Zero Day: spiegazione del finale della serie Netflix con Robert De Niro e cosa c’è di vero

Zero Day racconta un attacco informatico che minaccia la sicurezza internazionale, invitando a riflettere. Attenzione agli SPOILER!

Ogni dittatore che è salito al potere ha sempre detto che sarebbe stato temporaneo e sai cos’è rimasto, alla fine? Cimiteri e rovine, ogni singola volta”. Diretta da Lesli Linka Glatter e creata da Noah Oppenheimer, Eric Newman e Michael Schmidt, Zero Day è la serie Netflix con Robert De Niro che sta facendo molto parlare di sé. Il motivo? È semplice: è un thriller politico, che non si discosta poi molto dalla realtà e vede al centro lo Zero Day, ovvero una vulnerabilità legata alla sicurezza informatica.

Zero Day - Cinematographe.it

Finzione? Non del tutto, dato che lo Zero Day rappresenta una minaccia seria. Come detto, la trama della serie Netflix è incentrata su un attacco informatico globale a cui deve far fronte l’ex-Presidente degli Stati Uniti, George Mullen (Robert De Niro). Disponibile in streaming su Netflix dal 20 febbraio 2025, Zero Day ci accompagna per sei episodi che raccontano del cyber-attacco che colpisce gli USA. Da questo punto in poi, attenzione agli spoiler!

Come finisce la prima stagione di Zero Day: il cyber-attacco, il complotto e Proteus

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Ex-Presidente degli USA, George Mullen viene reclutato dalla Presidente Evelyn Mitchell (Angela Bassett) per guidare quella che è una commissione speciale che, con potere assoluto, deve far fronte a una crisi mai avvenuta prima. Si tratta, per l’appunto, di un terribile attacco informatico che ha provocato la morte di oltre 4mila persone. Inizialmente, la cosa più semplice è quella di pensare che si tratti di un attacco proveniente dalla Russia, ma le cose non stanno così.

Quello che Mullen scopre è qualcosa di inquietante, mentre ci sono persone che lo pugnalano alle spalle e l’ostilità dell’opinione pubblica avanza (soprattutto a causa di fake news, complottisti e influencer che parlano senza sosta di cose che non sanno). La figlia di Mullen, la deputata Alex (Lizzy Caplan), ha il compito di vigilare su quello che fa la commissione, ritenuta da lei e da altri fascista. Padre e figlia non hanno un buon rapporto, soprattutto dopo il suicidio – o overdose accidentale come crede George – del figlio/fratello. Come se ciò non bastasse, l’uomo soffre di allucinazioni che, inizialmente, si crede possano essere causate da una malattia o dai farmaci che assume. La sua sanità mentale, però, non c’entra…

Tutto, per l’appunto, ha inizio quando un attacco hacker colpisce tutti i sistemi informatici – davvero tutti – del Paese, provocando morti, paura e panico (più che giustificato!). Il cyber-attacco, ovviamente, può essere il primo di molti e occorre fare di tutto per fermarlo. Un’altra minaccia è quella rappresentata da Proteus, ovvero l’arma chimica che colpisce Mullen, provocandogli a distanza – ed è questa la cosa ancora più spaventosa – allucinazioni e rendendogli, di fatto, molto difficile lavorare.

Omicidi, tradimenti, lo scopo e la verità a qualunque costo

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Per evitare il peggio, George Mullen si trova costretto ad agire tra legalità e illegalità nella speranza di salvare delle vite innocenti. La pista della Russia si rivela, ben presto, infondata e questo nonostante c’è chi spinga verso tale direzione (perché si tratterebbe della risposta più semplice da dare, che vedrebbe tutti gli americani uniti contro un unico nemico). Ma non è così e chi vuole svelare alcuni dei segreti oscuri viene persino ucciso, come Roger Carlson (Jesse Lon Plemons) la cui morte viene fatta passare per suicidio.

Ben presto, quindi, Mullen e i suoi iniziano a capire che l’attacco arriva da dentro. Durante il sesto episodio, scopriamo che ad aver causato l’attacco sono stati i membri del Congresso di entrambi gli schieramenti politici. Il tutto insieme all’esperta di tecnologia Monica Kidder (Gaby Hoffmann), al finanziatore Robert Lydon (Clark Gregg) e con a capo il Presidente della Camera Richard Dreyer (Matthew Modine). A essere coinvolta è anche l’insospettabile figlia di Mullen, Alex che, però, in lacrime sostiene che non sapeva che ci sarebbero state delle vittime. Kidder viene anche ritrovata morta nella sua cella: suicidio o omicidio? Il mistero resta.
Lo scopo dei membri del Congresso era quello di unire – in modo folle – il Paese ormai diviso, così da vedere anche i due schieramenti uniti dalla lotta a una minaccia comune e usando la paura per dominare l’opinione pubblica. L’obiettivo, insomma, era quello di una nuova America, una rinascita. L’attacco hacker è avvenuto tramite le app di Monica Kidder, praticamente presenti sull’80% dei dispositivi del mondo. La scelta di Mullen è – a sorpresa – quella di dire tutta la verità, costi quel che costi. Alex lascia al padre una lettera, dove gli parla dell’intenzione di costituirsi e fa i nomi di alcune delle persone coinvolte. George legge la lettera della figlia, denunciando la corruzione del Governo e facendo la cosa giusta. Questo, però, gli costa la famiglia: un figlio già morto, ora una figlia in carcere e una moglie, Sheila (Joan Allen), che lo lascia perché pensava che lui avrebbe protetto la figlia. “Scegliere di fare la cosa giusta è un’occasione per salvare il Paese”, dice Mullen. La commissione Zero Day finisce, ma le indagini sui traditori proseguono e questo non esclude del tutto la possibilità di una seconda stagione.

Uno Zero Day può accadere nella vita reale? Proteus esiste?

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Il termine Zero Day sta a significare il primo giorno dopo un attacco informatico, la cui vulnerabilità si manifesta improvvisamente senza che nessuno se ne accorga e possa fermarlo. Un attacco Zero Day potrebbe davvero verificarsi nel mondo reale, rendendo tutti i dispositivi tecnologici fuori uso. Più che mai, oggi dipendiamo dalle nostre identità digitali, dal mondo digitale e se i sistemi di comunicazione di tutto il mondo venissero interrotti anche per pochi minuti, sarebbe il disastro (pensiamo anche semplicemente a ospedali, sistemi di trasporto e banche). Siamo vulnerabili. Uno degli attacchi simili più recenti è stato, ad esempio, quello di Stuxnet, un malware che nel 2010 sabotò un impianto nucleare in Iran prima e in Russia poi.

C’è stato, in seguito, il caso del ransomware WannaCry nel 2017, ma la lista continua. Insomma, Zero Day può essere reale. E qualcosa come Proteus? Non esiste una tecnologia esattamente come quella mostrata nella serie Netflix, che controlla la mente a distanza provocando allucinazioni. Ci sono, però, alcune tecnologie simili come quelle di manipolazione neurale o di controllo remoto del comportamento. Distopia quindi, ma non troppo! Ciò che è certo è che Zero Day offre più di uno spunto per riflettere su moralità, scienza, tecnologia, integrità e politica, ricordandoci che alcuni dei peggiori eventi nella storia sono avvenuti promettendo di rendere il mondo un posto migliore.

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