Antonio Guerra su Napoli – New York: “Non ho mai avuto paura di non essere all’altezza”

La nostra interviste ad Antonio Guerra, uno dei due attori protagonisti di Napoli - New York, l'ultimo successo cinematografico di Gabriele Salvatores

In sala dal 21 novembre con 01 Distribution, Napoli – New York, l’ultimo lungometraggio da regista di Gabriele Salvatores, ha saputo rileggere l’immaginario di Federico Fellini e Tullio Pinelli, focalizzandosi sul racconto della crescita e la visione dolce, malinconica e talvolta spietata del mondo, attraverso gli occhi dei bambini. Abbiamo intervistato uno dei due interpreti protagonisti, Antonio Guerra, che non soltanto annovera tra le primissime esperienze d’attore questa con Salvatores, ma anche quelle con Cécile Allegra per Criature, Sydney Sibillia per Mixed by Erry e Ivan Silvestrini per Mare Fuori.

Intervista ad Antonio Guerra, giovane protagonista di Napoli – New York

Napoli – New York: intervista all’interprete protagonista Antonio Guerra

Cos’ha significato realmente per te prendere parte a questo film? Tenendo in considerazione che Salvatores è un vero e proprio maestro del cinema italiano e non solo?
È stata sicuramente una bellissima esperienza. Far parte di un film diretto da Salvatores non è cosa da tutti i giorni. Lui è un vero e proprio maestro, un gigante del cinema, ma allo stesso tempo è una persona semplice, umile, una vera e propria icona da imitare. Sicuramente per me che sono giovanissimo, da questo film ne ho tratto molta esperienza.

Quanto conoscevi del suo cinema, soprattutto in termini di rapporto con l’infanzia e più in generale con la realtà giovanile? A partire da Io non ho paura fino a Come Dio Comanda, Il ragazzo invisibile e Napoli – New York?
A dire il vero conoscevo Salvatores per la sua fama, ma come film avevo visto solo Mediterraneo insieme ai miei genitori. Sicuramente, averlo conosciuto e lavorato con lui, ha scaturito in me la curiosità di vedere tutti i suoi film. Non sono in grado di fare un termine di paragone tra Napoli New York ed altri suoi film, per quanto riguarda la realtà giovanile, ma sicuramente con quest’ultimo suo capolavoro ha sicuramente voluto puntualizzare l’attenzione su quelli che sono i sentimenti di due bambini e il loro modo di sognare e non perdere la speranza. Per i giovani di oggi è completamente diverso. Oggi si ottiene tutto e subito. Questo film vuole far luce su una realtà ben diversa dalla nostra, quella del dopoguerra, dove c’erano bambini che dovevano lavorare per ottenere quello che volevano, ma che nonostante le difficoltà non si lasciavano scoraggiare.

Ti sei sempre sentito capace di vestire i panni di Carmine, o ti è successo anche in fase di riprese di avere paura e non sentirti abbastanza per il ruolo?
Sono stato contento da subito perché Carmine mi rispecchia molto caratterialmente. Non ho mai avuto paura di non essere all’altezza, anche perché Gabriele, mi ha sempre incoraggiato ad essere me stesso e mi ha dato molta libertà di improvvisazione. Anche Pierfrancesco Favino mi ha fatto sentire a mio agio. Entrambi mi dicevano sempre di restare me stesso e di non perdere mai la mia umiltà e il rispetto per gli altri.

Napoli – New York racconta prima di tutto un grande viaggio di crescita e poi di amore. Nonostante il desiderio di ritrovare una famiglia, per Carmine tutto ciò che conta è la felicità e il sentimento puro che prova nei confronti di Celestina. Un amore così lo si vive solo al cinema o anche nella vita secondo te? Specie nell’infanzia, quando ancora si è liberi e veri?
“Il tipo di amore tra Carmine e Celestina purtroppo oggi lo si vive solo al cinema, oggi non si vedono più queste cose. I bambini di oggi si innamorano, ma non hanno quella maturità di pensare al matrimonio, alla famiglia. Ci si vive il momento senza pensare al futuro.