Mario Verdone: il Critico Viaggiatore – recensione del docufilm di Luca Verdone sul padre
Luca Verdone fa un ritratto delicato e amorevole della vita del padre Mario Verdone, figura importante per la storia del cinema in Italia.
“Il ricordo di mio padre mi accompagna soprattutto nei luoghi a lui più cari, un messaggio dolce e rassicurante, di fiducia e comprensione per tutto ciò che ci circonda con lo sguardo aperto al futuro per interrogarci sul senso della vita”, queste le parole del regista Luca Verdone al timone dell’interessante documentario sul padre, Mario Verdone, critico cinematografico a cui il cinema italiano deve molto. Omaggio al padre, allo studioso e al critico, il lavoro di Luca vede la partecipazione del fratello Carlo Verdone, della sorella Silvia Verdone e del cognato Christian De Sica (marito di Silvia).
Presentato alla 19ª Festa del Cinema di Roma, il documentario è prodotto da Iterfilm e Luce Cinecittà, in collaborazione con Rai Cinema ed è stato scritto e diretto da Luca Verdone. Della durata di un’ora circa, vede anche la partecipazione di poeti, insegnanti, critici e altri personaggi che hanno avuto modo di conoscere e studiare la figura di Mario Verdone.
Mario Verdone: il Critico Viaggiatore – i luoghi senesi, la formazione e la famiglia
Il documentario prende il via da Cantalupo in Sabina – in provincia di Rieti – con i figli di Mario Verdone: Luca, Carlo e Silvia. Da molto tempo, Luca pensava di raccontare la vita del padre, che è sempre stata costellata da studi, viaggi, incontri, amore per la cultura e la sua famiglia. Viene raccontata con maestria e attenzione ai dettagli: dalla nascita ad Alessandria nel 1917 e la morte del padre Oreste durante la Prima Guerra Mondiale agli anni della sua formazione, passando per quelli della famiglia. Al centro, il suo amore per il Futurismo, la scrittura, Siena e, ovviamente, il cinema. A Siena studia, si laurea e, poi, si sposa con Rossana Schiavina nel 1949.
Grazie alle fotografie e ai filmati proposti dai figli, scopriamo la sua amicizia con Federico Fellini e i suoi incontri con Vittorio De Sica, Charlie Chaplin, Fidel Castro e molti altri. A raccontare – come detto – non ci sono soltanto Luca, Carlo, Silvia e Christian, ma anche i registi Daniele Luchetti e Fernando Birri, i nipoti Brando De Sica e Paolo Verdone, il sociologo Franco Ferrarotti, i critici cinematografici Federico Pontiggia e Pedro Armocida, il docente Gianfranco Bartalotta, la critica d’arte Francesca Barbi Marinetti e l’assistente Eusebio Ciccotti, per citarne alcuni.
Un racconto emozionante che mostra, soprattutto, il lato umano del critico, studioso e insegnante di cinema, saggista, scrittore, regista e autore di documentari, ma anche storico dell’arte. Tra i suoi testi, ci sono Cinema e letteratura del Futurismo e il saggio Gli intellettuali e il cinema. Perché la verità è che Mario Verdone era amante della vita e delle sue tante passioni, che cercava di seguire e coltivare con la dovuta attenzione oltre che di trasmettere ai propri figli. “La molteplicità degli interessi è resa possibile da una fondamentale sicurezza di sé, che è legata alla profondità delle radici. Senza radici profondi non si è sicuri. Se non si è sicuri, non si può sfidare l’oceano della conoscenza”, dice Ferrarotti. Sfogliamo l’album dei ricordi – fatto di foto, racconti e filmati – insieme alla famiglia e, attraverso le parole di tutti quelli che partecipano, impariamo a conoscere Mario Verdone e ciò che ha significato per il cinema in Italia.
Il Centro Sperimentale di Cinematografia, il Futurismo, i viaggi e lo studio del cinema in Italia
Ben presto, Mario Verdone divenne una delle figure di spicco del Centro Sperimentale di Cinematografia. Iniziò a collaborare con Il Quotidiano, un giornale che aveva uno stampo cattolico e che lo licenziò quando si occupò della recensione de La Dolce Vita, sostenendo Federico Fellini (che divenne poi suo amico). Se oggi è possibile studiare Storia del Cinema e Critica Cinematografica, lo si deve proprio a Mario Verdone che fece istituire la cattedra nelle Università italiane, conseguendo la docenza nel 1958. Scopriamo, infatti, che si impegnò con Aldo Moro, allora Ministro della Pubblica Istruzione.
Carlo e Luca raccontano dei tempi della Mostra del Cinema di Venezia tra il 1956 e il 1960 – quando affittavano casa e vedevano arrivare attori e registi a bordo degli eleganti motoscafi – ma anche di quando Mario portò Carlo a un concerto dei Beatles a Roma. Lavorò anche – assunto dal direttore Luigi Chiarini – per la rivista Bianco e Nero, divenendo un punto di riferimento e intrattenendo rapporti con i più grandi registi del cinema internazionale.
Mario Verdone amava viaggiare e scoprire il mondo e, con sé, portava i figli a cui cercava di trasmettere il più possibile. Appassionato di Futurismo, guardava al mondo artistico che cambiava (come racconta Carlo). Del lato cinematografico di questo movimento, oggi, non sapremmo molto senza il contributo dato da Mario. “Uno degli errori fondamentali che ci sono stati nel leggere, nello studiare il Futurismo in generale, è stato quello di non considerare un ingrediente fondamentale, ovvero l’ironia. Mario Verdone era un uomo, un intellettuale raffinatissimo, ma di una capacità ironica straordinaria”, racconta Francesca Barbi Marinetti.
Mario Verdone: il Critico Viaggiatore – valutazione e conclusione
In Mario Verdone: il Critico Viaggiatore, Luca Verdone riesce a comporre un ritratto delicato, sincero e molto interessante del padre, il quale andrebbe studiato per l’impatto che ha avuto nel cinema in Italia e per la sua straordinaria carriera. Tanti gli aneddoti raccontati durante il docufilm che, con grazia, si concentra sull’umanità di Mario Verdone, uomo impegnato e intellettuale. Dal racconto, si evincono la sua curiosità e il suo amore per la vita, così come nei documentari curati dallo stesso Mario che parlano di quell’Italia che oggi non c’è più. Un dipinto perfetto concluso con le parole dello stesso Mario Verdone, lette dal figlio Carlo Verdone: “Siamo tanti fili verdi, piccoli segni di un gioco. Il giocatore, però, non si vede”.