I ragazzi della Nickel: recensione del film Prime Video
Recensione dell’adattamento cinematografico che RaMell Ross ha realizzato dal bestseller omonimo di Colson Whitehead. Dal 27 febbraio 2025 su Prime Video.
Logiche di mercato non sempre chiare, dietro le quali si celano strategie a volte incomprensibili, hanno voluto che un film come I ragazzi della Nickel approdasse direttamente in streaming senza passare nelle sale italiane, salvo una presentazione alla 22esima edizione di Alice nella Città. Se oltreoceano è uscito nei cinema statunitensi lo scorso ottobre, a due mesi circa dalle anteprime festivalierie a Telluride, New York e Roma, per l’opera seconda di RaMell Ross invece sugli schermi nostrani non c’è stato spazio. Il comparto audiovisivo di Jeff Bezos ha scelto infatti di distribuirlo in Paesi come il nostro direttamente su Prime Video a partire dal 27 febbraio 2025. Stesso identico destino che il broadcaster a stelle e strisce ha riservato pure ad altri Original di grande richiamo, rilasciati sulla piattaforma nelle settimane precedenti, ossia The Order di Justin Kurzel e Broken Rage di Takeshi “Beat” Kitano. Questo non significa che queste pellicole non meritassero la visibilità sul grande schermo, al contrario, ma le strategie degli aventi diritto evidentemente vanno in direzione opposta e contraria.
I ragazzi della Nickel avrebbe merito la visione sul grande schermo, ma i vertici di Prime Video hanno deciso di distribuirlo direttamente in streaming
Nello specifico de I ragazzi della Nickel, dopo averlo visto e apprezzato, siamo ancora più convinti che la scelta presa dalla dirigenza del colosso audiovisivo sia stata errata rispetto a quelle che potevano essere e sono le potenzialità di un film a nostro modesto parere (che poi sembra rispecchiare quello di molti addetti ai lavori e spettatori) con tutte le carte in regola per guadagnarsi la suddetta modalità di fruizione. Se alle indubbie qualità artistiche e tecniche che andrebbe più avanti a mettere in evidenza si vanno ad aggiungere i punti di forza in dotazione all’opera in questione, il torto fatto è ancora più evidente e al contempo commercialmente poco lungimirante. Da una parte avevi da spendere il potenziale ritorno legato al background e ai contenuti della pellicola, il cui titolo riporta automaticamente al romanzo omonimo dello scrittore statunitense Colson Whitehead, pubblicato nel 2019 e premiato con il Premio Pulitzer per la narrativa l’anno seguente, del quale il film è l’adattamento cinematografico. Adattamento tra l’altro candidato a due premi Oscar, tra cui proprio quello per la migliore sceneggiatura non originale, scritta a quatto mani da Ross e Joslyn Barnes. Dall’altra c’è poi l’opportunità offerta dai contenuti e dalla vicenda narrata per scavare e rievocare una delle tante pagine oscure della storia americana, le cui ferite sono ancora aperte e sanguinanti nella memoria.
Una storia liberamente ispirata a fatti realmente accaduti nell’istituto di correzione Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, in Florida
La Nickel Academy che compare nel titolo del libro prima e della trasposizione poi è infatti lo pseudonimo di una scuola-riformatorio per soli maschi realmente esistita. Si tratta dell’istituto di correzione Arthur G. Dozier School for Boys di Marianna, in Florida, noto per essere stato, per più di un secolo, il teatro di scene raccapriccianti, abusi, torture e stupri nei confronti di minori in gran parte afroamericani incarcerati, allo scopo di “rieducarli” alla disciplina della società civile. La matrice letteraria e la pellicola che ne è stata tratta sono dunque liberamente ispirate a fatti realmente accaduti in quei luoghi degli orrori. Ross e il suo co-sceneggiatore hanno tradotto in immagini e parole il lavoro di scrittura di Whitehead. Come lo scrittore hanno mescolato sapientemente l’artificio e l’immaginifico con la verità, facendole diventare un tutt’uno narrativo e drammaturgico. Lo si è fatto riavvolgendo le lancette sino al 1962, anno in cui il giovane e ambizioso studente afroamericano Elwood Curtis è vittima di un episodio di discriminazione razziale quando viene ingiustamente accusato del furto di una macchina e mandato in un riformatorio maschile, il terribile Nickel Academy, del tutto simile a un carcere di massima sicurezza. Un luogo regolamentato dalla corruzione e dalla violenza. Lì fa amicizia con Jack Turner, un adolescente che lo aiuta a sopravvivere alla segregazione, agli abusi e ai maltrattamenti. Nonostante le condizioni estreme, Elwood continua ad avere fiducia nella vita e negli esseri umani, nella speranza che un giorno i suoi diritti vengano riconosciuti. Chi ha letto il romanzo è già a conoscenza di quale sarà il destino di quei due ragazzi, ma credeteci quando vi diciamo che le due ore e passa della trasposizione cinematografica è tempo ben speso.
Un’opera attuale e dal peso specifico rilevate, vuoi per quello che racconta, per come lo racconta su più piani temporali e per le emozioni forti che riesce a trasmettere
Esempio di cinema impegnato, quella di Ross è una pellicola che racconta le ingiustizie del passato per riflettere su un presente ancora avvelenato da odio e razzismo. Ed è su quest’ultimo, radicato e istituzionalizzato, che parla e riflette il suo film, come era stato a suo tempo anche per i pluridecorati Moonlight e Se la strada potesse parlare di Barry Jenkins, oppure Selma – La strada per la libertà di Ava DuVernay, Detroit di Kathryn Bigelow e dalla prima stagione di Them. La narrazione alterna infatti passato e presente per evidenziare come i traumi del passato abbiano conseguenze anche nelle generazioni successive, sottolineando l’importanza di ricordare e raccontare queste storie per evitare che si ripetano. Il ché rende e fa de I ragazzi della Nickel un’opera attuale e dal peso specifico rilevate, vuoi per quello che racconta, per come lo racconta su più piani temporali e per le emozioni forti che riesce a trasmettere al pubblico senza calcare la mano e spettacolarizzare il dolore e la sofferenza provate dai personaggi (vedi le scene della punizione corporea notturna nella “casetta bianca” o della cabina sudatoria nel sottotetto catramato), qui interpretati con la giusta temperatura e intensità da tutti coloro che sono stati chiamati a vestirne i panni nei diversi periodi anagrafici, a cominciare dai bravissimi Ethan Herisse e Brandon Wilson.
I ragazzi della Nickel offre un’esperienza immersiva e totalizzante attraverso gli occhi dei protagonisti
Il tutto prende forma e sostanza in una vera e propria esperienza immersiva, a tratti sconvolgente, come era stato a suo tempo seguendo altri meccanismi tecnici per Il figlio di Saul, anch’esso incorniciato in un funzionale 4:3 che mediante le proporzioni del formato limitano lo sguardo del fruitore e fugano la spettacolarità delle immagini, rimarcando ulteriormente la centralità e il punto di vista dei protagonisti. La scelta di Ross, direttore della fotografia qui alla sua seconda esperienza da regista dopo Hale County This Morning, This Evening (2018), di girare tutto il film in soggettiva e semi-soggettiva è perfetta per prova a mettersi nei panni di quei ragazzi costretti a subire ogni sorta di torti, soprusi e ingiustizie. La suddetta modalità è sicuramente un motivo di interesse nei confronti della confezione, capace di farsi portatrice impattante e coinvolgente di un’opera che lascia il segno non solo sul piano dei contenuti e delle emozioni, ma anche da quello visivo e formale. A tal riguardo, ci sembra una grossa mancanza il fatto che i membri dell’Academy non ne abbiano tenuto conto nel momento in cui hanno scelto la cinquina per il miglior regista.
I ragazzi della Nickel: valutazione e conclusione
La seconda regia del direttore della fotografia RaMell Ross è un’esperienza totalizzante sia sul piano dei contenuti che delle emozioni. I ragazzi della Nickel, trasposizione dell’omonimo romanzo di Colson Whitehead, è un film che tocca tematiche dal peso specifico rilevante, rievocando fatti realmente accaduti. Un’opera che lascia il segno e che non può lasciare indifferente, anche per il modo scelto per portare sullo schermo una storia e dei personaggi di forte impatto.