Stefano Fresi parla dei Delitti del Barlume 12 e della bellezza di “assaggiare vite”

Torna la serie ispirata ai romanzi di Marco Malvaldi, con un cast corale e affiatato. La nostra intervista a Stefano Fresi, che nella serie interpreta Beppe.

I Delitti del Barlume 12, al serie TV Sky Original che segue direttamente quanto accaduto nella stagione precedente, è in uscita su su Sky e NOW dal 13 gennaio 2025 con i soliti tre episodi annuali.
È una serie che è letteralmente cresciuta con i suoi creatori, in un lavoro di squadra composto da regista, sceneggiatori e attori in ruoli spesso interscambiabili. Abbiamo incontrato Stefano Fresi, che nella serie è Beppe, il fratellastro del Viviani (interpretato da Filippo Timi).

Intervista a Stefano Fresi, su Sky con I Delitti del Barlume 12

stefano fresi delitti del barlume cinematographe.it

Senza fare spoiler sulle tante sorprese che vedremo nei nuovi episodi, ci racconti un po’ questa nuova stagione al Barlume?
“Beh, quello che posso dire è che per quanto mi riguarda Beppe è vessatissimo da questo suocero soverchiante (il bravissimo Marco Ferreri) e mette in atto qualcosa per porre fine a queste angherie che subisce totalmente. Quindi si concentra poco sui casi polizieschi perché è troppo impegnato a risolvere la sua, di tragedia. Si ritrova un’altra volta il fratellastro in camera sua… e quindi ha delle situazioni che richiedono tutta la sua attenzione.

Tu sei arrivato ne I Delitti Del Barlume nel 2018, alla quinta stagione, e il tuo personaggio sembrava dovesse durare poco, ma sei ancora qui!
“Sai che c’è: io arrivavo in sostituzione del mio fratellastro che era impegnato con i suoi casini in Sud America, e quindi ero entrato in punta di piedi. A Beppe non gliene poteva fregare di meno di stare al bar: era un indolente e non vedeva l’ora di tornare a Roma e riprendere la sua vita. Poi però conosce la Tizi, fa amicizia con i Bimbi, torna il fratello con cui trova un nuovo equilibrio e allora si sente accolto da quella terra e decide di restare. Alla fine è diventato uno dei pilastri…”

…assolutamente, anzi è diventato uno dei pilastri insieme all’altra new entry di quella stagione, ovvero Corrado Guzzanti e Michele Di Mauro. Ma tra il 2017 e il 2018, tra a quarta e la quinta stagione, è stato proprio la serie a rinnovarsi, perché da allora le trame orizzontali sono diventati quasi preponderanti…
“Si, si, in quel periodo con la lunga serialità spesso accade di ‘ripitturare le stanze”’per dare alla casa un po’ più di luce! Esatto, comunque, nel momento in cui ti affezioni non solo ai personaggi ma soprattutto alle dinamiche dei personaggi, giustamente come rilevi tu vanno a spalmarsi su diverse puntate nel tempo. Quindi se da una parte hai una linea che è quella della puntata, il giallo o il dramma, dall’altra ci sono le storie che portano avanti ad esempio il rapporto tra me e la Tizi (interpretata da Enrica Guidi), se ci pensi sono quattro stagioni che si evolve di anno in anno, tra una puntata e l’altra. Le storie e i personaggi scavallano la puntata in sé, insomma: credo sia proprio la chiave del Barlume.

La commistione di generi è qualcosa che ti accompagna sempre, visto che sei un grande attore di cinema, tv e teatro. I tuoi ruoli non sono soltanto fissi nella commedia, perché nel tuo sguardo, nelle tue suggestioni, c’è sempre una venatura malinconica o perfino drammatica. D’altronde hai lavorato con tantissimi registi, mi vengono in mente Zanasi, Miniero, Leo, Bruno, Amendola…
“Beh, guarda, credo che la cosa più interessante dal punto di vista del mio lavoro sia quella di misurarsi anche con personalità diverse e lontane dalla tua, perché ti permettono di fare un lavoro sul personaggio. Sai, riportare sé stessi nel film accade spesso, è accaduto tanto nel neorealismo (che si è trovata la persona giusta per il ruolo), invece un attore si diverte ad allontanarsi da sé stesso, l’esperienza di fare un cattivo… magari anche un villain da fumettone, cosa che mi è capitata con La Befana vien di Notte, oppure fare un ruolo completamente drammatico, come il frate Salvatore nella serie de Il Nome Della Rosa… sono esperienze che ti fanno godere di fare questo mestiere.”

L’idea è quella di assaggiare vite, personalità, stati d’animo diversi, per accrescere il proprio bagaglio ma anche per misurarsi con cose nuove e in questo modo non rischi di essere relegato in un unico ruolo, che magari ti sta meglio addosso, invece osi andare oltre te stesso, e magari rischi anche di migliorarti, di crescere.
Per questo è un lavoro in cui non si finisce mai di imparare, di studiare, si impara da quelli più grandi e più bravi e da quelli che ti fanno anche recuperare cose che magari hai perso.
Non solo mi piace allora lavorare in tanti ruoli, ma lavorare in tante situazioni, mi piace lavorare a diversi livelli e magari fare il cortometraggio u po’ sgangherato del regista neo diplomato al Centro Sperimentale per respirare ancora quella fatica che ci vuole per tirare su le cose con i propri mezzi… che è quello che ancora il teatro ci insegna tantissimo. Per me è fondamentale.

A proposito della difficoltà e della bellezza di allontanarsi da sé stessi, invece tu cosa metti di tuo nei tuoi ruoli? Ad esempio, so che sei anche un bravo musicista e compositore, e infatti il Beppe del Barlume strimpella la chitarra…
“Se avviene, avviene inconsciamente. Nella vita ti fai un bagaglio, che è fatto non solo alle cose che ti accadono, sono anche le cose che incameri perché vedi accadere agli altri. Io non credo, ad esempio, che il ruolo di un padre possa esser fatto solo da chi ha dei figli: la cosa bella è proprio quella, cioè che attraverso ciò che osservi, attraverso l’esperienza, puoi crearti un bagaglio di cose che non conoscervi, puoi conoscere e ricreare dolori che -grazie al cielo- non hai provato, ma li hai visti! Qualunque cosa ti passa accanto è importante che ti lasci qualcosa.
E quindi sono cose che avvengono automaticamente, non vado a pescare con consapevolezza qualcosa di mio: parto dal personaggio, ecco, non da me.”

Stefano Fresi tra cinema e teatro

Prima hai parlato di teatro, ora sei in turneè…
“Si! Guarda, proprio ora ora sto passando dalle Marche alla Toscana, per lo spettacolo di stasera! Sono in turneè, si, con Dioggene, con due G, scritto e diretto da Giacomo Battiato. È un monologo in tre atti, tre quadri: nel primo, Historia De Oddi, Bifolcho, c’è un bifolco del 1260 che si trova a combattere nella battaglia di Montaperti dove Siena e Firenze si sono scontrate; nel secondo, L’attore E Il Buon Dio,  scopriamo che quello che abbiamo appena visto era uno spettacolo (nello spettacolo) messo in scena da un giovane attore che adesso è famoso e pluripremiato e sta per andare in scena con uno spettacolo nuovo, e a mezz’ora dall’inizio dello spettacolo viene mandato a quel paese da sua moglie, e quindi invece di debuttare con lo spettacolo racconta al pubblico di questa lite.

Ma mentre racconta delle accuse della moglie, si rende conto che la moglie ha ragione su tutta la linea e lui è davvero quell’uomo orribile che la donna descrive, e allora scappa via dal teatro e l’italiano forbito che ha sempre usato, recupera il suo antico romanesco e nel terzo atto, Er Cane De Via Der Fosso D’a Maijana, va a vivere nell’immondizia, da filosofo come Diogene, il filosofo greco che viveva nudo in una botte. Ovviamente tutto questo è un grande pretesto per parlare die mali del momento: di violenza di genere e violenza domestica, di guerra, della necessità di recuperare amore.

Le nuove puntate de I Delitti del Barlume sono disponibili dal l13 gennaio 2025. Stando a Stefano Fresi, lo trovate anche a teatro con Dioggene, fino a febbraio 2025.