Lost, ecco come l’episodio più odiato ha segretamente salvato la serie
Uno dei peggiori episodi della serie ha probabilmente risollevato il destino del progetto firmato Lindelof e Cuse.
La serie televisiva Lost ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama televisivo, sia per la sua narrazione avvincente che per i dibattiti accesi tra i fan. Uno degli episodi più discussi è Stranger in a Strange Land della terza stagione, spesso considerato il punto più basso della serie. Tuttavia, questo episodio ha giocato un ruolo cruciale nel plasmare il destino dello show.
L’episodio più criticato di Lost

Stranger in a Strange Land, nono episodio della terza stagione, si concentra sul personaggio di Jack Shephard e sul significato del suo tatuaggio, introducendo flashback ambientati in Thailandia volti a spiegare l’origine di uno dei tanti misteri della serie cult. L’episodio, come accennavamo, è stato però pesantemente criticato per la sua trama (ritenuta irrilevante) e per aver distolto l’attenzione dalla narrazione principale. Anche Damon Lindelof e Carlton Cuse, co-creatori della serie, hanno riconosciuto le carenze dell’episodio, affermando però che esso ha rappresentato anche un punto di svolta per le dinamiche produttive della serie.
La svolta necessaria e un finale pianificato
Le critiche ricevute da questo episodio hanno spinto gli autori a riflettere sulla direzione della serie. Inizialmente, Lost era concepito come una serie senza una fine prestabilita, con il rischio di trascinarsi indefinitamente. Le reazioni negative hanno indotto Lindelof, Cuse e il team creativo a riconsiderare questa strategia, portandoli a negoziare con la rete televisiva una conclusione definitiva per lo show.
Grazie a queste discussioni, è stato deciso di concludere Lost dopo sei stagioni, permettendo agli autori di sviluppare una trama più coesa e mirata. Sebbene il finale della serie abbia suscitato opinioni contrastanti tra i fan, la decisione di stabilire una conclusione ha evitato il rischio di una narrazione prolungata e dispersiva, garantendo una chiusura più soddisfacente rispetto a quanto sarebbe potuto accadere senza una pianificazione precisa.
Nel 2009, in un’intervista con il critico Alan Sepinwall, Damon Lindelof ha infatti rivelato che Stranger in Strange Land ha reso possibile aprire una nuova discussione con la produzione. Quando la rete chiese infatti cosa avrebbero fatto con una data di chiusura prestabilita, i co-creatori risposero: “Se ci date una fine, vi diremo esattamente dove stiamo andando“. Il resto è storia.
Leggi anche Lost, Evangeline Lilly attacca la sceneggiatura: “Volevo andarmene”