Takeshi Kitano presenta Broken Rage, il film “sperimentale” pensato per smartphone e streaming

Il regista Takeshi Kitano ha presentato Broken Rage, film Original di Prime Video che cerca di unire le atmosfere hard boiled dei thriller alla comicità immediata delle gag.

Chi ha avuto la fortuna di partecipare alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2024 potrebbe già esserne al corrente: il celebre regista e attore Takeshi Kitano è pronto a tornare sul piccolo schermo con il suo ultimo lungometraggio hard-boiled, Broken Rage. Prodotto da Prime Video come film Amazon Original, il titolo sarà disponibile in streaming a partire dal 13 febbraio 2024. In vista di questa distribuzione digitale, Kitano e il cast hanno preso parte mercoledì 5 febbraio a una conferenza stampa, svelando alcuni dettagli sul processo creativo che ha dato vita all’opera. 

Takeshi Kitano: il nostro incontro col regista di Broken Rage

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E in effetti, Broken Rage merita qualche approfondimento, se non altro perché lo stesso Kitano l’ha definito più volte un’opera sperimentale”. Con una durata di appena 66 minuti, titoli di coda inclusi, il film si avvicina alla classificazione di mediometraggio, un’anomalia resa ancora più evidente dalla sua struttura narrativa ciclica, che alterna registri stilistici profondamente differenti. La prima metà richiama il classico thriller d’azione poliziesco nel puro stile Kitano: yakuza, omicidi, sparatorie e una polizia brutale. La seconda, invece, rielabora gli stessi eventi, ma con un taglio profondamente parodistico, trasformandoli in una sequenza scandita da gag fisiche e visive.

Se il tocco ironico appartiene al registro autoriale di Kitano, la durata contenuta della pellicola rappresenta un fattore atipico, una peculiarità che il regista riconduce al fatto che l’opera sia stata progettata in una prospettiva televisiva. “[Il film, come genere artistico] si è sviluppato negli anni per lunghezza e stile”, ha spiegato l’autore. “Fino a oggi, il centro dell’attenzione è stato il cinema e noi ci siamo orientati pensando agli spettatori che sarebbero effettivamente andati al cinema a vedere i nostri film. Quello era l’obiettivo principale, ma la cosa si è ora spostata agli smartphone e ad altre soluzioni elettroniche, quali lo streaming. Quando siamo passati al montaggio, mi aspettavo che venisse fuori un film da due ore, due ore e mezzo. […] Se fosse stato [da proiettare] al cinema, lo avrei fatto più lungo. Avrei aggiunto cinque minuti qua, cinque minuti là, ma siccome l’ho montato immaginandomi di vedere il film nel mio soggiorno, è diventato molto corto”. 

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Takeshi Kitano è da sempre noto per il suo spirito irriverente. Affondando le radici nel mondo della commedia, è stato una delle menti dietro Takeshi’s Castle, l’iconico show in cui cento concorrenti si cimentavano in prove al limite dell’assurdo: esilaranti, estreme e, a tratti, spietatamente sadiche. Questa sua vena canzonatoria si è estesa dunque anche al mondo dei videogiochi, portandolo nel 1986 a progettare su console Nintendo Takeshi’s Challenge, un titolo volutamente criptico, punitivo e surreale. Con un simile pedigree, non sorprende che Kitano abbia scelto di dar vita a Broken Rage, un’opera filmica studiata con lucida consapevolezza per incarnare a pieno i tratti distintivi che lo hanno reso celebre. Sia quelli comici, che quelli più pulp e violenti.Ne è nato un prodotto cinematografico che, come il suo regista, va preso sul serio, ma solo fino a un certo punto. “Broken Rage non è poi così male”, concede Kitano, “forse non è eccellente, ma allo stesso tempo non credo sia un film per cui la gente si pentirà di aver pagato per andarlo a vedere, per così dire”. Difficile non notare la pungente ironia del caso: essendo distribuito via streaming, la visione del film è accessibile gratuitamente a tutti coloro che sono abbonati al servizio Prime Video. E per quanto riguarda l’accoglienza al Festival di Venezia? “Per andare sull’isola che ospitava il festival ho preso la barca e, in quell’occasione, ho sbattuto la testa contro il motoscafo. […] Non ho memoria di ciò che è successo lì. […] Le persone dicono che l’accoglienza sia stata ottima, ma non ne ho memoria. È molto imbarazzante”.

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Fonte: Conferenza stampa.