Cent’anni di solitudine: la spiegazione del finale della prima stagione della serie Netflix

Cent’anni di solitudine è la serie Netflix tratta dal romanzo omonimo di Gabriel García Márquez. L’opera dello scrittore colombiano è considerata una delle più importanti della letteratura del Novecento e racconta l’epopea familiare dei Buendía attraverso le diverse generazioni. Il libro è intriso di misticismo e soprannaturale che l’adattamento televisivo ha saputo portare molto bene sullo schermo: le pagine di Márquez prendono quindi vita tramite le storie di José Arcadio, il capostipite della famiglia, che fonda l’immaginaria città di Macondo nel mezzo di una foresta. Il finale di Cent’anni di solitudine è enigmatico e preannuncia una seconda stagione ancora più tragica, dove il Colonello Aureliano non potrà più sfuggire al suo destino.

Cent’anni di solitudine: chi ha ucciso José Arcadio nel finale di stagione?

Nel finale della prima stagione di Cent’anni di solitudine c’è un colpo di scena: José Arcadio viene ucciso nella sua casa. Non è una sorpresa per chi, ovviamente, ha già letto il romanzo. Ma chi lo ha voluto morto? Come spiega il narratore, l’omicidio di José Arcadio rimarrà irrisolto, ed è l’unico mistero nella lunga storia dei Buendía a non avere una spiegazione. Possiamo, però, cercare di ragionare. Prima che venisse ucciso, José Arcadio andava in giro per le fattorie a reclamare i soldi che i contadini gli dovevano dare. Una delle famiglie non aveva sufficiente denaro per pagarlo poiché i loro figli erano partiti per la guerra. José Arcadio si era infastidito dalla risposta, e li aveva minacciati. Il colpevole, quindi, potrebbe essere il padre di questa famiglia che lo avrebbe ucciso per vendicarsi dell’offesa ricevuta.

Perché Aureliano attacca Macondo?

Quando Úrsula sposò suo cugino José Arcadio Buendía, la sua famiglia le fece credere che da tale incesto sarebbe nato un mostro come figlio. Questo spiega perché la giovane donna controllò che il primogenito Aureliano non avesse la coda di maiale appena nato. Fin da piccolo, il ragazzo si è dimostrato l’esatto opposto di ciò che temeva Úrsula, e ciò la convinse che la credenza della sua famiglia era solo frutto di una diceria. Diventato adulto, però, Aureliano dimostra sempre più un atteggiamento insofferente verso il partito dei Conservatori che si era insediato a Macondo. Con lo scoppio della guerra civile, il figlio di Úrsula ha maturato un sentimento di odio che lo ha portato ad attaccare la stessa città in cui era nato e cresciuto. L’ego e l’orgoglio hanno quindi spinto Aureliano a scagliarsi contro un governo che odia, mettendo a rischio la pace di tutti coloro che ama. Con questo atto criminale, Úrsula capisce che il figlio è diventato ciò che lei temeva di più: un mostro.

Cosa significano i fiori gialli in Cent’anni di solitudine?

Quando José Arcadio Buendía muore, la città di Macondo si risveglia coperta da fiori gialli caduti nella notte dal cielo. Cent’anni di solitudine è un dramma familiare, ma è anche un racconto che ha un mix di realismo e soprannaturale, e questo evento “magico” non fa eccezione. Nel mondo di Márquez, i fiori gialli rappresentano la morte, il cambiamento e la distruzione. Infatti, la morte di José Arcadio Buendía introduce l’inizio della tragedia, e subito dopo Aureliano attaccherà Macondo. Le conseguenze di ciò verranno esplorate nella seconda stagione di Cent’anni di solitudine.

Uno dei grandi temi del romanzo, che vengono poi raccontati anche nella serie Netflix, riguarda il concetto di storia, e di come essa si ripeta ciclicamente. Più nello specifico, vediamo come gli errori del passato della famiglia Buendía ricadono sul presente e finiscono per influenzare le generazioni successive. Il titolo dell’opera allude ai cent’anni che i protagonisti passano in assoluta solitudine, sia perché sono destinati a una morte dalla quale non possono fuggire, sia perché potrebbero cambiare il loro futuro, ma per qualche ragione finiscono per commettere gli stessi sbagli e soccombere alla loro fine.

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