Scissione – stagione 2: recensione della serie Apple TV+ con Adam Scott

Dal 17 gennaio su Apple TV+, la seconda stagione di Scissione alza l'asticella e brilla ancora di più, con una storia e una regia perfette.

Si torna alla Lumon Industries! A tre anni dall’uscita della prima stagione di Scissione (Severance), finalmente arrivano quelle risposte che tanto abbiamo atteso dopo i cliffhanger con cui si è chiuso il primo ciclo di episodi. Sorgono, però, nuove domande e dubbi. Creato, scritto e prodotto da Dan Erickson e diretto e prodotto da Ben Stiller, il mystery thriller drama, fantascientifico e distopico, ci riporta da Mark Scout (Adam Scott) e dal suo team nel reparto Macrodata Refinement (MDR) all’interno della Lumon Industries, in un’imprecisata epoca.

Scissione - Cinematographe.it

Tutti si sono sottoposti alla procedura medica conosciuta come “Scissione” che separa, chirurgicamente, i ricordi che riguardano la vita personale e la vita lavorativa. Si tratta di un esperimento che, ufficialmente, riguarda l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Qualcosa, però, non va… Rilasciati a cadenza settimanale, gli episodi della seconda stagione di Scissione sono disponibili in streaming su Apple TV+, dal 17 gennaio 2025.

Scissione 2: i misteri della Lumon Industries, la lotta di Mark in primo piano e dove eravamo rimasti

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Enigmatica multinazionale, la Lumon Industries e la sua natura sono al centro della seconda stagione di Scissione. Siamo di nuovo lì, nel reparto in cui si accede soltanto dal famoso ascensore in cui i dipendenti subiscono gli effetti della Scissione, ogni volta che vi entrano. Lasciano, quotidianamente, tutti i loro effetti personali nel loro armadietto, per lavorare otto ore in ufficio senza sapere nulla della loro vita personale. Almeno fino a ora… Se le aspettative per la seconda stagione erano alte, possiamo tranquillamente dire che non sono state disattese. Chi ama la distopia avrà, certamente, pane per i suoi denti.

Scissione si conferma, infatti, una delle serie più intriganti degli ultimi anni, restando fedele a se stessa. Ma cosa accade? Sappiamo che Ms. Harmony Cobel/Selvig (Patricia Arquette) è stata licenziata alla fine della prima stagione e che, per qualche momento, gli Interni hanno preso il controllo degli Esterni. È lecito, quindi, domandarsi cosa succederà d’ora in avanti in azienda. Sin da subito, capiamo che Mark non è una persona qualunque e che la Lumon Industries ha bisogno di lui, per un progetto molto importante. L’uomo ha anche scoperto che la defunta moglie Gemma – interpretata da Dichen Lachman – è, in realtà, Casey, viva e vegeta all’interno dell’azienda.

Ci sono, quindi, nuovi misteri da risolvere in una trama che si infittisce sempre di più, mentre Seth Milchick (Tramell Tillman) ora è il capo, che cerca di riorganizzare tutto. Ci sono new entry nel cast, come quella dell’italiano Stefano Carannante, nel ruolo di Dario R. Ovviamente, sono presenti Mark e i suoi amici e colleghi Dylan (Zach Cherry), Irving (John Turturro) ed Helly (Britt Lower). L’Innie Mark e l’Outie Mark – ovvero, la versione interna ed esterna di Mark – sono i veri protagonisti. Tutto mentre i pezzi si ricompongono e la Lumon tenta di riacquistare la fiducia di Mark e del team per i suoi scopi.

Il desiderio di libertà, la voglia di riappropriarsi della propria identità e la suspense

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Gli Interni – grazie all’OTC, ovvero l’Overtime Contingency Protocol – ricordano ciò che hanno visto all’esterno e sono più motivati che mai a capire cosa sta succedendo, a riavere la propria libertà e a riappropriarsi della propria identità. Rispetto alla prima stagione, questa seconda stagione dà ampio spazio agli Esterni e al loro mondo. Di fatto, passiamo molto più tempo “dall’altro lato”, con i personaggi “originali”: ad esempio, a casa della sorella e del cognato di Mark, Devon (Jen Tullock) e Ricken (Michael Chernus), ma anche negli altri piani della Lumon.

Alla fine della prima stagione, abbiamo scoperto che Helly è, in realtà, Helena Eagan, figlia dell’amministratore delegato Jame Eagan. Con un ritmo incalzante, la seconda stagione di Scissione tiene gli spettatori con il fiato sospeso, dimostrando che nulla è come sembra. Suspense e adrenalina sono protagoniste in diversi punti. Tutto questo, ovviamente, portandoci a riflettere su cosa accadrebbe se separassimo davvero i nostri ricordi, oltre che sul libero arbitrio, sull’equilibrio – appunto – tra la vita lavorativa e la vita privata, sulla lotta per la sopravvivenza e sull’importanza della nostra libertà. Libertà che potrebbe venirci strappata via senza che ce ne rendiamo conto.

Scissione 2: valutazione e conclusione

Composta da dieci episodi, la seconda stagione di Scissione è interpretata, magistralmente, da Adam Scott, Britt Lower, Patricia Arquette e il resto del cast. Tra corridoi e stanze minimaliste, la vera meraviglia la compiono Ben Stiller e Aoife McArdle alla regia, con l’uso delle luci e dei movimenti di macchina – come il carrello all’indietro – che creano dinamismo e rendono ancora di più la sensazione di un ambiente claustrofobico, inquietante e di angoscia provata dai personaggi. L’incredibile colonna sonora – di cui fa parte anche Eminence Front degli Who – contribuisce ad accrescere l’esperienza emotiva degli spettatori. La sceneggiatura minuziosa rende i nuovi archi narrativi straordinariamente interessanti, soprattutto grazie alla capacità di spargere gli indizi in un crescendo emotivo non di poco conto. Come detto, Scissione porta a riflettere su temi importanti come la libertà, l’etica della divisione tra vita personale e lavorativa e la propria identità. Già confermata per una terza stagione, Scissione vede il proprio punto di forza nella resilienza, nel coraggio dei suoi personaggi e nella distopia che affascina da sempre: questa rappresenta la concretizzazione delle nostre paure e di ciò che di negativo potrebbe verificarsi nella nostra società.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4.1

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