TFF34 – Love Witch: recensione del film di Anna Biller
Love Witch è un film presentato al Torino Film Festival nella sezione After Hours, scritto e diretto da Anna Biller ed interpretato da Samantha Robinson, Gian Keys e Laura Waddell.
Elaine è una strega che crea incantesimi e pozioni per sedurre gli uomini e far sì che si innamorino di lei.
Elaine si trasferisce in una nuova città, abbandonando antichi dispiaceri e un ex marito defunto per motivi non chiarissimi. Ad accoglierla è la sua nuova vicina di casa, Trish, una arredatrice d’interni che ha appositamente sistemato l’appartamento di Elaine con un design gotico molto congeniale alla sua persona. Memorabile è il momento in cui andranno a bere un tè in un locale frequentato da sole donne, sembra una scena ripresa da My fair lady: ogni vestito ha tinte tenui e pieno di pizzi, un ambiente delicato e sobrio quasi asfittico, denso di particolari su ogni oggetto come le tazze, i dolci, l’arpa in sottofondo e i decisi rigurgiti vittoriani.
Elaine e Trish si confronteranno sulle loro condizioni emotive, l’una ben felice ed appagata, l’altra incompresa e desiderosa di trovare qualcuno che provi il suo stesso affetto, il suo amore forse incomprensibile per un uomo.
Elaine, decisa a trovare la sua metà, consulterà i tarocchi e comincerà a creare un filtro d’amore che renderà ogni uomo succube ed inerme di fronte alla sua bellezza. Quella pozione è in grado di far crollare ogni uomo e gli far provare ogni tipo di trasfigurazione emotiva e sessuale. La sua prima vittima sarà un professore, un uomo che incontrerà per caso e che sconvolto dalla sua bellezza, la porterà per un weekend romantico nel suo chalet in campagna. L’infuso allucinogeno che Elaine ha preparato per l’occasione sarà letale per lui.
Secondo una strega più saggia che Elaine consulterà, gli uomini generalmente, non essendo sempre pronti e capaci di misurarsi, perdono la testa di fronte a sentimenti cosi forti e inaspettati che il filtro, in qualche modo, risveglia. Si lasciano prima ossessionare dall’oggetto del loro desiderio e poi ne diventano succubi, deboli, schiavi, poi irrazionali, depressi e spesso muoiono per atti suicidari o colpi al cuore, veri e propri infarti da overloving.
La scia di morti che si lascerà sul suo cammino andrà inspessendosi di attimo in attimo. Elaine continuerà a sperare di incontrare l’uomo della sua vita finché non arriverà a comprendere qual è davvero il suo ruolo nel mondo e comincerà a far affidamento su se stessa per ottenere la vera felicità e non solo attraverso l’appagamento maschile.
Love Witch è un film che riprende le atmosfere e le musiche di Hitchcock, ma che nonostante ciò riesce a brillare di luce propria, attraendo lo spettatore con variazioni su toni erotici, vittoriani e altrettanti cupi e suadenti sulle streghe o meglio sull’amore di una strega.
L’ossessione di Elaine per il modo in cui gli uomini hanno approfittato del suo corpo è il centro della sua ricerca/vendetta che attuerà contro l’universo maschile. Comprende a sue spese che gli uomini non immaginano che una donna possa avere passioni, desideri, bisogni ed è anche capace di dare un amore che è unico e irragionevole, un amore che forse l’uomo non può dare e non può sopportare.
Love Witch è girato come un film anni ’60, con acconciature particolari, Technicolor, costumi e trucchi determinati da tinte forti pastello, quasi psichedeliche che raccontano una storia, una favola horror, drammatico-erotica, quasi una parabola femminista che si affaccia alla stregoneria amorosa.
Elaine è fin da subito il simbolo di una tradizione filmica che la vede in apertura del film guidare in una posa alla Marion Crane, con il mondo alle sue spalle e il turbamento a tracciarle un’espressione bellissima e inquietante.
Love Witch è un film che conserva volutamente delle rigidità e un montaggio sporco
Anche situazioni quali scazzottamenti e flashback risultano molto grezzi e goffi. La parvenza di stili e situazioni che confermano il contesto anni ’60-’70 viene contrariata dalla presenza di cellulari moderni, come anche il reale desiderio di criticare la società patriarcale e maschilista viene prima teorizzato e poi smontato.
Elaine, che asserisce di dover accontentare l’uomo e crearsi una vita attraverso i desideri dell’uomo, arriva a ribaltare questa considerazione capendo quanto conti soprattutto e principalmente il bisogno di una donna su tutto, sovvertendo ogni posizione e ricreando un’elevazione della sessualità femminile dal medioevo ad oggi.
Love Witch prende l’immagine della strega e ne fa il simbolo della donna, asservita, sedotta, usata, impaurita, sola e poi rinata, selvaggia, non più fattucchiera dell’uomo, a volte narcisista che sa solo manipolare fino alla morte.