Tornando a Est: recensione del film, sequel di Est – Dittatura Last Minute

I protagonisti di Tornando a Est sfidano l'ignoto e fanno di tutto per rendere quel viaggio ciò che due anni prima avevano tentato di portare a termine.

Tornando a Est, diretto da Antonio Pisu, è l’inaspettato sequel di Est – Dittatura Last Minute, un secondo capitolo del quale si aveva davvero bisogno. Al cinema dal 13 febbraio 2025, Tornando a Est vede nel cast Lodo Guenzi, Matteo Gatta e Jacopo Costantini che tornano a interpretare i loro Rice, Pago e Bibi di Cesena, con aggiunte come Caterina Gabanella e un memorabile Cesare Bocci nei panni di un villain sui generis. Tornando a Est, che riprende lo stile e il tono retrò del primo film è ambientato nel 1991, a due anni di distanza dal primo Est – Dittatura Last Minute, con molte cose che sono cambiate e tante altre che aspettano solo l’occasione per poter cambiare davvero.

Tornando a Est destinazione Sofia, Bulgaria

Tornando a Est - cinematographe.it

Un viaggio e un amore mai accertato porta i tre amici questa volta in Bulgaria, a Sofia, consapevoli che aspettativa e realtà raramente combaciano. L’Europa di Tornando a Est è indubbiamente diversa, più liberale, più progressista e sicuramente più aperta a quel fenomeno di integrazione e globalizzazione che caratterizzerà poi gli anni ’90. Maggiore cambiamento, ripreso più volte, la caduta del Muro di Berlino, la fine della dittatura. Così come i fattori esterni, anche l’interiorità dei protagonisti è cambiata, in particolare è il personaggio di Lodo Guenzi a sentire il peso di ciò che due anni prima si è trasformata nella più amara consapevolezza e in un processo di crescita obbligato. Anche la figura di Pago non ha mai dimenticato quel viaggio e la sua aspirazione è ben chiara, ma difficile da realizzare.

Ecco che se per il personaggio di Bibi andare a Sofia ha un motivo effettivo e chiaro, per gli altri due diventa pian piano solo un pretesto, un qualcosa che era dentro di loro  e che aveva bisogno di un motivo per produrre una reazione. In parte naif come il primo, ma più introspettivo, dove viene ripresa la struttura e il mix di generi, con un finale che conferma un secondo come ultimo capitolo. Tornando a Est ha così un tono che appare quasi antico e storico, che dà un senso più intellettuale a quel percorso a ostacoli, a tappe di percezione e sensibilità che ognuno dei protagonisti compie, in particolare le figure di Pago e Rice, tra aspirazioni e paure, così come un dialogo che li vede contrapposti e forse fin troppo sinceri l’uno con l’altro. L’inizio dell’inevitabile fine della giovinezza, la totale entrata nell’età adulta.

Una generazione ben definita

Tornando a Est

Maggiore merito di Tornando a Est va nuovamente nel saper combinare una recitazione naturale, fatta di semplicità e spontaneità, con gli espedienti comici e una narrazione che questa volta si sposta sul crime e l’action, che mai lascia da parte dolcezza e ilarità, arricchendo il tutto con un pizzico di nostalgia. Quello che la generazione anni ’80 e ’90 ha per quel periodo in cui si viveva e c’era qualcosa che non esiste più, che tra ricordo e memoria riguarda tecnologia, abitudini e rapporti umani. I tre ragazzi di Cesena sono pronti a vedere qualcosa che era lontano dalla loro immaginazione, a ritrovarsi in un Paese nuovo dove solo lo spirito d’avventura e iniziativa permetteva di sopravvivere. Il quarto lungometraggio di Antonio Pisu funziona e conclude un cerchio, dimostrando anche il potere salvifico del cinema.

Tornando a Est: valutazione e conclusione

Tornando a Est

I protagonisti di Tornando a Est sfidano l’ignoto e fanno di tutto per rendere quel viaggio ciò che due anni prima avevano tentato di portare a termine. Il rendersi conto di una realtà lontana e non del tutto compresa. Se l’arrivo in Bulgaria si tinge di componenti del thriller che non sempre convincono, non è la verosimiglianza a risentirne, ma più forse un dettaglio narrativo del quale non c’era bisogno, che impreziosisce, ma che diventa mezzo per andare oltre quello che era stato il primo Est – Dittatura Last Minute. Con una colonna sonora che, come chi ha visto il  primo film si aspettava, torna a raccontare l’Italia con canzoni eterne come Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri e con brani iconici come E ti vengo a cercare di Franco Battiato, ad Antonio Pisu va il pregio di un’altra trovata davvero geniale che rimanda alle prime serie tv italiane, quando si chiamavano ancora telefilm, e quando il successo si percepiva anche all’estero, dove si aspettavano le puntate tradotte che spesso tardavano ad arrivare. Una delle situazioni e dei momenti più divertenti del film e che, a quanto pare, è molto più attinente alla realtà di quanto sembri.

Leggi anche FolleMente: recensione del film di Paolo Genovese

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.3