Jane Alexander e il dramma della morte della sorella: “Faceva parte di una pericolosa setta”

Ospite di Verissimo, l'attrice Jane Alexander ha rotto il silenzio sulla prematura scomparsa di sua sorella, svelando dettagli sconvolgenti.

In occasione dell’uscita della sua autobiografia, intitolata semplicemente Jane, l’attrice Jane Alexander è stata ospite di Verissimo, il rotocalco di Canale 5 condotto da Silvia Toffanin. Nel corso dell’intervista, l’interprete dell’iconica Lucrezia Van Necker nella storica fiction Elisa di Rivombrosa ha rotto il silenzio recente scomparsa di sua sorella May May, morta di cancro all’età di 42 anni.

Jane Alexander e il dramma della morte della sorella

Jane Alexander ha raccontato che il dramma della sorella è iniziato poco dopo la scomparsa del loro papà. “Mia sorella mi spiegò che aveva fatto un controllo al seno e le avevano trovato un nodulo. Lei mi disse di non preoccuparmi, che non era sicuramente nulla, e che non avrei dovuto dire nulla a nessuno. May frequentava in quel periodo dei gruppi d’ascolto in cui si parlava di vita e come affrontarla, e senza motivi validi litigò con tutti, prima gli amici, poi me, poi mia madre” ha raccontato l’attrice. Il suo racconto prosegue: “Non ci parlavamo da due anni, io ero molto arrabbiata. Un giorno mia madre mi chiamò e mi disse che May May stava male, pare avesse un problema ai polmoni. Risposi con la cosa più brutta che potessi dire: “Spero sia cancro”. Passarono i giorni, mamma mi disse che May era in ospedale: era cancro. Mi cadde il mondo addosso. Era colpa mia. Andai a trovarla un’ultima volta con mio figlio. Morì pochi giorni dopo a 42 anni“.

Jane Alexander ha poi svelato un aneddoto decisamente sconvolgente: “Mia sorella è finita in una setta che le ha imposto di non vederci più. Lì, l’hanno convinta a non curarsi, le dissero che sarebbe stata salvata dagli alieni e lei ci ha creduto“. L’attrice è stata onesta ad ammettere di avere un forte rimpianto: “Avrei voluto infiltrarmi, denunciare tutti, ma mi hanno detto che le sette erano molto pericolose. Non mi perdonerò mai per non aver detto a nessuno che aveva fatto quella biopsia. Lei poi mi disse che non aveva nulla e le ho creduto, ma se ne avessi parlato con qualcuno forse sarebbe ancora viva“.

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