Piedone – Uno sbirro a Napoli: recensione della serie TV con Salvatore Esposito
Piedone - Uno sbirro a Napoli è una vera chicca del piccolo schermo: la sfida di riportare l'irriverente poliziotto interpretato da Bud Spencer, che ora ha il volto di Salvatore Esposito, è vinta.
Portare sullo schermo una leggenda iconica come il celebre Piedone di Bud Spencer era una sfida importante, che non molti avrebbero accettato. Ma la nuova serie con distribuita da Sky Studios, in onda su Sky Cinema e in streaming su NOW a partire dal 2 dicembre 2024, è una vera chicca del piccolo schermo.
In una città che non dorme mai, dove il rumore delle strade è un’eco di storie antiche e nuove, Piedone – Uno sbirro a Napoli si impone come una rilettura moderna di un mito che ha segnato intere generazioni.
Questa serie, interpretata da Salvatore Esposito, torna a ridare vita al celebre commissario Rizzo, eroe che Bud Spencer ha reso immortale sul grande schermo. Ma Vincenzo Palmieri, l’ispettore protagonista, è un uomo che si confronta con un mondo molto diverso, un mondo più crudo e spietato, in cui la legge è spesso solo un’illusione e la giustizia una conquista quotidiana.
Palmieri e Napoli, il cuore di una serie TV divertente e originale
Palmieri arriva nella Napoli di oggi, con il suo volto segnato e l’anima segnata da un passato che non ha dimenticato. Non è il classico eroe, né il poliziotto infallibile che ci si aspetterebbe: è un uomo a metà tra la disciplina e l’irregolarità, tra il giuramento di lealtà e la tentazione di oltrepassare i confini. Esposito infonde al suo personaggio un’umanità viscerale, che traspare in ogni sguardo, in ogni parola non detta, in ogni battito di silenzio. L’ispettore Palmieri è un guerriero solitario che si muove tra le strade come un reietto, ma la sua battaglia è quella per la dignità di chi, troppo spesso, è dimenticato.
Eppure, non è solo. Al suo fianco, la commissaria Sonia Ascarelli, interpretata da Silvia D’Amico, è una forza della natura, un’ombra di rigore e determinazione. Il contrasto tra i due è palpabile: lei, che cerca la giustizia nei confini delle regole; lui, che sa che per fare la differenza bisogna essere disposti a sfidare le regole. Questa dinamica tra i due personaggi si rivela la spina dorsale della narrazione, un continuo gioco di potere e complicità che tiene lo spettatore incollato allo schermo.
Ma la vera protagonista è Napoli, la città che pulsa e si contorce come un organismo vivente. Non è solo una scenografia, ma il vero palcoscenico della storia, un luogo dove i sogni e le ombre si intrecciano in un disegno in cui il passato e il presente si fondono. I vicoli stretti e i quartieri popolari raccontano di una città che si ribella e si piega, ma che non smette mai di lottare. La bellezza cruda e la violenza intrinseca di Napoli sono presenti in ogni fotogramma, in ogni dialogo. La serie non si limita a raccontare una storia poliziesca, ma narra un affresco di contraddizioni: la nobiltà e la miseria, la speranza e la disperazione.
Il personaggio di Michele Noviello, interpretato da Fabio Balsamo, introduce un tocco di leggerezza e ironia, un contrasto che smussa gli angoli più aspri della narrazione. La sua presenza ricorda che anche nei contesti più bui c’è spazio per la gentilezza e per il sorriso. Noviello, con il suo fare impacciato e il cuore grande, è il grido che spezza il silenzio di un mondo troppo spesso abituato a dimenticare.
Piedone – Uno sbirro a Napoli: valutazione e conclusione
Piedone – Uno sbirro a Napoli è una serie che non teme di affrontare il presente con il linguaggio del passato, per raccontare che la giustizia, quella vera, è un battito che non si ferma mai. Una storia di redenzione e lotta, di tradimenti e lealtà, che ci invita a riflettere sul valore di combattere, anche quando sembra che la vittoria sia lontana. Con una narrazione potente e un cast che sa rendere giustizia ai suoi ruoli, la serie è un omaggio a una città e a un mito che non smettono di resistere.