I F.lli D’Innocenzo su Dostoevskij: “è importante evadere dalla vita” [VIDEO]

Ecco la nostra video intervista ai fratelli D'Innocenzo, creatori, registi e sceneggiatori della serie tv Dostoevskij, in arrivo su Sky.

I fratelli D’Innocenzo con Dostoevskij tornano a emozionare e turbare il proprio pubblico. La serie tv in uscita su Sky il 28 novembre 2024, che vede nel cast Filippo Timi, Carlotta Gamba, Gabriel Montesi, Federico Vanni, insieme a molti altri, è una lenta discesa agli inferi che parte dal personaggio protagonista di Enzo Vitello, interpretato da Filippo Timi e che, implacabile e crudele, trascina tutti. Gli inferi in questione non sono però il punto finale della vita di questi uomini e donne, una vita alla quale si sembra dare sempre meno valore, ma il punto di partenza. Peccatore che mai si libererà da colpe che non ha realmente commesso, il personaggio principale è quello di un poliziotto alla ricerca di un serial killer, chiamato appunto Dostoevskij, che sta uccidendo senza pietà, che attraverso lettere evocative, poetiche e filosofiche, esprime le ragioni che lo portano a compiere quei gesti. Considerati necessari, quasi un’opera a fin di bene nei confronti delle sue vittime. Dostoevskij si muove in un luogo che appare nero, oscuro, buio e senza speranza, dove ogni rapporto è intriso di odio e incomprensione, che sia con un familiare, come la figlia di Enzo, Ambra, o con chi è stato sempre un amico, come Antonio Bonomolo.

D'Innocenzo Dostoevskij cinematographe.it

Dostoevskij è una riflessione e un racconto intenso e radicato nella poetica dei fratelli D’Innocenzo, in anime e individui soli, tormentati, afflitti da qualcosa, di esteriore o interiore, contro la quale combattono da sempre. Senso di colpa, solitudine, perversione, disprezzo, rabbia e frustrazione, insieme a una profonda umanità che, esile e sommessa, sembra risvegliarsi ogni tanto. Ma mai abbastanza da illuminare un mondo spento e immobilizzato nell’impossibilità di una prospettiva diversa, migliore, stabile. I personaggi di Dostoevskij sfiorano la morte, la loro e quella degli altri e attraverso la figura di un serial killer fuori da quelli schemi prestabiliti che l’hanno reso, negli anni, un simbolo portatore di una forte attrattiva per il grande pubblico, riflettono ed esprimono tutto ciò che spesso si ha paura di dire e mostrare. Il cinema, e in questo caso la serie, fortemente cinematografica, dei fratelli D’Innocenzo torna alla ricerca di quella realtà, di quella verità che non ha alcun timore di guardare al lato oscuro più nascosto che vive in ogni essere umano. Di creare personaggi imperfetti, che hanno dentro di sé segreti indicibili, rendendoli comunque umani, oltre che veri e, forse, perdonabili nel tentativo di non fare del male. Dove il “male” acquista connotazioni differenti, varie, associato tanto alla voglia quanto al male di vivere.

Dostoevskij: video intervista agli autori, registi e sceneggiatori Damiano e Fabio D’Innocenzo

I fratelli D’Innocenzo affermano che “il cinema ci consente di evadere dalla vita“, e, loro, nel farlo raccontano la vita. Soffermandosi sul personaggio di Enzo, Damiano e Fabio D’Innocenzo si mostrano estremamente consapevoli della complessità del ruolo affidato a Filippo Timi, manifestazione estrinseca dell’intricata immensità dell’animo umano. Così come lo è la rappresentazione del serial killer, che è inedita tanto quando la motivazione dietro gli omicidi, amaramente insita in ognuno dei personaggi e nel mondo della serie tv. Il legame che si instaura tra la figura di Enzo e quella di Dostoevskij non è solo odio e assurda ammirazione, perché tutto, come sempre, nel cinema dei D’Innocenzo è nuovo, diverso, originale e, spesso, drammaticamente vero. I due registi vanno avanti nella loro esplorazione della parte più oscura della natura umana, trattando temi delicati, controversi e facendo dell’imperfezione, della macabra verità spesso nascosta che risiede in ognuno, la realtà, quella svelata che trafigge e lascia senza speranza. “Il senso di colpa è la quinta essenza della solitudine, è un monologo interiore impossibile da spezzare“, ha affermato Fabio D’Innocenzo, raccontando il morboso legame che nasce e matura tra il personaggio protagonista di Enzo e quello Dostoevskij. I fratelli D’Innocenzo ribadiscono una verità fondamentale, che caratterizza il loro cinema e che caratterizza oggi maggiormente l’idea che si ha di un prodotto audiovisivo: “il cinema mi ha salvato la vita“, dichiara Damiano D’Innocenzo. “Con Dostoevskij speriamo che il nostro pubblico si possa sentire meno solo. Noi non mentiamo, raccontiamo degli ultimi e dei penultimi, e quindi anche di noi“.

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