Revival: recensione del film horror di Dario Germani
Con un ritmo lento il regista fa partecipare uno spettatore impietrito, e in bilico fra disgusto e curiosità per la psiche di Martin, a un viaggio sempre più sospetto.
Rivival, esce al cinema il 28 novembre 2024 il body horror diretto da Dario Germani. Un film disturbante che gioca con il concetto di fiducia (pilastro essenziale per le relazioni umane) e con la linea sottile che separa la vita dalla morte. È un’esperienza compassata in modo inquietante, che si avvale delle musiche originali di Sergio Cammariere e del trucco del candidato all’Oscar Vittorio Sodano. Il cast comprende alcuni attori internazionali: Michael Paré, Louis Mandylor (Il mio grosso grasso matrimonio greco), Yonv Joseph perfetto in questo suo ruolo (C’è ancora domani) e Nathalie Rapti Gomez.
Revival – Due ladri diventano, loro malgrado, cavie di un esperimento scientifico folle e in bilico tra vita e morte
Rich e Grant sono i due ladri in fuga di Revival. Nei boschi nascondono le armi, poi sfortunatamente si imbattono nel dottor Martin, un uomo anziano e vedovo, che li scorta fino alla sua fattoria. Qui prima vengono curati (Rich, interpretato da Louis Mandylor, ha una mano in cancrena), accuditi, nutriti, narcotizzati e allettati. Al loro risveglio sono due cavie di un esperimento “rivoluzionario” ed estremo. Il medico porta infatti i due protagonisti verso la morte (per poterli far ritornare da essa), tramite quella che è stata definita “un’alchimia” che, grazie a un siero, consente ai due non volontari per la sperimentazione clinica sull’uomo di vedere l’oltreuomo, l’altrove. Gli esperimenti di Martin (personaggio interpretato da Michael Paré) intanto uccidono persone, ma non si arrestano fino alla scena finale – sospesa – che coinvolge il personaggio di Rich e mette sottosopra i piani conoscitivi del mondo reale.
Una confezione musicale di qualità per un body horror che prova a “spiegare l’altrove”
Il film cambia registro più volte: all’inizio ha il tono del gangster movie poi per i dialoghi e le atmosfere passa al medical thriller in versione body horror che si lega con il survival metafisico. Persuade soprattutto il dottore, ma in generale tutti gli attori convincono ( il personaggio terrorizzato interpretato da Mandylor e quello più scettico affidato a Yonv Joseph). Da un po’ il regista si dedica all’horror indipendente, sebbene qui il realismo non svanisce mai, nemmeno nelle scene “al limite”. Mancano per la verità immagini memorabili, la narrazione resta sempre misurata, mentre suspense e tensione crescono sempre di più.
Revival: valutazione e conclusione
Revival ci fa scorrere nella capillarità dei suoi piani ontologici, ma non spicca per originalità tecnica o filosofica, perché nel cinema esiste una gran quantità di questi tentativi di “spiegare l’altrove”. L’impatto di questo horror però è apprezzabile, grazie anche alla colonna sonora firmata da Cammariere. Funzionano gli ingranaggi, il cast e il ritmo lento del film che, scena dopo scena, fa partecipare uno spettatore (sempre più in bilico fra disgusto e curiosità per la psiche di Martin) a un viaggio sinistro e sempre più sospetto.