I Delitti del Barlume – stagione 12: recensione della serie TV
Tornano tre nuovi episodi di una delle serie italiane più amate, dal 13 gennaio 2025 su Sky.
I Delitti del Barlume è una serie ispirata ai libri del ciclo Barlume di Marco Malvaldi, prodotta da Palomar e trasmessa, dal 2013, su Sky Cinema. Dal 13 gennaio 2025 sono disponibili i tre episodi della nuova, dodicesima stagione: Non È Un Paese per Bimbi, Gatte da Pelare, Sasso Carta Forbice.
Il Barlume, sul lungomare di Pineta, in Toscana, vede avvicendarsi Massimo Vivaldi (Filippo Timi), Tiziana Guazzelli detta Tizzi (Enrica Guidi), Marco “Marchino” Pardini (Paolo Cioni) e Beppe Battaglia (Stefano Fresi), di volta in volta coinvolti in misteri sui quali dovrà far luce Vittoria Fusco (Lucia Mascino), commissario di polizia, con Gianluigi Tassone (Michele Di Mauro) che diventa ben presto prima Ministro e poi Questore con la complicità del truffaldino Paolo Pasquali (Corrado Guzzanti). Insieme a loro, i “bimbi”, quattro arzilli vecchietti presenza fissa al bar: Emo Bandinelli (Alessandro Benvenuti, che ha preso il posto di Carlo Monni, ovvero Ampelio Viviani, scomparso dopo la prima stagione), Aldo Griffa (Massimo Paganelli), Gino Rimediotti (Marcello Marziali, purtroppo scomparso prima della dodicesima stagione), Pilade Del Tacca (Atos Davini).
I Delitti del Barlume e il gioco delle tre carte
I libri delle serie, editi da Sellerio, sono spesso intitolati come i giochi più famosi: la tombola, la battaglia navale, le bocce, e via dicendo. “La serie tv? Ormai non mi riguarda più”: nel 2023 è Malvaldi che lo dice, a proposito della serie Sky I Delitti del Barlume. “è diventata una farsa più che un giallo, ma ormai non mi riguarda più, è liberamente tratta dai miei romanzi. Ormai i diritti dei libri sono stati ceduti.”.
Un giudizio non proprio lusinghiero su una delle serie di successo targate Sky, che ogni anno sforna tre piccoli film ambientati nel borgo immaginario di Pineta, sulla riviera toscana. È innegabilmente vero che tra la serie e i libri il divario che esisteva all’inizio si è accentuato sempre di più, creando quasi un microcosmo quasi autonomo: ma se questo può dispiacere (o addirittura infastidire) l’autore della parte letteraria, il pubblico e la critica non sono d’accordo.
Accontenti qualcuno, scontenti qualcun altro, proprio come nel gioco delle tre carte.
Proprio per le ragioni per cui Malvaldi si dissocia: ovvero, il fatto che la serie, le storie, i personaggi, abbiano come acquistato vita autonoma e preso una strada a sé. Che poi è la cosa migliore, per una serie tv.
Perché, ad onor del vero, le prime indagini di Viviani (Timi, il protagonista) e compagnia erano rigide, anzi irrigidite dentro schermi irrimediabilmente, inevitabilmente letterari, che poco funzionavano in un racconto per immagini: ed è stato solo tra la quarta e la quinta stagione, quando i meccanismi erano ormai rodati, che la serie ha “preso il volo” rimuovendo le zavorre e raggiungendo una sua dimensione.
Se fin dall’inizio Timi era infatti accompagnato dai “bimbi” e dalla Tizi, è effettivamente dal 2018 che smette di essere al centro narrativo dell’attenzione diventando in alcuni casi addirittura marginale, mentre I Delitti del Barlume diventa una serie corale.
Indovina Chi?
Addio ad Alice Martelli (vicequestore), Vinicio Fusco (commissario), Matilde Cantini (moglie di Ampelio), e altri personaggi dei romanzi; e benvenuti invece a Gianluigi Maria Tassone, Agente Cioni e Agente Govoni, Paolo Pasquali e altri volti in tv. Dal 2017 arrivano, tra gli altri Di Mauro, Guzzanti e Fresi: una boccata d’aria fresca in una serie che rischiava il ristagno, e che invece si divincola e si trasforma. Nuovi personaggi innestano nuove dinamiche: tanto che oggi su quelle dinamiche si costruisce l’intero progetto, perchè le puntate e proprio la serie vanno avanti grazie ai personaggi.
La serie di Malvaldi si compone di nove romanzi e una raccolta di racconti: La Briscola in Cinque (2007), Il Re Dei Giochi (2010), La Carta Più Alta (2012), Il Telefono Senza Fili (2014), La Battaglia Navale (2016), A Bocce Ferme (2018), solo questi sono però diventati film. La tombola Dei Troiai, Azione Reazione, Aria di Mare, Il Capodanno Del Cinghiale, Donne con Le Pallesono invece i racconti trasposti in tv. Le altre puntate della serie sono sceneggiature originali.
I Delitti del Barlume 12: cosa succede nei nuovi episodi della serie Sky?
Non È Un Paese per Bimbi, Gatte da Pelare, Sasso Carta Forbice sono i titoli dei tre nuovi episodi, disponibili dal 13 gennaio su Sky. E diciamo subito che chi ama l’irresistibile miscela anarchica di grottesco, giallo, romanticismo della serie non resterà deluso: è dalla decima stagione (quando gli episodi stagionali sono passati dai soliti due a tre) che Roan Johnson, ovvero colui che con una terminologia mutuata dalla serialità americana potremmo chiamare lo showrunner della produzione -quindi autore delle sceneggiature, nonché firma della regia fin dalla seconda stagione che dal 2022 divide con Milena Cocozza– ha trovato la formula giusta e la replica ogni volta declinandola con le nuove storie.
Quello che è certo, è che le trame orizzontali ormai sovrastano quelle verticali, i complicati e divertenti rapporti interpersonali dei personaggi appassionano più del caso di puntata, divenuto ormai mero pretesto per portare avanti le vite degli abitanti di Pineta.
Il vice questore Tassone, Pasquali, Cioni e Govoni, la Fusco, sono gli amici, quelli che vivono lontani ma di cui non possiamo fare a meno, ogni anno, di guardare (spiare) le disavventure: e i tre nuovi film portano avanti le tante trame che ormai abitano la fittizia località marittima inventata da Malvaldi.
In Non È Un Paese per Bimbi c’è una sorta di recap delle linee narrative, con un sottofondo giallo che seve a dire addio a Marziali, scomparso nel 2023. In questo senso, è bello vedere come l’addio ad uno degli attori colonna della produzione sia all’insegna dell’allegria e del cinismo, senza indugiare su alcun sentimentalismo. Poi, in Gatte da Pelare il nostro Tassone, ovvero colui che odiamo amare, dà il meglio di sé mentre torna la villain per eccellenza della serie, Anna Rusic (Melissa Anna Bertolini), che farò girare la testa sia alla Fusco sia all’ex Ministro, mentre Viviani prende una decisione importante; nell’ultimo, Sasso Carta Forbice, si chiude la stagione in quello che forse è il miglior episodio dei tre, dove tra l’altro prende un nuovo risvolto il triangolo Massimo /Tizzi/ Beppe.
La scrittura degli episodi (di Jhonson insieme a Ottavia Madeddu, Davide Lantieri e Carlotta Massimi) è capace di essere sempre fresca e brillante, e il lavoro sugli attori è fatto ormai con il pilota automatico, anche se ogni membro del cast riesce a soffiare dentro il personaggio una vera e propria scintilla di vita.
Se la regia dei primi due episodi è di Johnson, quella del terzo è di Cocozza: sebbene, con Roan come showrunner, lo stile si sia abbastanza uniformato nel senso di trovare un giusto equilibrio tra commedia, grottesco e giallo, quando lui non c’è si nota come la mano di un’altra regista dia un ritmo diverso. Ma questa varietà, riuscendo in ogni caso a tenere coerente l’insieme, non può che fare bene alla serie.
Continuano anche i siparietti finali, che come è tradizione da sempre sfondano la quarta parete e chiudono la puntata: ma anche qua, questo dialogare dei personaggi con lo spettatore, sguardo in macchina e svelamento della finzione, è una volata metatestuale che rende sempre più preziosa la scrittura del Barlume, coraggiosa nel porgere al pubblico del prime time qualcosa di così postmoderno, divertita e divertente.
Stupisce sempre di più come gli autori riescano a camminare ancora e sempre su quel difficilissimo equilibrio che rende il Barlume una commedia corale che pian piano, tra una sghignazzata e un colpo di scena, riesce a farsi commedia umana delicata, elegante, mai banale; e come nello stesso tempo si riesca a iniettare suggestioni modernissime in maniera anarchica, fregandosene delle convenzioni seriali attuali.
Ma stupisce ancora di più l’affezione di un pubblico che non si spaventa difronte a trame lasciate in sospeso un anno prima, ma anzi è in trepidante attesa dei nuovi episodi per conoscere le evoluzioni dei protagonisti. E stupisce anche, alla fine, come I Delitti Del Barlume (e quindi i suoi autori e registi e interpreti) nonostante la fascia da prime-time su un canale in fondo generalista come Sky Uno sia sempre più anarchico, libero da ogni schema narrativo precostituito, coraggioso nel trattare sempre con il sorriso ogni argomento che tocca l’attualità e la società più vicine a noi.
I Delitti del Barlume 12: valutazione e conclusione
Appuntamento immancabile per l’inverno televisivo targato Sky, la serie di Malvaldi/Johnson ha consolidato uno stile di scrittura che unisce classicità narrativa a modernità di invenzione: gli attori si affiatano sempre di più e riescono ad essere i personaggi, senza più interpretarli, ed è così che Pineta diventa un luogo reale dove è bello ritrovarsi ogni anno.