Zero Day: recensione della miniserie Netflix con Robert De Niro

La recensione dello show thriller politico che segna il debutto nella serialità di Robert De Niro. Dal 20 febbraio 2025 su Netflix.

Artisticamente e professionalmente parlando c’è sempre una prima volta per tutti, anche se ti chiami Robert De Niro e hai una filmografia chilometrica alle spalle. Eppure nella carriera del versatile e prolifico ottantaduenne attore newyorchese, due volte premio Oscar e noto per le sue interpretazioni in film iconici, qualcosa mancava all’appello. Quel qualcosa nel suo caso è la serialità. Del resto non è mai troppo tardi per fare esperienze nuove e confrontarsi con qualcosa mai provato in precedenza. L’occasione giusta è arrivata con il ruolo da protagonista nella miniserie in sei episodi (della durata variabile dai 43 ai 53 minuti) dal titolo Zero Day, disponibile dal 20 febbraio 2025 su Netflix.

In Zero Day, Robert De Niro veste i panni di un ex Presidente degli Stati Uniti chiamato a salvare il Paese da un devastante attacco informatico

Zero Day cinematographe.it

L’onore  e la responsabilità di dirigere De Niro in quella che è strano a dirsi la sua prima serie è toccato alla veterana ed esperta regista texana Lesli Linka Glatter, che dal canto suo ne ha saputo sfruttare al meglio la potenza di fuoco, facendo della performance dell’attore statunitense un valore aggiunto e la punta di diamante di un già notevolissimo cast, nel quale figurano nomi del calibro di Lizzy Caplan, Jesse Plemons, Joan Allen, Connie Britton, Angela Bassett e Matthew Modine. E De Niro, forse stimolato dalla possibilità di misurarsi con un progetto e un personaggio calibrati sulla lunga distanza, oltre che di qualità come vedremo, ha risposto da grandissimo performer e cavallo di razza qual è con un’interpretazione di altissimo livello, dimostrando ancora una volta la sua capacità di reinventarsi e di affrontare ruoli sempre più complessi. In Zero Day veste i panni di George Mullen, un ex presidente degli Stati Uniti che, dopo essersi ritirato dalla scena pubblica a seguito di una tragedia personale, la morte del figlio, viene richiamato in servizio per indagare su un attacco informatico di dimensioni catastrofiche. Il Paese è nel caos e la sicurezza nazionale è compromessa, mentre il protagonista si trova a dover navigare tra crisi politiche, segreti di Stato e la sua stessa vulnerabilità emotiva. Man mano che l’indagine procede, emergono inquietanti rivelazioni che mettono in dubbio tutto ciò che Mullen credeva di sapere, costringendolo a fronteggiare le proprie convinzioni e a decidere fino a che punto è disposto a spingersi per proteggere la democrazia americana.

Agli sceneggiatori va riconosciuto il merito di aver creato uno show di grande impatto, ritmo incalzante e forte tensione

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Il titolo Zero Day fa riferimento proprio alla vulnerabilità informatica contenuta in un programma che non è nota neppure a chi lo ha sviluppato, che nello show porta a scenari devastanti con conseguenze ancora più serie, a cominciare da dei black-out che generano un catena di incidenti nei quali perdona la vita migliaia di cittadini. Il panico regna dunque sovrano e tutti brancolano nel buio su chi siano i responsabili di questo attacco hacker che ha letteralmente annichilito gli Stati Uniti. Serve quindi una leadership solida per scoprire la verità e ristabilire l’ordine. Mullen è l’uomo giusto al momento giusto, ma dovrà fare i conti con una vera e propria cospirazione che metterà a dura prova lui e la nazione che è stato chiamato a difendere da un attacco su larga scala. Per dare forma e sostanza a questo magma incandescente, che è alla base di quella che consideriamo una delle migliori serie paranoid conspiracy thriller degli ultimi anni, c’è voluto un’equipe di sceneggiatori ed esperti di giornalismo investigativo di alto profilo. Il risultato infatti si inserisce alla perfezione nel filone del thriller politico contemporaneo, seguendo le orme di operazioni di successo come House of Cards e The West Wing. Agli showrunner  Eric Newman, Noah Oppenheim e Michael Schmidt va riconosciuto il merito di aver creato uno show di grande impatto, ritmo incalzante e forte tensione, dall’architettura narrativa e drammaturgica solida e coesa che bilancia azione e thriller, in cui si aprono spazi per riflettere su complottismo e disinformazione. Questi sono solo due degli argomenti dal peso specifico rilevante chiamati in causa in Zero Day, con gli autori che hanno poi allargato gli orizzonti della linea orizzontale del racconto allo spinoso e complesso tema del terrorismo informatico, sollevando riflessioni sul mondo della finanza, della politica e dei mezzi usati da quest’ultimo per risolvere conflitti e situazioni di emergenza.  

Quello che Zero Day porta sullo schermo è uno spaccato americano inquietante e realistico, che accende i riflettori sull’oggi e sui rischi del presente

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Zero Day è sì un racconto fantapolitico, ma lo scenario che porta sullo schermo è tutt’altro che inverosimile, improbabile e lontano dalla realtà. Quello che si materializza sulla timeline è uno spaccato americano inquietante e realistico, che accende i riflettori sull’oggi e sui rischi del presente. Un presente sempre più minaccioso e malato nel quale è facile rispecchiarsi, la cui visione spaventa perché con toni apocalittici e terrificanti sembra volerci mostrare la catastrofe alla quale stiamo andando incontro. Ed è in questo scenario che gli sceneggiatori e la regista hanno impiantato il seme di una vicenda coinvolgente e dalla tensione crescente, che non lascia al fruitore il tempo di rifiatare grazie a una linea mistery molto intrigante, piena zeppa di depistaggi, false piste, doppi giochi, indizi, capovolgimenti di fronte, specchietti delle allodole e colpi di scena. Il tutto messo in quadro con un approccio cinematografico nella resa e nello stile che rendono la confezione qualitativamente al di sopra della media delle serie in circolazione. Merito non solo della regia, ma anche della fotografia e del montaggio.

Zero Day: valutazione e conclusione

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La prima volta di Robert De Niro in una serie televisiva non poteva non essere un colpo al cuore. Quello che abbiamo provato nel vedere uno show che oltre alla sua grandissima interpretazione nei panni di un ex Presidente degli Stati Uniti chiamato a risollevare le sorti di un Paese finito in ginocchio a causa di un attacco hacker che lo ha annichilito. Gli autori hanno dato vita a un thriller politico di grande attualità, che esplora il potere delle informazioni e il loro impatto sulla democrazia, ma anche i rischi concreti del terrorismo informatico. Un crescendo di tensione destinata e implodere in una miniserie che lascia il segno anche dal punto di vista tecnico, con una confezione dall’approccio fortemente cinematografico.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.3