Frasier – stagione 2: recensione della serie TV Paramount+
Una serie sottile come la carta velina, che non aggiunge molto all'originale, nonostante la bravura del cast.
Quando l’originale Frasier debuttò, nel 1993, avrebbe potuto essere solo un altro spin-off di uno show popolare che ricordava ai fan cosa si stavano perdendo. Frasier Crane (Kelsey Grammer) iniziò seduto in un bar di Boston in Cheers e decise di dare una scossa alla sua vita lasciandosi tutto alle spalle. Frasier si trasferì dall’altra parte del paese a Seattle e divenne una serie corale esilarante. Dopo undici stagioni e innumerevoli Emmy, Frasier ha lasciato la NBC nel 2004. L’anno scorso, tuttavia, è tornato su Paramount+. Proprio come aveva fatto decenni prima, Frasier ha deciso di cambiare tutto, tornando a Boston e, fatta eccezione per un’apparizione di Roz Doyle di Peri Gilpin, non riportando il cast originale: il fratello di Frasier, Niles (David Hyde Pierce), la moglie di Niles, Daphne (Jane Leeves), e suo padre, Martin (il defunto John Mahoney). Frasier, sviluppato da Chris Harris e Joe Cristalli, torna su Paramount+, con la sua seconda stagione riportando sul piccolo schermo le vicende di Frasier e della sua famiglia.
Una serie che è una riproposizione dei temi della prima stagione
Cos’era l’originale Frasier? Un ragazzo che conduceva un programma radiofonico e i cui consigli aiutavano migliaia di ascoltatori, non riusciva a mettere in ordine la propria vita, mentre il suo nevrotico fratello, Niles, trovava l’amore eterno con Daphne. È stata un’idea divertente e anche un finale di serie interessante all’epoca, con Frasier che decide di correre un rischio e di trasferirsi per amore. La prima stagione del reboot di Frasier lo ritrova di nuovo a Boston, di nuovo solo. Anche quello avrebbe potuto essere promettente, con il dottor Crane che si avvicina ai settant’anni e cerca ancora la sua anima gemella negli anni del tramonto, ma invece, la serie ci ha consegnato lo stesso ragazzo maldestro. La seconda stagione di Frasier non è diversa, con Frasier che esce con donne che non sono destinate a lui ma esistono solo per farci ridere del fallimento. C’è uno sviluppo interessante nella seconda stagione, con Frasier che incontra una barista (Patricia Heaton) che potrebbe diventare importante. Molto probabilmente sarà la solita forte passione all’inizio, seguita da una rapida rottura e dalla routine del broncio, a quel punto Frasier si innamorerà di qualcun altro. Questo è il problema generale del reboot. Non aggiunge nulla di nuovo e non ha motivo di esistere se non per la nostalgia.
La prima stagione del reboot di Frasier aveva i suoi difetti, ma era costruita su una premessa forte, con un Frasier solitario che torna a Boston per ricongiungersi con suo figlio, Frederick, la seconda sta semplicemente seguendo i movimenti della prima.
Frasier 2: è sì inevitabile che un reboot viva nell’ombra dell’originale, ma per quanto?
L’originale era una sitcom visivamente sofisticata ma che non va oltre, la stessa cosa si potrebbe dire della precedente, nonostante ci sia il regista televisivo James Burrows, non c’è niente di particolare in questa seconda stagione, pur avendo l’ambizioso obiettivo di dare nuova vita a un classico molto amato eppure qualcosa non è andato come ci si sarebbe aspettati.
È inevitabile per certi versi che un reboot viva nell’ombra dell’originale ma c’è bisogno anche di un’evoluzione. La seconda stagione di Frasier risulta comprensibilmente carente in alcuni punti. Il tono può sembrare più piatto, privo di sottili sfumature che hanno elevato anche le trame più semplici in precedenza.
Frasier 2: valutazione e conclusione
Frasier è ancora una commedia molto colta (in un episodio si cita Cyrano de Bergerac, Robert Burns, John Dryden, La Bohème e Madama Butterfly ), la sceneggiatura per certi versi resta erudita ma può bastare?
Il reboot di Frasier avrebbe potuto essere migliore ma, invece, gli spettatori hanno avuto una serie sottile come la carta velina. La serie non riesce ad aggiungere molto, nonostante la bravura e il talento del cast.