Perché Giurato Numero 2 è il miglior film di Clint Eastwood degli ultimi anni?
Giurato Numero 2 è il canto del cigno di Clint Eastwood e probabilmente il suo miglior film degli ultimi anni. ATTENZIONE! Questo articolo contiene SPOILER sul film!
Clint Eastwood odia gli addii, e preferisce salutare il cinema con un film, Giurato Numero 2, che è una sorta di testamento. Non è ancora ufficiale, ma sembra proprio che si è arrivata la fine di un’epoca per il buon vecchio Clint. Lui che si era fatto un nome negli spaghetti western di Sergio Leone, trovando poi la sua miglior arte stando dietro la macchina da presa. Con Gli Spietati aveva ridefinito un genere, concentrandosi sul cinema di denuncia, dove pullulano gli antieroi: persone comuni, stanchi, riluttanti, pieni di dilemmi morali, sempre sull’orlo del giusto e del sbagliato. Proprio come l’Uomo Senza Nome, uno dei suoi alter ego più famosi. Discutibile, burbero, dai modi non convenzionali, eppure amabile perché imperfetto. Allo stesso modo, il protagonista di Giurato Numero 2 racchiude proprio questa etica di Clint Eastwood: ed era da anni che il regista non realizzava un film così.
Giurato Numero 2 non è solo un film che critica il sistema giudiziario americano, ma la parabola di una società in declino
Bisogna distinguere il Clint Eastwood pubblico dal regista. Il primo ha una lunga e conosciuta storia politica, è iscritto al partito Repubblicano, pur avendo sostenuto candidati democratici in passato, e approvando alcuni progetti di Donald Trump, ma ne critica i suoi metodi “da bullo.” Il secondo pare rivelare un altro lato più umano di sé e del modo in cui percepisce le persone: le sue idee politiche sembrano rivoltarsi contro i suoi personaggi, che combattono contro un sistema ingiusto e tortuoso (“è imperfetto, ma è il migliore che abbiamo” per citare una frase dal film Giurato Numero 2). Non sono eroi, piuttosto individui stanchi che vivono in un mondo pieno di falle.
In Giurato Numero 2 è forte la critica al sistema giudiziario americano e ne evidenzia le sue mancanze. I dodici giurati sono messi fin da subito sotto la lente d’ingrandimento e giudicati – e a loro volta viene chiesto di giudicare, costretti a chiudersi in una stanza e prigionieri di un sistema che non lascia scampo. La giustizia è sempre stato uno dei temi del suo cinema: dal ‘Biondo’ della Trilogia del Dollaro, che ha i suoi fini ed ideali, all’Ispettore Callaghan e i suoi metodi anticonvenzionali, Eastwood ha sempre chiesto al pubblico di mettersi nei panni di questi personaggi grigi.
Justin Kemp, il protagonista interpretato da Nicholas Hoult in Giurato Numero 2, è certamente uno di questi: è un uomo macchiato da un passato come ex alcolista, eppure ha un presente apparentemente perfetto, almeno fino a quando si rende conto che potrebbe aver causato la morte di una ragazza. Nel momento in cui capisce che potrebbe perdere tutto, Justin non esita a consegnare il fidanzato della vittima nelle mani della giustizia, pur sapendo che non tutte le accuse possono essere comprovate. Eppure James è un agnello sacrificare perfetto per questa società violenta: ha dei metodi brutali, è stato filmato mentre litigava con la fidanzata Kendall la sera stessa della sua morte. L’avvocatessa Faith (Toni Collette) capisce solo alla fine che Justin potrebbe essere il vero colpevole, ma sceglie di tacere perché la sua carriera politica potrebbe essere compromessa. Ed è qui che la giustizia fallisce perché permette a un cittadino colpevole ma dalla reputazione pulita di farla franca.
Giurato Numero 2: il senso di colpa, il conflitto morale ed etico
Se Giurato Numero 2 fosse davvero l’ultimo suo film, Clint Eastwood non potrebbe dire addio nel modo più giusto possibile: con un avvertimento sul presente e un occhio di riguardo per il futuro. Politica e giustizia a parte, nel cinema degli ultimi anni pervade un senso di stanchezza e quasi di resa nei confronti di un destino a cui non si può fuggire. La colpa è della società che spinge l’individuo a seguire certe regole morali e a presentarsi come un soggetto politicamente corretto. Eppure, sotto la superficie, Eastwood dipinge un sistema corrotto e ingannevole. Il personaggio di Nicholas Hoult in Giurato Numero 2 è l’esempio perfetto: padre di famiglia chiamato a giudicare in un caso di omicidio, scoprendo poi di essere lui il diretto responsabile. Justin Kemp è diviso tra la sua moralità e la sua etica: se confessasse la verità, scagionerebbe un innocente dalle accuse (il fidanzato della vittima), ma la sua vita e la sua famiglia sarebbero distrutte. Al contrario, se condannasse l’imputato pur non avendo prove certe contro di lui, potrebbe vivere sereno.
Il problema sorge quando Justin inizia ad avere il senso di colpa, ed è una sensazione che lo pervade per tutto il film. Sicuramente è un brav’uomo, nonostante il suo passato da alcolista, ma questo può giustificarlo per un atto ignobile come l’omicidio stradale? Eastwood lo chiede allo spettatore: Justin è combattuto, ma alla fine sceglie di non farsi avanti e confessare perché non può compromettere se stesso. Lui è convinto di essere un brav’uomo e di essere cambiato, ma la verità è che il crimine che ha commesso lo ha macchiato per sempre e dovrà conviverci per il resto della sua vita. Il finale è tutt’altro che chiuso ed è molto emblematico. Faith, l’avvocatessa al banco dell’accusa, capisce che Justin potrebbe essere il vero responsabile dell’omicidio e bussa alla sua porta, consapevole che anche lei potrebbe perdere tutto: la sua credibilità e la sua carriera – è appena stata eletta procuratrice dopo essersi battuta contro la violenza sulle donne.
Giurato Numero 2 è forse il film completo di Clint Eastwood, ma sicuramente il migliore diretto negli ultimi anni. Non era facile per un burbero conservatore come lui distinguersi in un cinema composto da eroi e supereroi, eppure il suo stile ci ricorda con estrema spietatezza che esistono anche gli outsiders, che non necessariamente sono individui positivi e certamente non senza macchia.
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