The Helicopter Heist: recensione della miniserie Netflix

La recensione della miniserie che racconta la più audace e spettacolare rapina compiuta su suolo svedese, scritta da Ronnie Sandahl e diretta tra gli altri da Daniel Espinosa. Dal 22 novembre 2024 su Netflix.

Era il 23 settembre 2009 quando in quel di Stoccolma si consumava una delle rapine più audaci e spettacolari nella storia criminale svedese, con una banda di ladri ben organizzata che faceva irruzione nella sede di Västberga della G4S, una società di sicurezza che custodiva ingenti somme di denaro, utilizzando un elicottero per atterrare direttamente sul tetto dell’edificio e raggiungere così il deposito senza essere ostacolati. Un’azione, questa, tanto eclatante che non poteva non attirare l’attenzione del mondo dell’audiovisivo che a distanza di quindici anni dai fatti ha portato sugli scherni una miniserie true-crime in otto episodi (da 50 minuti circa cadauno) targata Netflix dal titolo The Helicopter Heist, rilasciata dal broadcaster a stelle e strisce il 22 novembre 2024 dopo l’anteprima all’ultima edizione dello Stockholm International Film Festival. A firmare la sceneggiatura lo showrunner Ronnie Sandahl, già autore di Borg McEnroe e Tigers, che a sua volta ha potuto attingere, oltre che dalla cronaca, anche dalle pagine dell’omonimo romanzo di Jonas Bonnier

Da solo il sesto episodio per tensione e spettacolarità vale la visione di The Helicopter Heist 

Lo show racconta non in forma documentarista ma romanzata la storia dell’intricata pianificazione alla base della precisa esecuzione, quindi con le stesse modalità che hanno guidato la mano degli autori di un’altra miniserie in stile heist tratta da una vicenda realmente accaduta distribuita anch’essa dalla grande N recentemente, ossia Rapina al Banco Central. In entrambi i casi ci si muove però sui binari dell’ipotesi, perché ricostruire pedissequamente quanto accaduto nel corso delle rapine in questione era impossibile. Ma questo fa parte delle regole d’ingaggio di opere come queste. Nel caso di The Helicopter Heist si è potuto però contare sia sul precedente lavoro di scrittura di Bonnier che su un ulteriore approfondimento dell’autore della sceneggiatura incentrato sul corposo dossier composto da testimonianze e atti d’inchiesta. Da qui si è partiti per ricostruire gli eventi che hanno visto i rapinatori, vestiti di nero e con maschere, atterrare sul tetto, distruggere la stanza di vetro con mazze e calarsi ai piani inferiori usando scale di 6 metri. Hanno poi piazzato strategicamente degli esplosivi in tutta la struttura per far saltare la sicurezza. Quando questi sono esplosi, il personale di sicurezza e il personale notturno si sono nascosti temendo che l’edificio potesse crollare. In questo modo i rapinatori hanno avuto pieno accesso all’intera struttura, hanno usato delle seghe per rompere le serrature delle casse e hanno riempito i sacchi di banconote, tenendo sotto scacco anche le forze dell’ordine impossibilitate a intervenire, per poi portare via sempre in elicottero un bottino ingente e sparire nel nulla. Il tutto nel giro di una ventina di minuti esatti, accuratamente ricostruiti e messi in quadro con lo stesso timing attraverso una successione di piani sequenza da manuale che vanno a comporre un sesto episodio che fa alzare in maniera febbrile la tensione e lo spettacolo. 

The Helicopter Heist allarga il proprio orizzonte narrativo e drammaturgico oltre la cronaca degli eventi criminosi per restituire anche i profili e le motivazioni che hanno guidato le azioni dei protagonisti

Diretto da Daniel Espinosa, il sesto capitolo in particolare da solo vale la visione dell’intero show per il modo in cui il regista svedese di origine cilene, noto nell’ambiente per l’impatto delle sue scene d’azione e per l’elevato livello di adrenalina e suspense sprigionato, riesce a restituire sullo schermo.(vedi Safe House – Nessuno è al sicuro). A completare l’opera ci pensano le mani altrettanto esperte di Jonas Alexander Arnby e Anna Zackrisson che nei restanti episodi rievocano le settimane che precedono il colpo e le ore successive che scandiscono la caccia all’uomo della polizia. Nei suddetti capitoli di questo coinvolgente romanzo criminale l’orizzonte drammaturgico si espande rispetto alla riduttiva cronaca degli eventi. La serie infatti cerca di andare oltre quello che è successo il giorno fatidico nel deposito di contanti più sicuro del Paese e di scoprire come potrebbe essere avvenuta la rapina. Lo fa aprendo e chiudendo delle finestre narrative sulla sfera privata dei protagonisti di entrambi i fronti, approfondendo e delineando profili  dei quattro personaggi principali e della controparte, l’ispettrice Leonie, ognuno con una storia complessa e motivazioni specifiche per unirsi al piano e provare a sventarlo. Un modus operandi che riporta la mente a Heat. Ciò conferisce al racconto un maggiore spessore e permette agli attori di consegnare allo spettatore delle performance tridimensionali dal coefficiente di intensità cangiante. Da segnalare in tal senso del interpretazioni di Mahmut Suvakci, dell’onnipresente Ardalan Esmaili e di Iskra Kostic, rispettivamente nei ruoli di Rami, Michel e Leonie.    

The Helicopter Heist: valutazione e conclusione

Già dal titolo si intuisce il glorioso filone d’appartenenza di questa miniserie che consigliamo caldamente di non perdere, a maggior ragione se rievoca una delle rapine più spettacolari e audaci compiute su suolo svedese. Quello firmato da Ronnie Sandahl è uno show al cardiopalma che tocca vette elevatissime di tensione nel sesto episodio, con i precedenti e i successivi che diventano occasioni per approfondire i profili e le motivazioni dei personaggi coinvolti. Il ché consente al racconto di ampliare i propri orizzonti drammaturgici ben oltre la cronaca dei fatti criminali, comprese le fasi di pianificazione, esecuzione e fuga, restituendo allo spettatore delle figure tridimensionali. In questo modo sia gli eventi narrati sul piano cronachistico e privato che i suoi protagonisti risultano ben delineati. Al resto ci pensano le mani esperte del collaudato trio a lavoro in cabina di regia, la confezione degna di nota e il nutrito cast di qualità a disposizione, nel quale spiccano le interpretazioni di Mahmut Suvakci, Ardalan Esmaili e Iskra Kostic, rispettivamente nei ruoli di Rami, Michel e Leonie.   

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

4

Tags: Netflix