David Lynch era ossessionato da questo film fantasy
"Non passa giorno senza che io pensi a lui." Il film fantasy che ossessionò David Lynch e che segnò il suo cinema più di ogni altro lavoro.
Solo pochi giorni fa è arrivata la tragica notizia della scomparsa di David Lynch, il brillante regista di film come The Elephant Man e Mulholland Drive. Un autore che ha lasciato un segno indelebile su milioni di appassionati di cinema, ma che a sua volta è stato profondamente influenzato da altre opere. Tra queste spicca Il mago di Oz, uno dei film fantasy più iconici della storia del cinema. Lynch non ha mai nascosto il suo legame speciale con il classico di Victor Fleming. Durante il New York Film Festival del 2001, dichiarò: “Non passa giorno in cui non pensi a Il mago di Oz.” Un’affermazione che non era certo casuale: il film ha lasciato un’impronta indelebile nella sua immaginazione, tanto che numerosi riferimenti e omaggi a quell’opera si possono ritrovare in tutta la sua filmografia.
David Lynch e l’ossessione per Il mago di Oz
L’influenza del musical con Judy Garland è stata analizzata nel 2022 nel documentario Lynch/Oz, diretto da Alexandre O. Philippe, che esplora come il mondo onirico e surreale de Il mago di Oz abbia ispirato l’opera del regista di Velluto Blu. Philippe ha raccontato che l’idea del documentario nacque proprio da quelle dichiarazioni di Lynch del 2001. Ma non era la prima volta che il regista parlava della sua ossessione per il film: nel libro David Lynch: Interviews, il regista si sofferma sull’impatto che Il mago di Oz ha avuto su di lui e su altri grandi autori, affermando: “Il mago di Oz è un film molto potente. Suppongo che anche Martin Scorsese e John Boorman lo abbiano visto, come me, da bambini, e che abbia lasciato una forte impressione. È un’opera che è rimasta con noi per anni, e i suoi echi continuano a emergere nei nostri film. Il mago di Oz è come un sogno e ha un immenso potere emotivo.”
Lynch sottolineava anche come il film fosse in grado di trasmettere un mix unico di emozioni: “C’è una certa dose di paura in quel film, così come tante cose su cui sognare. In un certo senso, sembra vero.” Un altro elemento che lo affascinava era la complessità nascosta della storia: “La famiglia di Dorothy non erano i suoi veri genitori. È tutto molto strano. Ti fa impazzire!” Forse è proprio questa combinazione di sogno e inquietudine, di luce e ombra, che rende Il mago di Oz così vicino al mondo creativo di Lynch. In un certo senso, il capolavoro di Fleming sembra rappresentare il lato luminoso dei temi che Lynch ha esplorato per tutta la sua carriera, trasformandolo in una fonte inesauribile di ispirazione.