sembrano avere calcolato il pericolo e accettato tutte le regole d’ingaggio, anche se queste possono non essere digerite dai conservatori e dai tradizionalisti. Staremo a vedere. Al momento il film si è piazzato immediatamente nella top ten dei titoli più visti nella settima di uscita.

Apocalisse Z: L’inizio della fine – valutazione e conclusione

Apocalisse Z: L'inizio della fine cinematographe.it

Nel mare magnum del filone zombie-movie prova a ritagliarsi uno spazietto questa trasposizione che lo spagnolo Carles Torrens ha voluto realizzare della prima parte della trilogia omonima di Manel Loureiro. La differenza sostanziale di Apocalisse Z: L’inizio della fine sta nella dimensione intima ed emotiva che l’autore del romanzo prima e del cineasta poi hanno dato al plot, donando centralità al protagonista (interpretato in maniera convincente da Francisco Ortiz) e agli stati d’animo che attraversa nel corso di un viaggio in una terra devastata e popolata da infetti. Il venire meno in parte della componente spettacolare e ludica del genere di riferimento con un ridimensionamento dell’azione è un effetto collaterale che bisogna digerire per entrare in sintonia con il senso dell’operazione.    

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8